Pochissimi ne parlano, ma lo "Sportello dei Diritti" ha continuato fin
dall'inizio dell'estate appena passata a diffondere i dati relativi
alla pericolosa diffusione di un virus conosciuto come "Febbre del
Nilo occidentale" che anche il centro europeo per la prevenzione delle
malattie e controllo (ECDC) ha tenuto sotto stretto monitoraggio.
Stavolta il campanello d'allarme è suonato anche a Matera e a Udine.
Nei giorni scorsi il virus West Nile Virus ha fatto la sua comparsa
anche in queste due province dove, come è noto, abbondano piantagioni
e allevamenti.
Sono, quindi, 50 sino alla data di oggi, i casi registrati in Italia
tra il 15 giugno e il 31 ottobre, di malattia neuroinvasiva da West
Nile virus, verificati in particolare in quattro regioni: Sardegna,
Veneto, Friuli-Venezia-Giulia e Basilicata.
Questi sono i dati ufficiali confermati dal servizio di sorveglianza
del Centro nazionale di epidemiologia e dell'Istituto superiore di
sanità. Il 55% dei casi riguarda uomini con un'età media di 64 anni.
Per quanto riguarda la distribuzione per province sono così di seguito
suddivise:
Gorizia alla data del 27/09/2012 segnalato 1 caso confermato su 142461 abitanti
Matera alla data del 31/10/2012 segnalato 1 caso confermato 1 203770
Oristano alla data del 19/09/2012 segnalati 2 casi confermati su
167295 abitanti
Padova alla data del 04/10/2012 segnalato1 caso ancora non confermato
su 920903 abitanti
Pordenone alla data del 27/09/2012 segnalato 2 caso confermato su
312359 abitanti
Treviso alla data del 31/08/2012 segnalati 7 casi confermati 6 su
879408 abitanti
Udine alla data del 31/10/2012 segnalato 1 caso confermato 1 539723
Venezia alla data del 07/08/2012 su 33 casi confermati 24 su 853787 abitanti
Vicenza alla data del 07/09/2012 segnalati 2 confermati 2 su 861768 abitanti
Per l'Unione Europea, invece sono 214 complessivamente i casi
confermati ad oggi e 489 i casi registrati nei paesi limitrofi.
Sette nuovi casi di febbre del Nilo occidentale sono stati segnalati
nell'UE e 28 nel suo vicinato durante la scorsa settimana.
Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", poiché
gli esperti ritengono che il collegamento fra il ciclo rurale e quello
domestico è determinato da alcune zanzare della macchia che potrebbero
penetrare negli ambienti domestici infettando il pollame o altri
animali d'allevamento e da compagnia, i quali poi potrebbero essere
punti da zanzare nella fase della viremia, si raccomanda di evitare,
in zone a rischio, il contatto con animali deceduti e di prevenire la
proliferazione delle zanzare limitando le superfici umide tra le
quali, rende bene l'idea, il classico esempio del sottovaso sempre
pieno d'acqua.
È evidente, inoltre, che ai primi sintomi, bisogna rivolgersi al
proprio medico di famiglia. Si ricorda, a tal proposito che gli indici
segnalati sono rappresentati da febbre moderata dopo pochi giorni di
incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere
generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di
schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea,
linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi,
negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi
complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite.
Non esistono al momento vaccini o trattamenti specifici, vengono di
norma usati farmaci per alleviare la sintomatologia tipica della
malattia.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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