Un complesso meccanismo di 'copia e incolla' determina che il gene Ron si correli allo sviluppo embrionale e alla rimarginazione delle ferite oppure alla proliferazione cancerosa. Un nuovo studio ha però identificato un fattore che può favorire l'espressione non patologica del gene Ron, fornendo anche un possibile indirizzo terapeutico. Lo studio dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr è pubblicato su Nucleic Acids Research
Siamo
in piena era genomica. Ormai
chiunque può sequenziare il
proprio DNA a prezzi
abbordabili, con l'auspicio,
leggendone la sequenza, di
individuare le cause delle
malattie e curarle con terapie
personalizzate. Ma in realtà
solo una piccola frazione del
nostro corredo genetico contiene
il messaggio che viene tradotto
in proteine, il cui numero e
proprietà dipendono da come
viene 'letto' il messaggio
conservato dentro i geni.
Giuseppe Biamonti e Claudia
Ghigna, rispettivamente
direttore e ricercatrice
dell'Istituto di genetica
molecolare del Consiglio
nazionale delle ricerche
(Igm-Cnr) di Pavia, si occupano
da tempo di questo processo, del
quale hanno di recente
identificato un fattore
determinante. Lo studio è
pubblicato su Nucleic Acids Research.
"A
manipolare il messaggio genico è
un complesso meccanismo detto
splicing alternativo, una sorta
di 'copia e incolla' per il
quale il messaggio di un gene in
certe condizioni dà
l'informazione per produrre la
proteina A, oppure B, C, D,
etc.", spiega Biamonti.
"L'insorgenza e lo sviluppo di
una malattia può dipendere da
questa modalità di lettura che,
a sua volta, è influenzata
dall'ambiente in cui si trovano
le cellule: un complesso sistema
che non ci è ancora chiaro".
I
ricercatori dell'Igm-Cnr hanno
dimostrato che lo splicing
alternativo dei trascritti di un
gene correlato alle condizioni
di crescita delle cellule, detto
Ron, può influenzare la
formazione delle metastasi
durante la progressione
neoplastica. "Una forma di Ron
prodotta da splicing alternativo
controlla, la transizione
epitelio-mesenchimale (Emt), un
processo attraverso cui le
cellule dei tessuti epiteliali
riescono a muoversi all'interno
dell'organismo: necessaria per
la formazione dell'embrione e
per la rimarginazione delle
ferite ma che, se
sfortunatamente si verifica nei
tumori, conferisce alle cellule
cancerose la capacità di
invadere i tessuti adiacenti e
formare metastasi a distanza",
prosegue Biamonti.
"Dopo
aver già provato che la forma
'metastatica' di Ron è
controllata dai livelli della
proteina Srsf1, a loro volta
controllati tramite splicing
alternativo, il nostro gruppo
ora ha identificato un altro
fattore, chiamato hnRnp A1, che
contrasta Srsf1 e quindi
favorisce l'espressione non
metastatica di Ron", spiega
Ghigna. "È il rapporto tra i
livelli di questi due fattori a
decidere se si esprime la forma
patologica o non. L'aumento di
Srsf1 favorirebbe ovviamente la
diffusione delle cellule
tumorali, quello di hnRnp A1 ne
inibirebbe la crescita e la
motilità, attivando la
transizione da cellula
mesenchimale a cellula
epiteliale".
Questi
risultati, confermando come la
regolazione dello splicing
alternativo possa contribuire
alla progressione del tumore,
forniscono un possibile
bersaglio per terapie
anticancro. "A completare il
quadro – conclude la
ricercatrice – abbiamo trovato
che hnRnp A1 controlla anche lo
splicing alternativo di un'altra
proteina, hnRnp A2/B1, che come
Srsf1 induce l'espressione della
forma metastatica di Ron. Un
circuito molto intricato dalla
cui comprensione attendiamo
risultati di grande interesse
scientifico ma anche
applicativo".
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