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venerdì 31 luglio 2020

Infermieri nelle scuole: "Istruzione e Salute diritti irrinunciabili che vogliamo sostenere al meglio"


Salute nelle scuole: infermieri pronti come sempre a fare la loro parte:

"Istruzione e Salute diritti irrinunciabili che vogliamo sostenere al meglio"

Garantire la salute nelle scuole fa parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica: professionisti laureati, formati ad hoc, esperti di comunicazione ed educazione sanitaria e anche dipendenti già delle strutture sanitarie.

"Tutta la comunità infermieristica, come sempre, vuole mettersi a disposizione del Paese per la garanzia di due diritti importantissimi: quelli all'Istruzione e alla Salute. Vogliamo essere al fianco degli studenti e delle loro famiglie, ai docenti e più in generale alle scuole. Possiamo e vogliamo dare il nostro contributo per garantire una riapertura delle scuole nel massimo della sicurezza per la salute dei ragazzi. E il nostro contributo alla scuola vuole andare anche oltre l'emergenza Covid. Ci sono infatti tutte quelle condizioni di fragilità nei confronti delle quali la nostra professione può certamente offrire risposte concrete - ha dichiarato Barbara Mangiacavalli Presidente FNOPI. "

Per questo il decreto Rilancio ha introdotto nel Ssn la figura dell'Infermiere di Famiglia e di Comunità, e nella comunità la scuola riveste un ruolo centrale.

Una soluzione a portata di mano che Va semplicemente colta e valorizzata. Un attore del "rilancio" del Paese per volontà stessa delle Regioni, Governo e del Parlamento.

La scuola è una delle situazioni che attualmente presentano maggiore fragilità e non solo nel caso della pandemia. Attualmente infatti si procede cercando di coinvolgere insegnanti e parenti in un compito di assistenza prettamente sanitario, che necessita di una presenza costante che l'infermiere di comunità, per sua natura, può garantire. E che garantirebbe la necessaria multidisciplinarità essendo in grado, se necessario, di attivare e coinvolgere altri professionisti in base alle eventuali, reali necessità degli alunni.

La popolazione dei bambini di età 0-18 anni è pari a circa il 18% della popolazione totale e, nonostante il decremento progressivo delle nascite, sono numerosi i nuovi problemi di salute e di educazione sanitaria dei bambini e delle famiglie che richiedono attenzione con risposte appropriate e uniformi sul territorio nazionale. Va garantita la migliore qualità delle cure, sicurezza negli interventi nonché risposte assistenziali efficaci.

Come già gli infermieri fanno in alcuni casi: sono ormai circa due anni che è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra FNOPI e Federazione Diabete Giovanile per l'assistenza ai bambini diabetici nelle scuole. Un'assistenza sia dal punto di vista clinico secondo i bisogni legati a questa patologia, che educativo perché i piccoli non siano condizionati nel loro stile di vita.

"Appare utile prevedere nella riorganizzazione dell'assistenza sul territorio – aggiunge Mangiacavalli - in previsione anche di una maggior impulso alle attività di prevenzione, educazione sanitarie e sostegno ai bisogni della popolazione in tutte le fasce di età, una figura di "infermiere scolastico" che può anche essere un infermiere pediatrico, figura questa che si occupa dei bisogni di salute dei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni, soprattutto in ambito ospedaliero, mentre è poco presente sul territorio, dove invece darebbe sicuramente seguito nel migliore dei modi alla necessità di assistenza e di implementazione dei determinanti di salute".

La presa in carico degli assistiti, territoriale e ospedaliera, deve prevedere un modello che si caratterizzi per la capacità di porre la persona al centro, puntando all'integrazione e alla personalizzazione dell'assistenza.

"L'organizzazione di un tale modello – prosegue - richiede l'attivazione di team che includano vari professionisti, ognuno con il proprio ruolo all'interno di un percorso integrato, in grado di prendere in carico la persona. Secondo le esperienze regionali un sistema di questo tipo potrebbe anche garantire iniziative di prevenzione, educazione e promozione della salute e dei corretti stili di vita per incidere precocemente sui determinanti di salute, per ridurre sia l'incidenza delle malattie croniche, sia la progressione della malattia già esistente, attraverso l'impegno di tutti i professionisti coinvolti".

"Lavorare su questi aspetti – spiega la presidente FNOPI - è compito di tutti i settori della società e richiede il coinvolgimento attivo della popolazione. Per rendere efficace il trasferimento delle informazioni è necessario l'impegno continuo, personale e sociale verso l'obiettivo salute. Vi è la necessità di creare un circuito sinergico fra norme, risorse, istituzioni e servizi da una parte ed abitudini e stili di vita dall' altra, evitando il rischio della scissione concettuale ed operativa fra il sistema dei servizi e il suo ambiente: la popolazione di riferimento.

L'Infermiere di famiglia e di comunità già c'è ed è qui anche per questo e la nostra Federazione è pronta al confronto con le istituzioni per normare e organizzare con la massima urgenza legata alle necessità della Scuola questo tipo di assistenza.

Proprio per questo – conclude - abbiamo inviato una lettera aperta ai ministri competenti, alle Regioni e alle commissioni parlamentari, per metterci a disposizione del Paese".




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giovedì 30 luglio 2020

Salute. Le gravi malattie non vanno in vacanza. VIDAS potenzia l'assistenza domiciliare

Le gravi malattie non vanno in vacanza: VIDAS aumenta l'assistenza domiciliare a Milano e in provincia

L'associazione risponde al forte aumento delle richieste portando le cure a casa di 220 pazienti

 

Milano, 29 luglio 2020 - Le gravi malattie non vanno in vacanza, nemmeno con il sole d'agosto. Anzi, nei mesi tradizionalmente dedicati alle ferie le richieste di assistenza domiciliare aumentano, quest'anno in particolare. Lo sa bene VIDAS, che da quasi 40 anni offre assistenza completa ai malati inguaribili e ai loro familiari a casa e in hospice, 365 giorni all'anno, a Milano, Monza e in 112 comuni dell'hinterland.
            "Ogni estate la richiesta di cure domiciliari aumenta almeno del 10%, portandoci nei mesi di luglio e agosto a seguire anche 180 pazienti- spiega Alberto Grossi, responsabile area sociale VIDAS -. Quest'anno sono progressivamente aumentati, siamo sopra i 200 da diverse settimane. Da metà luglio ne abbiamo in carico circa 220".

Gli operatori domiciliari di VIDAS sono suddivisi in 4 équipe composte da medici, infermieri e operatori socio sanitari. Professionisti che, anche quando le città si svuotano, continuano ad attraversarle ogni giorno per portare le cure necessarie a centinaia di persone gravemente malate.

Le équipe rimangono sempre in contatto per confrontarsi e aggiornarsi sulle condizioni di salute e sulle necessità dei pazienti. La base comune è in via Ojetti 66, dove hanno sede anche i due hospice fortemente voluti dalla fondatrice Giovanna Cavazzoni per i malati che non possono essere seguiti a casa: Casa Vidas, nato nel 2006 e dedicato agli adulti, e Casa Sollievo Bimbi, realizzato nel 2019 e riservato a bambini e adolescenti.

            Le ragioni per cui la richiesta di cure domiciliari ha registrato questo forte incremento sono difficili da indagare: "Può essere accaduto che, nel periodo di emergenza Covid-19, si siano prodotti ritardi nelle diagnosi o nell'erogazione di certe terapie - afferma Giada Lonati, direttrice sociosanitaria di VIDAS -, determinando, forse, un aggravamento nel percorso di certe patologie. È anche auspicabile che la pandemia abbia portato una maggiore consapevolezza negli operatori ospedalieri rispetto al valore delle cure palliative, determinando una crescita degli invii di pazienti da parte loro. Infine non dimentichiamo che, in questo periodo, l'accesso ai luoghi di cura è spesso precluso ai familiari. Essere curati a casa significa quindi poter restare accanto ai propri cari".

            Dalla sua nascita, nel 1982, ad oggi VIDAS si è presa cura di 38.000 malati tra Milano e provincia, al domicilio e in hospice.

 

VIDAS difende il diritto del malato a vivere anche gli ultimi momenti di vita con dignità. È un'associazione di volontariato laica, fondata da Giovanna Cavazzoni a Milano nel 1982. Offre assistenza socio-sanitaria completa e gratuita ai malati con patologie inguaribili a domicilio e nell'hospice Casa VIDAS: degenza e day-hospice. Un servizio garantito grazie all'intervento di proprie équipe socio-sanitarie, formate da figure professionali tutte specializzate in cure palliative, affiancate da volontari selezionati. Un percorso di quasi quarant'anni accanto a chi soffre e che ha raggiunto 38.000 persone: anziani, adulti e dal 2015 anche bambini. Per loro nel 2019 è stata inaugurata Casa Sollievo Bimbi, primo hospice pediatrico della Lombardia per l'accoglienza di minori gravemente malati e il sostegno alle famiglie. L'attività di formazione per operatori e di sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza accompagnano da sempre quella assistenziale.



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venerdì 24 luglio 2020

CNR: scoperto meccanismo sindrome da deficienza CDKL5

Scoperto un nuovo meccanismo per la sindrome da deficienza CDKL5

La CDD è una grave encefalopatia genetica che colpisce i bambini subito dopo la nascita, priva di una cura risolutiva. Finora si riteneva che i sintomi fossero dovuti ad un'alterata azione cerebrale. Uno studio pubblicato su Science Translational Medicine, frutto di una collaborazione internazionale con la partecipazione di Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e Università di Firenze, ha scoperto che le cellule che fungono da sensore per il dolore sono anch'esse fortemente coinvolte nella patologia

 

La sindrome da deficienza di CDKL5 (CDD) è una grave encefalopatia genetica che colpisce i bambini subito dopo la nascita. I bambini affetti non possono comunicare con il linguaggio, raramente sono in grado di camminare, e presentano crisi epilettiche e disturbi cognitivi e motori fortemente invalidanti. Circa 13.000 famiglie nel mondo sono interessate da questa malattie e ogni anno si registrano circa 750 nuovi casi. La CDD è priva di una cura risolutiva, sebbene vi siano studi mirati a sviluppare nuove terapie.

Finora si riteneva che i sintomi della CDD fossero dovuti ad un'alterata azione della proteina CDKL5 nel cervello, tuttavia un nuovo studio pubblicato su Science Translational Medicine e frutto di una collaborazione internazionale – tra i laboratori di Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Pisa, Università di Firenze, Centro Francis Crick, Imperial College e King's College di Londra, Università di Cardiff e di Western Australia di Perth, Istituto di scienza e tecnologia di Barcellona, Wisconsin Medical college di Milwaukee - ha scoperto che le cellule che fungono da sensore per il dolore sono anch'esse fortemente alterate dalla mutazione di CDKL5, determinandone quindi un'alterata percezione.

"Queste cellule sono localizzate fuori dal sistema nervoso centrale e rilevano il dolore tramite delle terminazioni nervose poste in tutto il corpo", spiega Tommaso Pizzorusso, ricercatore del Cnr-In e ordinario Psicobiologia e psicologia fisiologica dell'Università di Firenze. "La scoperta dimostra quindi per la prima volta che le terapie per la CDD non devono essere esclusivamente mirate al cervello. Inoltre, la nuova scoperta che la percezione al dolore è alterata nei pazienti e nei modelli animali con CDD, suggerisce che tale aspetto debba essere valutato in questi bambini. Infatti, alterazioni della percezione del dolore non curate possono determinare alterazioni cognitive e neuroendocrine, oltre a essere invalidanti di per sé".

 

Roma, 23 luglio 2020

 

La scheda

 

Chi: Cnr-In, Unifi et al.

Che cosa: le cellule che fungono da sensore per il dolore sono anch'esse fortemente coinvolte nella patologia CDD




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COVID-19: ecco perché la fertilità potrebbe diminuire

COVID-19: ecco perché la fertilità potrebbe diminuire

 

Uno studio dell'Università Bocconi pubblicato su Science rileva, guardando alle evidenze storiche sociali, economiche e demografiche, che la fertilità diminuirà a causa dell'incertezza economica e dell'aumento degli oneri a carico delle famiglie per la cura dei bambini

 

Nel corso della storia, i picchi di mortalità dovuti a guerre e carestie sono stati seguiti da un aumento delle nascite, mentre l'influenza spagnola ha portato a un temporaneo calo della fertilità prima di riprendersi durante un "baby boom". Contrariamente a questa tendenza storica, l'emergenza sanitaria Covid-19 causerà plausibilmente un calo della fertilità, senza i fattori che hanno portato a un baby boom in passato. Questo è quanto emerge dallo studio "La pandemia di Covid-19 e la fertilità umana" pubblicato dalla rivista Science, la rivista peer-reviewed dell'American Association for the Advancement of Science, a cura dei ricercatori della Bocconi Arnstein Aassve, Nicolò Cavalli, Letizia Mencarini, Samuel Plach e Massimo Livi Bacci dell'Università di Firenze.

 

Gli autori sottolineano le differenze nello sviluppo delle popolazioni e il loro stadio di transizione demografica per trarre conclusioni accurate dalle ricerche esistenti.

 

«Anche se è difficile fare previsioni precise, uno scenario probabile è che la fertilità nel breve periodo diminuirà almeno nei Paesi ad alto reddito», spiega Arnstein Aassve, professore di demografia presso il Centro di Ricerca sulle Dinamiche Sociali e le Politiche Pubbliche Carlo F. Dondena della Bocconi.

 

Questo studio fa parte delle attività di ricerca del Centro Dondena all'interno del Covid Crisis Lab della Bocconi.

 

Nei Paesi ad alto reddito, le perturbazioni nell'organizzazione della vita familiare dovute al prolungato isolamento, la reinterpretazione della cura dei figli all'interno della coppia a seguito della chiusura delle scuole e il peggioramento delle prospettive economiche possono portare a ritardi nella crescita dei figli. Un ulteriore calo della fertilità nei paesi ad alto reddito accelererà l'invecchiamento della popolazione e il declino demografico, con implicazioni per le politiche pubbliche.

 

Nei paesi a basso e medio reddito, il calo della fertilità osservato negli ultimi decenni a causa di tendenze quali l'urbanizzazione, lo sviluppo economico e l'occupazione femminile non sarà probabilmente invertito in modo sostanziale dalle battute d'arresto dell'economia. Le difficoltà di accesso ai servizi di pianificazione familiare, tuttavia, potrebbero comportare un picco a breve termine di gravidanze indesiderate e un peggioramento della salute neonatale e riproduttiva.



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giovedì 23 luglio 2020

Nuove terapie per la rigenerazione nervosa - ricerca università di Pisa su Journal of Neuroscience

Una tecnologia per sviluppare nuove terapie per la rigenerazione nervosa

Si è concluso un progetto di ricerca coordinato dall'Università di Pisa i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neuroscience


Dopo tre anni di ricerche si è concluso un progetto coordinato dalla professoressa Vittoria Raffa del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa che aveva lo scopo di studiare i meccanismi di rigenerazione del sistema nervoso indotta da stimoli meccanici. I risultati raggiunti sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Neuroscience in un articolo dal titolo "Extremely Low Forces Induce Extreme Axon Growth". Al progetto di ricerca, intitolato "Mechanotransduction of neurons: a future strategy for the regeneration of spinal cord lesions?" e finanziato dalla Fondazione Wings for Life, ha partecipato anche la University of Seattle.

Il gruppo di ricerca della professoressa Raffa, formato da Alessandro Falconieri, Sara De Vincentiis, Vincenzo Scribano, Samuele Ghignoli, Luciana Dente dell'Ateneo pisano e Nathan Sniadecki e Nikita Taparia dell'Università di Seattle, ha dimostrato che l'applicazione di stimoli meccanici esogeni di intensità uguale o inferiore a quelli generati in vivo è un potente stimolo per la maturazione dei neuroni e per l'accrescimento e la ramificazione dell'assone, prolungamento principale della cellula nervosa responsabile della conduzione degli impulsi nervosi.

Il gruppo ha sviluppato un metodo basato sull'utilizzo di nanoparticelle per applicare sull'assone forze meccaniche estremamente piccole capaci di indurre una crescita assonale estrema, superiore a quella indotta da stimoli chimici. Inoltre, gli studi più recenti del gruppo hanno in parte chiarito i meccanismi molecolari responsabili della crescita assonale mediata da stimoli meccanici (stretching).

"La metodologia proposta dal nostro gruppo si basa sull'utilizzo di particelle già approvate per uso clinico e campi magnetici non invasivi – spiega la professoressa Raffa – Si aprono dunque prospettive future per l'impiego di questa metodologia al trattamento di lesioni nervose e, in particolare, di lesioni spinali, grazie al supporto ricevuto dalla Fondazione Wings for Life. Il neuroscienziato Paul Weiss fu il primo ad ipotizzare nel 1941 che la forza meccanica che si origina dall'accrescimento della massa corporea è un segnale che stimola l'allungamento dell'assone. A 80 anni da tale intuizione, la comunità ha finalmente a disposizione una tecnologia per studiare tale fenomeno e sfruttarlo per la progettazione di nuove terapie per la rigenerazione nervosa".

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Immagine di neuroni di ganglio della radice dorsale di topo soggetti a stretching meccanico (colorazione in immunofluorescenza)



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Salute e Igiene. Lattoferrina: la proteina che mantiene il naturale microbiota del cavo orale

Lattoferrina: la proteina che mantiene il naturale microbiota del cavo orale
Dalla ricerca Forhans il "Sistema Scudo Naturale" con prodotti a base di Lattoferrina 
                                                                   
Studi scientifici hanno dimostrato che la Lattoferrina presente nella saliva è la proteina che grazie alla sua specifica attività antivirale e antibatterica, è uno tra i principali elementi utili a garantire l'immunità naturale non anticorpale, con un effetto benefico sul cavo orale in soggetti di tutte le età. Fondamentale per combattere la maggior parte delle infezioni microbiche della bocca, come alitosi, gengiviti, parodontiti, placca, lesioni della mucosa

Nella attuale contingenza legata al COVID 19, il cavo orale rappresenta il punto critico per l'ingresso di microrganismi tramite: aria, acqua, cibo e mani. Questo ha portato le Università di Tor Vergata e La Sapienza di Roma a studiare possibili strumenti di protezione di questa "porta di accesso" dal contagio, in modo da affiancarli a quelli "meccanici" (mascherine) e comportamentali (lavaggi frequenti delle mani e distanziamento fisico).

La Lattoferrina è stata usata da un team di ricercatori di Tor Vergata e La Sapienza, il quale sostiene che questo trial clinico è stato il primo approvato sull'utilizzo della lattoferrina nei pazienti Covid-positivi a livello nazionale ed internazionale. "I risultati ottenuti nei pazienti hanno dimostrato per la prima volta l'efficacia della lattoferrina nel favorire, senza effetti avversi, la remissione dei sintomi clinici nei pazienti Covid-19 positivi sintomatici e la negativizzazione del tampone già dopo 12 giorni dal trattamento. Anche dagli esami ematici, fanno sapere i ricercatori, abbiamo osservato risultati notevoli che saranno presto pubblicati"
Questa proteina naturale è la componente base della linea "Sistema Scudo Naturale" realizzata da Forhans, da oltre 70 anni specializzata in prodotti e dispositivi medicali per la cura e l'igiene della bocca. La linea di prodotti Lattoferrina Forhans si compone di compresse orosolubili, gel dentrificio e del primo e unico collutorio granulare sul mercato, con Lattoferrina sempre attiva al 100%, grazie alle pratiche bustine mono dose. La Lattoferrina Forhans con PROSTRENGTH® svolge un'attività di controllo della proliferazione batterica, 5 volte superiore alla sola Lattoferrina, mentre la vitamina D-Biotina, del gruppo B, presente nei prodotti, aiuta a mantenere sane le mucose orali.
L'uso combinato del Sistema Scudo Naturale Forhans:
  • protegge Il mantenimento del microbiota orale e conserva il buon funzionamento del sistema immunitario, integrando naturalmente, le sue funzioni di base e specifiche
  • elimina i batteri "cattivi" con una doppia azione: diretta, aggrappandosi a loro, uccidendoli e indiretta, togliendo loro il Ferro, necessario per la sopravvivenza e riproduzione
  • conserva i batteri che favoriscono il buon funzionamento dei nostri microbioti, in quanto questi ultimi hanno meno bisogno di Ferro per la loro sopravvivenza. Inoltre, la Lattoferrina, funziona su di loro come un nutriente
  • rafforza i sistemi di protezione, funzionamento e omeostasi delle nostre mucose; barriere naturali delle nostre difese primarie.
 
Prodotti 'Sistema Scudo Naturale' Forhans
 
Collutorio Granulare - dispositivo medico
(20 stick-pack da 1,2 gr)
Primo e unico collutorio granulare Lattoferrina sempre attiva al 100% grazie alla confezione Dosa&Usa
  • Lattoferrina ad azione potenziata grazie al complesso Prostrength
  • Comode bustine mono-dose da diluire al momento dell'uso
  • Comodo travel pack da avere sempre e ovunque con se
 
Compresse Orosolubili Gengifor - integratore alimentare
(30 compresse orosolubili)
  • Integratore alimentare che grazie alla Lattoferrina ripristina la protezione delle gengive dall'aggressione microbica, eliminando così le cause dell'alitosi e dell'insorgere delle gengiviti, periodontiti ed infezioni micotiche delle mucose
  • Inibisce le recidive nel problema delle "black stain"
Gel Dentifricio - dispositivo medico
(75 ml uso quotidiano + 12 ml da viaggio)
·   Gel senza effetto abrasivo sulla dentina e sulle gengive·   Ottimo coadiuvante per la prevenzione e mantenimento dell'igiene del cavo orale quotidiane


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mercoledì 22 luglio 2020

CORONAVIRUS. OMCEO ROMA: VIRUS CIRCOLA, CASI IMPORTATI È DETTAGLIO

CORONAVIRUS. OMCEO ROMA: VIRUS CIRCOLA, CASI IMPORTATI È DETTAGLIO
BARTOLETTI: GIOVANI SIANO PRUDENTI, INTANTO NOI CI PREPARIAMO AL PEGGIO

 
 
Roma, Agenzia DIRE - "Il virus, anche se per focolai di importazione, ma questo e' solo un dettaglio, continua a circolare. Per questo le accortezze vanno mantenute, quindi bisogna evitare comportamenti imprudenti. Non c'e' bisogno di essere eccessivamente allarmisti, ma l'imprudenza e' pericolosa perche' nuovi focolai potrebbero di nuovo determinare situazioni di nuova emergenza". Lo ha detto il vicepresidente dell'Ordine dei Medici Roma, Pier Luigi Bartoletti, intervistato dall'agenzia di stampa Dire.
Gli occhi ora sono puntati anche sui giovani e sulla movida.
Ma come si fa a spiegare ai piu' giovani che il virus non e' ancora sparito? 
"Senza calcare la mano e far generare ansie e timori che non servono - risponde Bartoletti - l'importante e' far capire ai giovani che devono essere prudenti. Il Covid-19 cammina sulle gambe delle persone e se si assumono comportamenti prudenti il virus non si diffonde. In questo momento i giovani devono capire che non devono essere loro gli strumenti di diffusione. E d'altronde non viene richiesto loro chissa' quale grosso sacrificio, ma semplicemente quello di evitare comportamenti imprudenti che potrebbero mettere a serio rischio i genitori e i nonni. Perche' loro potrebbero cavarsela con un raffreddore, ma ad un familiare potrebbe andare un po' peggio. Deve esserci un atto di altruismo". 

Ma lei e' ottimista o pessimista sul futuro? 
"Noi non siamo ne' ottimisti, ne' pessimisti, ma realisti - risponde ancora Bartoletti all'agenzia Dire - La realta' e' che oggi nessuno al mondo conosce il futuro, ma vorremmo evitare un errore del passato, cioe' quello di aver sottovalutato questo virus. E bisogna predisporre tutte le misure necessarie nel caso in cui si configuri il peggiore scenario possibile". Secondo il vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Roma, sono quattro gli scenari possibili: "Il primo e' che questo virus ha finito di circolare e sta esaurendo la sua diffusivita'; il secondo scenario e' che questo virus sta circolando in maniera molto piu' lenta e rimarra' nei prossimi mesi; il terzo scenario e' che questo virus avra' un'evoluzione maggiore, senza pero' determinare un numero di casi tali da dover intasare gli ospedali e le rianimazioni; il quarto scenario e' che questo virus riparta, come fece la Spagnola tanti anni fa, e che da ottobre in poi determini un numero di casi molto alto. Noi ci stiamo muovendo sul quarto scenario, cioe' sapendo che esistono questi quattro scenari e' prudenziale organizzarsi e ragionare sul peggiore - conclude Bartoletti - in maniera tale che qualora ci fossimo sbagliati, di sicuro staremo meglio e non peggio".
 


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venerdì 17 luglio 2020

Sclerosi Multipla: nuovi bersagli cellulari per il dolore neuropatico trigeminale

Sclerosi Multipla: nuovi bersagli cellulari per il dolore neuropatico trigeminale

I ricercatori dell'Università Statale di Milano hanno approfondito lo studio dei meccanismi alla base del dolore trigeminale nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla: i sintomi iniziano a manifestarsi prima della comparsa dei sintomi motori della patologia. Identificati diversi possibili bersagli cellulari  -  le cellule della glia e i recettori per le purine - e molecolari all'interno del ganglio trigemino, per lo sviluppo di nuovi farmaci.

 

Milano, 17 luglio 2020 - Accanto alle progressive difficoltà motorie e alla disabilità legate alla patologia, i pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM) sviluppano spesso una serie di altri sintomi che ne peggiorano ulteriormente la qualità di vita. Fra i sintomi "secondari" più frequenti troviamo il dolore neuropatico trigeminale e attacchi ricorrenti di emicrania, forme di dolore fortemente invalidanti legate ai danni provocati dalla patologia ai nervi del cranio e ad altre aree del cervello, che in alcuni pazienti possono manifestarsi addirittura mesi prima della diagnosi di SM. Entrambi i tipi di dolore sono controllati male dagli analgesici in commercio e quindi circa il 10% dei pazienti affetti da SM deve assumere altri farmaci, come gli antiepilettici, per controllare gli attacchi di dolore con il rischio di andare incontro a molti effetti collaterali. Nonostante ciò, sono ancora pochi i dati disponibili in letteratura che permettano di capire quali sono i meccanismi molecolari e cellulari che conducono allo sviluppo di dolore trigeminale nella SM.


Negli ultimi anni il gruppo di ricerca di Stefania Ceruti dell'Università Statale di Milano, che si occupa da tempo di studiare i meccanismi alla base di varie forme di dolore trigeminale ed emicrania, si è dedicato a capire quali sono i meccanismi alla base dello sviluppo di dolore trigeminale nella SM per poter identificare in futuro nuove strategie terapeutiche per i pazienti. I primi risultati del lavoro, ottenuti dai ricercatori del dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell'ateneo grazie ad un progetto pilota finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), sono in corso di pubblicazione sulla rivista Brain, Behaviour and Immunity.


In un modello animale di SM recidivante-remittente, la forma più diffusa fra i giovani adulti affetti da SM, è stato dimostrato che i sintomi di dolore trigeminale iniziano a manifestarsi entro un paio di giorni dall'induzione della patologia, ben prima della comparsa dei sintomi motori della SM che compaiono intorno ai giorni 8-11, in analogia con quanto si osserva in alcuni pazienti. Inoltre, è stato osservato che il dolore trigeminale peggiora costantemente durante il progredire della malattia, anche durante la fase di remissione dei sintomi motori; questo suggerisce che esistano meccanismi diversi che controllano in parallelo lo sviluppo del dolore e la progressione della SM.


I dati hanno permesso di identificare due aree del sistema nervoso in cui sono presenti alterazioni cellulari e molecolari che potrebbero essere legate allo sviluppo del dolore trigeminale. Infatti, a partire dall'esordio della SM e fino a 3 settimane dall'induzione della patologia i ricercatori hanno osservato l'attivazione di cellule chiamate astrociti e microglia (collettivamente "cellule della glia"), che circondano i neuroni nel sistema nervoso centrale (tronco encefalico) e il cui ruolo chiave nello sviluppo del dolore e dell'emicrania è ormai noto; ciò avviene in assenza di segni di demielinizzazione, che sono la caratteristica peculiare della malattia, contribuendo a confermare l'esistenza di meccanismi diversi alla base delle diverse manifestazioni della patologia. L'attivazione delle cellule della glia è accompagnata dall'aumentata espressione di diversi recettori di membrana per molecole di segnalazione chiamate purine che potrebbero quindi rappresentare importanti bersagli per lo sviluppo di nuovi farmaci. In parallelo, il gruppo ha studiato il ganglio e il nervo trigemino, strutture del sistema nervoso periferico fondamentali per lo sviluppo di dolore ed emicrania. Mentre non sono evidenti alterazioni nel nervo trigemino, il lavoro dimostra per la prima volta attivazione delle cellule gliali residenti nel ganglio trigemino (chiamate cellule gliali satelliti) accompagnata da profonde modificazioni nello stato metabolico del tessuto come evidenziato dalle analisi di metabolomica e lipidomica del tessuto. Ciò potrebbe contribuire all'alterata comunicazione fra neuroni e glia nel sistema nervoso periferico che potrebbe essere responsabile dello sviluppo del dolore trigeminale.


Attraverso questo studio l'équipe dell'Università Statale di Milano ha quindi identificato diversi possibili bersagli cellulari (soprattutto le cellule della glia e i recettori per le purine da loro espressi nel sistema nervoso centrale) e molecolari all'interno del ganglio trigemino, che possono essere modulati da molecole già disponibili per l'uso in laboratorio. Gli esperimenti futuri permetteranno quindi di verificare se alcune di queste molecole possono risultare efficaci per ridurre o eliminare la comparsa di dolore trigeminale negli animali affetti da SM sperimentale con l'obiettivo finale di identificare nuovi farmaci da poter rendere in futuro disponibili per i pazienti affetti da SM.


Titolo dell'articolo: Glial cell activation and altered metabolic profile in the spinal-trigeminal axis in a rat model of multiple sclerosis associated with the development of trigeminal sensitization

Autori: Giulia Magni, Silvia Pedretti, Matteo Audano, Donatella Caruso, Nico Mitro, Stefania Ceruti

Affiliazione: Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari – Università degli Studi di Milano. 



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martedì 7 luglio 2020

Covid-19, alto numero di contagiati: sospesi voli dal Bangladesh

 

Covid-19, alto numero di contagiati:

sospesi voli dal Bangladesh

 

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ordinato la sospensione dei voli in arrivo dal Bangladesh a seguito del numero significativo di casi positivi al Covid-19 riscontrati sull'ultimo volo arrivato ieri a Roma.

In accordo con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è stata disposta una sospensione valida per una settimana durante la quale si lavorerà a nuove misure cautelative per gli arrivi extra Schengen ed extra Ue.




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mercoledì 1 luglio 2020

Chirurgia dell'epilessia, nasce a Padova il Centro del NordEst. Effettuati con successo i primi otto interventi. La storia della piccola Sofia

Continua l'opera di sensibilizzazione di «Insieme per Epilessia», progetto delle associazioni «Uniti per Crescere» e AICE Padova in collaborazione con i medici di Neurologia-Neurofisiologia della Pediatria dell'Università di Padova

 

EPILESSIA, LA CHIRURGIA OPPORTUNITÀ PER GUARIRE:
PADOVA CENTRO DI RIFERIMENTO DEL NORDEST
EFFETTUATI CON SUCCESSO I PRIMI OTTO INTERVENTI

 

Concetta Luisi, referente del Centro per l'epilessia della Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedaliera-Università di Padova: «Ora ci si può operare anche da noi, messaggio da far passare a familiari e medici»

La piccola Sofia, sei anni, è contenta. «Finalmente il cane nella pancia se ne è andato», ha detto ai genitori. Sofia è uno degli otto pazienti che hanno visto, da metà del 2019 a oggi, migliorare la propria qualità di vita grazie ad un intervento di chirurgia resettiva per sconfiggere l'epilessia. Operazioni effettuate nell'Azienda Ospedaliera di Padova, che diventa così il punto di riferimento del Nordest per la chirurgia dell'epilessia. Negli ultimi 20 anni, infatti, i pazienti perlopiù pediatrici, seguiti e selezionati dall' equipe del Centro Avanzato LICE per la diagnosi e cura dell'epilessia della Clinica Pediatrica di Padova, venivano avviati per essere sottoposti all'intervento in uno dei due grandi poli di riferimento italiani: il Centro Munari dell'Ospedale Niguarda di Milano e l'Ospedale Bambino Gesù di Roma.

 

Prima a Grenoble, in Francia, e poi al Niguarda, Concetta Luisi lavora da due anni a Padova come referente del Centro per l'epilessia dell'Azienda Ospedaliera-Università di Padova mantenendo con i due centri un rapporto di stretta collaborazione. «La chirurgia dell'epilessia è un'opportunità terapeutica per le persone con epilessia – spiega –. Abbiamo ormai un'ampia letteratura scientifica che lo dimostra.  Padova grazie a un'equipe multidisciplinare d'eccellenza ha tutte le potenzialità per essere centro di riferimento per il NordEst. Ed è questo un messaggio da far passare a famiglie e neurologi: ci si può operare anche a Padova». Dopo un periodo di stop, causa pandemia da Coronavirus e relativo lockdown, si riprende quindi ad operare.

 

I BAMBINI CANDIDATI IDEALI

 

Ma chi può sottoporsi ad un'operazione di chirurgia dell'epilessia? Chiunque sia affetto da epilessia focale anche se, visto che si tratta di un intervento molto delicato, viene effettuato prevalentemente su pazienti farmacoresistenti, persone che non rispondono, o solo in parte, alla terapia farmacologica. «Ma questo non esclude che si possa operare anche un paziente non farmacoresistente, conta moltissimo la motivazione della persona – continua Luisi – Siamo intervenuti su pazienti di età diversa, ma il candidato ideale è il bambino: la sua storia di malattia è più breve, così come l'assunzione di farmaci. Intervenire precocemente è la soluzione migliore per garantire più probabilità di successo e una qualità di vita migliore».

 

L'operazione è solo la parte finale di un percorso diagnostico accurato, fatto di esami approfonditi quali video-elettroencefalogrammi di lunga durata, risonanze magnetiche, PET (tomografia ad emissione di positroni). Fondamentale la valutazione del tipo di danno cerebrale, unico modo per stabilire se il paziente può essere operato. Bisogna infatti asportare la regione del cervello da dove partono le crisi ("zona epilettogena"): se è ben individuabile ed è abbastanza "lontana" da regioni responsabili di funzioni primarie come il linguaggio e il movimento, l'intervento si può effettuare perché i benefici superano gli inevitabili rischi. Questo vale per la chirurgia resettiva che porta alla guarigione in una gran parte di casi. Esiste anche una chirurgia palliativa, che punta, attraverso metodi di stimolazione cerebrale o interventi chirurgici più demolitivi, a ridurre le crisi del paziente, pur non eliminandole completamente.

 

«È fondamentale far sapere che ci si può operare a Padova – spiegano Maria Roberta Colella e Pietro Moroni, presidenti rispettivamente di «Uniti per Crescere» e AICE Padova –. Si tratta di un'opportunità non ancora del tutto conosciuta non solo dalle persone con epilessia, ma anche dai medici. Con l'intervento si può sconfiggere la patologia, eliminando le crisi e sospendendo l'assunzione di farmaci. Le grandi professionalità che abbiamo nell'azienda ospedaliera di Padova sono state in grado, con un efficace lavoro di squadra, di offrire ai pazienti un nuovo centro di riferimento per la chirurgia dell'epilessia nel NordEst».



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