CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo



Cerca nel blog

venerdì 28 agosto 2020

Coronavirus, Aned: "Contagi in salita. Rinnovare le tutele ai 50mila lavoratori immunodepressi"


CORONAVIRUS, ANED: "CONTAGI IN SALITA. RINNOVARE SUBITO LO STOP AL LAVORO PER 5OMILA IMMUNODEPRESSI"

Il presidente Vanacore: "Il D.L. agosto ha tolto ogni tutela a chi ha subito un trapianto o si trova in dialisi. Ma il rischio di venire contagiati si fa sempre più alto"

Milano, 28 agosto 2020 – Mentre la curva dei contagi da Covid continua la sua ascesa, cresce la preoccupazione tra i pazienti trapiantati, dializzati e immunodepressi. Il Dl agosto approvato all'inizio del mese dal Consiglio dei ministri, infatti, non contiene più alcun riferimento al provvedimento del 18 marzo scorso con cui il governo imposto a tutti i lavoratori immunodepressi di rimanere a casa, per evitare di essere contagiati dal Covid 19. Una tutela in meno per la salute dei circa 50mila lavoratori immunodepressi che, con l'incremento dei casi di positività registrati negli ultimi giorni, rischiano seriamente di contrarre la malattia.

"Non so – sottolinea Giuseppe Vanacore, presidente di Aned Onlusl'Associazione nazionale dei trapiantati e dializzati – se si sia trattato di una dimenticanza o di una scelta precisa da parte dell'esecutivo a inizio agosto. Quel che so è che il Coronavirus è tutt'altro che sparito dalla circolazione e che il nostro dovere è quello di tutelare al massimo la salute delle persone più fragili. I nostri centralini stanno letteralmente impazzendo: centinaia di persone ci stanno esprimendo preoccupazione in previsione della riapertura degli uffici. Se il governo non porrà rimedio a questo scivolone, come ha fatto ad onor del vero in extremis anche a fine aprile, oppure rischiamo l'esplosione di nuovi focolai che andrebbero a colpire le persone più esposte al Covid". 

Le persone immunodepresse, infatti, hanno la stessa probabilità di ammalarsi degli altri, ma, in caso di contagio, il tasso di mortalità supera il 25%. Una percentuale molto superiore rispetto alla media nazionale.

"Dal 31 agosto al 5 settembre la Camera affronterà la discussione per la conversione in legge del decreto, – conclude Vanacore - ci appelliamo al Governo e ai Parlamentari affinché sia presentato e accettato dalla maggioranza un emendamento che proroghi la norma di tutela per gli immunodepressi oltre il 31 luglio, fino alla scadenza stabilità per lo stato di emergenza".

 




--
www.CorrieredelWeb.it

Coronavirus, Aned: "Contagi in salita. Rinnovare le tutele ai 50mila lavoratori immunodepressi"


CORONAVIRUS, ANED: "CONTAGI IN SALITA. RINNOVARE SUBITO LO STOP AL LAVORO PER 5OMILA IMMUNODEPRESSI"

Il presidente Vanacore: "Il D.L. agosto ha tolto ogni tutela a chi ha subito un trapianto o si trova in dialisi. Ma il rischio di venire contagiati si fa sempre più alto"

Milano, 28 agosto 2020 – Mentre la curva dei contagi da Covid continua la sua ascesa, cresce la preoccupazione tra i pazienti trapiantati, dializzati e immunodepressi. Il Dl agosto approvato all'inizio del mese dal Consiglio dei ministri, infatti, non contiene più alcun riferimento al provvedimento del 18 marzo scorso con cui il governo imposto a tutti i lavoratori immunodepressi di rimanere a casa, per evitare di essere contagiati dal Covid 19. Una tutela in meno per la salute dei circa 50mila lavoratori immunodepressi che, con l'incremento dei casi di positività registrati negli ultimi giorni, rischiano seriamente di contrarre la malattia.

"Non so – sottolinea Giuseppe Vanacore, presidente di Aned Onlusl'Associazione nazionale dei trapiantati e dializzati – se si sia trattato di una dimenticanza o di una scelta precisa da parte dell'esecutivo a inizio agosto. Quel che so è che il Coronavirus è tutt'altro che sparito dalla circolazione e che il nostro dovere è quello di tutelare al massimo la salute delle persone più fragili. I nostri centralini stanno letteralmente impazzendo: centinaia di persone ci stanno esprimendo preoccupazione in previsione della riapertura degli uffici. Se il governo non porrà rimedio a questo scivolone, come ha fatto ad onor del vero in extremis anche a fine aprile, oppure rischiamo l'esplosione di nuovi focolai che andrebbero a colpire le persone più esposte al Covid". 

Le persone immunodepresse, infatti, hanno la stessa probabilità di ammalarsi degli altri, ma, in caso di contagio, il tasso di mortalità supera il 25%. Una percentuale molto superiore rispetto alla media nazionale.

"Dal 31 agosto al 5 settembre la Camera affronterà la discussione per la conversione in legge del decreto, – conclude Vanacore - ci appelliamo al Governo e ai Parlamentari affinché sia presentato e accettato dalla maggioranza un emendamento che proroghi la norma di tutela per gli immunodepressi oltre il 31 luglio, fino alla scadenza stabilità per lo stato di emergenza".




--
www.CorrieredelWeb.it

giovedì 27 agosto 2020

Perché la pancia è un fattore di aggravamento del Covid 19? Ce lo spiega uno studio dell’Università La Sapienza di Roma

Perché la pancia è un fattore di aggravamento del Covid 19?

Ce lo spiega uno studio dell'Università La Sapienza di Roma


Uno studio dell'Università La Sapienza su pazienti in terapia intensiva per Covid-19 dimostra che chi ha più grasso viscerale della media ha maggiori probabilità di finire in terapia intensiva a causa dell'aggravarsi dei sintomi del Coronavirus. A dirlo è una ricerca clinica, realizzata dalla Dottoressa Mikiko Watanabe sotto la guida del Prof. Lucio Gnessi e del Prof. Andrea Laghi, della Sapienza Università di Roma, in collaborazione con il Campus Bio-Medico dell'Università di Roma e l'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna.

Lo studio ha voluto dimostrare come non soltanto la pancia fa aggravare il Covid-19 a tutte le età, ma anche che  il grasso viscerale sembrerebbe addirittura più importante dello stato polmonare nello spiegare la necessità di una ventilazione meccanica.

Nello specifico è venuto fuori - ricorda la Dottoressa Watanabe - che i pazienti intubati di tutte le età, giovani e anziani, hanno un maggior quantitativo di grasso viscerale. In particolare, per ogni aumento pari ad un'unità di grasso viscerale, si ha una probabilità 2,5 volte maggiore di dover essere intubati per poter respirare (Odds Ratio 2,5; 95% CI 1,02-6,02).

Il dato era emerso già da alcuni studi e relazioni effettuate su diverse tipologie di pazienti in differenti cluster: New York, Parigi, Londra. A parlarne c'era stato in un intervento alla Ketolerning di giugno 2020 il Professor Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino (GE), nel quale Bassetti aveva riportato alcune ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche che sottolineavano i rischi di una sintomatologia più aggressiva del Covid-19 per i pazienti obesi e diabetici. 

Il Professor Giovanni Spera, Endocrinologo, già Professore alla Sapienza di Roma sottolinea l'importanza del lavoro della Dott.ssa Watanabe poiché si tratta di una conferma clamorosa della necessità di valutare attentamente peso e percentuale di grasso addominale/viscerale per programmare gli interventi in grado di contenere l'impatto sanitario di una possibile nuova ondata infettiva. "Non si legge di valutazioni antropometriche (Indice di massa corporea e circonferenza addominale), ma, sempre a mio parere, andrebbero fatte, anche perché delle strategie di prevenzione e contenimento del problema ci sono e risultano essere anche molto efficaci", ricorda il Professor Spera. 

 

Riferimenti bibliografici

Kass, D.A.; Duggal, P.; Cingolani, O. Obesity could shift severe COVID-19 disease to younger ages. Lancet 2020, 395, 1544-1545, doi:10.1016/S0140-6736(20)31024-2.

Watanabe M, Risi R, Tuccinardi D, Baquero CJ, Manfrini S, Gnessi L. Obesity and SARS-CoV-2: A population to safeguard [published online ahead of print, 2020 Apr 21]. Diabetes Metab Res Rev. 2020;e3325. doi:10.1002/dmrr.3325

Watanabe M, Caruso D, Tuccinardi D, Risi R, Zerunian M, Polici M, Pucciarelli F, Tarallo M, Manfrini S, Mariani S, Basciani S, Lubrano C, Laghi A and Gnessi L. Visceral fat shows the strongest association with the need of intensive care in patients with COVID-19. [published online ahead of print, 2020 Jul 23] Metabolism- Clinical and Experimental 2020; https://doi.org/10.1016/j.metabol.2020.154319

 

 

 

Il gruppo di ricerca:

La dott.ssa Watanabe MD PhD è ricercatrice presso l'Università La Sapienza di Roma, Italia. Ha conseguito la specializzazione in Endocrinologia e malattie del Metabolismo ed un dottorato di ricerca presso la stessa università ed è stata ricercatrice presso il Beth Israel Deaconess Medical Center, ospedale della Harvard Medical School, Stati Uniti. La sua ricerca si focalizza sulla fisiopatologia del tessuto adiposo. Il dott. Caruso MD PhD è ricercatore presso l'ospedale universitario Sant'Andrea, Sapienza Università di Roma. Ha conseguito la specializzazione in radiologia ed un dottorato di ricerca presso la stessa università ed è stato ricercatore presso la Medical University of South Carolina, Stati Uniti. La sua ricerca si concentra sulla diagnostica per immagini personalizzata e radiomica.



--
www.CorrieredelWeb.it

mercoledì 26 agosto 2020

Covid-19 e dentisti, come curarsi in sicurezza, da Università di Pisa gratis on line volume con linee guida


Covid-19 e dentisti, come curarsi in tutta sicurezza

Disponibile gratis on line un volume con le linee guida realizzato dalla Scuola di Odontoiatria dell'Università di Pisa

La diffusione di COVID-19 è rapidamente diventata un'emergenza mondiale, e la professione odontoiatrica, a causa del rapporto di stretta vicinanza con il paziente e della produzione di aerosol durante la maggior parte delle procedure, è esposta ad alto rischio di contagio. Il gruppo universitario della Scuola di Odontoiatria dell'Università di Pisa fin dall'inizio dell'emergenza si è adoperato nella ricerca di potenziali misure preventive atte a garantire le cure odontoiatriche in sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori.

I risultati hanno portato alla stesura e pubblicazione di un e-book dal titolo "Dental practice in the era of SARS-CoV-2 pandemic: a checklist to enhance safety and good practice", disponibile gratuitamente online (https://www.edizionimartina.com/edizionimartina/dettaglitesti/651.asp ), in cui sono raccolti dei suggerimenti operativi organizzati secondo una vera e propria checklist della pratica clinica in ambito odontoiatrico.

In particolare, oltre a una breve introduzione sull'epidemiologia, le caratteristiche e la cinetica dell'infezione da SARS-CoV-2, sono descritte step-by-step le nuove procedure della pratica odontoiatrica in era COVID-19, identificando principalmente quattro fasi del trattamento odontoiatrico, e descrivendo le varie misure preventive da mettere in atto per ridurre il rischio di infezione. L'accento è posto sulle nuove pratiche, dal triage dei pazienti, sia telefonico che in studio, per escludere la presenza di sintomi e/o eventuali contatti a rischio, all'utilizzo di dispositivi di protezione individuali dedicati, fino ai suggerimenti per limitare la produzione di aerosol durante le procedure terapeutiche.

La speranza degli autori è che questo contributo possa essere di supporto ai professionisti odontoiatri e tutti i loro team in questa nuova fase di attività lavorativa.



--
www.CorrieredelWeb.it

Tumore al pancreas, scoperto ruolo proteina prionica agente morbo della "mucca pazza"

 

NUOVO PRIMATO MONDIALE DELLA RICERCA PISANA SUL RUOLO DELLA PROTEINA PRIONICA (AGENTE MORBO "MUCCA PAZZA") NELLA GENESI E AGGRESSIVITA' DEI TUMORI DEL PANCREAS

Ancora un primato mondiale della ricerca sui tumori del pancreas svolta a Pisa.

Un recente studio effettuato in Aoup in collaborazione con l'Università di Pisa e l'IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS), sotto la responsabilità dei professori Luca Morelli (foto) e Francesco Fornai (foto) e recentemente pubblicato sulla rivista Pancreatology, ha dimostrato infatti, per la prima volta in letteratura, la presenza di prioni, gli agenti responsabili del morbo di Creutzfeldt-Jakob (cosiddetto "della mucca pazza"), nei tumori del pancreas asportati chirurgicamente, documentando anche un possibile ruolo nella loro genesi e nella loro aggressività biologica.

Come è noto, il carcinoma del pancreas è uno dei tumori maligni con più elevato tasso di mortalità per aggressività e tendenza a metastatizzare. Dato l'incremento di incidenza di tale neoplasia, con stime che la prevedono al secondo posto in termini di mortalità per tumore di qui al 2025, la comprensione delle basi biologiche della malattia è fondamentale per migliorarne la prognosi.

In particolare, uno degli aspetti più caratteristici di questo tumore, chiamato "neurotropismo", è la sua spiccata capacità di diffondersi attraverso le strutture nervose peri-pancreatiche (infiltrazione perineurale). Le basi biologiche di tale meccanismo di aggressività sono tuttavia ancora ignote, ed è qui che entrerebbe in gioco la proteina prionica, condividendo anch'essa con il tumore del pancreas proprio un elevato neurotropismo. Non solo quindi agente responsabile del morbo della mucca pazza: recenti evidenze in laboratorio su linee cellulari hanno infatti mostrato un possibile ruolo della proteina prionica nella trasformazione neoplastica e, in particolare, un'associazione tra la sua presenza e l'acquisizione di una maggiore aggressività, ma si tratta di studi in vitro e senza implicazioni clinico-prognostiche.

Lo studio pisano appena pubblicato, invece, presenta per la prima volta i risultati preliminari di un'indagine condotta in vivo su tessuto tumorale prelevato durante interventi chirurgici di resezione pancreatica effettuati nella Sezione dipartimentale di Chirurgia generale dell'Aoup (diretta dal professore Giulio Di Candio), confermando non solo una significativa maggiore concentrazione di proteina prionica nel tessuto tumorale rispetto al tessuto sano, ma anche una più elevata espressione nei tessuti dei pazienti con stadio più avanzato, nonché una maggior tendenza alla presenza di infiltrazione perineurale, rilevando quindi una correlazione con una maggior aggressività biologica.

Il lavoro, frutto della grande esperienza nella conoscenza e nel trattamento della patologia pancreatica da parte del gruppo chirurgico pisano, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica che è punto di riferimento per gli esperti di tumore del pancreas, e rappresenta una ricerca all'avanguardia a livello internazionale.

I risultati, pur preliminari, sono estremamente interessanti poiché rappresentano una novità nel panorama scientifico sulla comprensione della biologia di un tumore così aggressivo, con possibili implicazioni anche sul piano clinico. La proteina prionica sembrerebbe infatti rappresentare per il tumore del pancreas un marker biologico di aggressività e potrebbe essere utilizzata sia dal punto di vista diagnostico sia prognostico ma anche terapeutico, valutando se ad esempio l'uso di specifici agenti che ne riducano la concentrazione, alterandone il metabolismo, si associ a una minore crescita tumorale e a una minore resistenza ai farmaci chemioterapici.

Il lavoro rappresenta il primo passo, dai risultati incoraggianti, di un progetto multidisciplinare di dottorato di ricerca condotto dal dottor Matteo Bianchini (foto), specialista in Chirurgia generale e dottorando di Scienze cliniche e traslazionali dell'Università di Pisa (Dottorato coordinato dal professore Stefano Del Prato), sotto la responsabilità del professore Morelli, associato di Chirurgia generale dell'Università di Pisa e chirurgo esperto nel trattamento dei tumori del pancreas, e del professore Fornai, ordinario di Anatomia umana dell'Università di Pisa e responsabile dell'Unità operativa di Neurobiologia e dei disturbi del movimento dell'I.R.C.C.S. Neuromed, nonché uno dei massimi esperti di proteina prionica e neuroinvasività.

Lo studio, effettuato anche grazie ai contributi dalle Fondazioni Arpa e Tizzi, dei Rotary club di Pisa e Cecina e della famiglia Orvietani, ha visto tra protagonisti anche le dottoresse Maria Anita Giambelluca e Maria Concetta Scavuzzo, biologhe dell'Istituto di Anatomia umana dell'Università di Pisa, il dottor Luca Emanuele Pollina, anatomopatologo Aoup e il dottor Niccola Funel, biologo borsista in Aoup (edm).

Qui sotto il link allo studio:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32828686/




--
www.CorrieredelWeb.it

Covid-19: l’iperglicemia si associa ad una prognosi più sfavorevole - studio Università di Pisa Azienda ospedaliera universtaria pisana

Covid-19: studio rivela che l'iperglicemia si associa ad una prognosi più sfavorevole

La ricerca dell'Università di Pisa e dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana pubblicata sulla rivista "Diabetes Care"

L'iperglicemia, a prescindere da una condizione di diabete conclamato, si associa ad una prognosi più grave nei pazienti affetti da Covid-19. La scoperta arriva da uno studio condotto all'Università di Pisa e all'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (AOUP) pubblicato sulla rivista "Diabetes Care" dal Dr. Alberto Coppelli della UO di Malattie del Metabolismo e Diabetologia a nome del Pisa Covid-19 Study Group. La ricerca ha valutato 271 pazienti ricoverati nell'ospedale di Cisanello a Pisa nella fase più acuta dell'epidemia, dal 20 marzo-30 aprile.
"Abbiamo dimostrato come un valore della glicemia al momento del ricovero maggiore di 140 mg/dl, indipendentemente da una diagnosi nota di diabete, rappresenti un importante campanello d'allarme per identificare soggetti a rischio per i quali è necessario un approccio terapeutico ancora più mirato", spiega Stefano Del Prato, Professore di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Ateneo pisano e direttore dell'Unità Operativa di Malattie Metaboliche e Diabetologia dell'AOUP e coordinatore dello studio.
I pazienti ricoverati in AOUP per Covid-19 sono stati suddivisi in tre gruppi in base al valore glicemico misurato al momento dell'ingresso in ospedale. I tre gruppi selezionati comprendevano pazienti con un livello di glucosio inferiore a 140 mg/dl; pazienti con diabete mellito noto e pazienti senza diagnosi pregressa di diabete e con lglicemia superiori o uguali a 140 mg/dl. Dal confronto di questi dati con i vari profili infiammatori è emerso come l'iperglicemia sia un fattore predittivo indipendente associato a una prognosi più grave nei pazienti affetti da Covid-19.





--
www.CorrieredelWeb.it

Controllo meccanico delle metastasi del cancro al seno

Controllo meccanico delle metastasi del cancro al seno


Ricercatori dell'Università Statale di Milano identificano fattori di controllo fisici e biochimici nella migrazione delle cellule tumorali del cancro al seno. Lo studio pubblicato su due riviste del gruppo Nature combina esperimenti in vitro, in sferoidi 3D e in vivo, con l'analisi quantitativa delle immagini e modelli computazionali. Concetti e idee abitualmente utilizzati in fisica per descrivere la trasformazione di fase nei materiali trovano un'applicazione diretta nel comportamento delle cellule tumorali.



Milano, 26 agosto 2020. La metastasi si verifica quando le cellule tumorali si staccano dal tumore primario e si diffondono attraverso il corpo come singole cellule o collettivamente. In un articolo appena pubblicato su Nature Cell Biology, i ricercatori del Center for Complexity and Biosystems (CC&B) dell'Università di Milano, insieme a collaboratori internazionali dell'Università Radboud di Nijmagen e delle Università di Lipsia e Dresda, hanno dimostrato che nel cancro al seno il passaggio tra migrazione cellulare singola e collettiva può essere controllato da una serie di fattori fisici e biochimici tra cui la rigidità della matrice extracellulare e la stabilità delle giunzioni cellula-cellula.

Per identificare i fattori critici che contribuiscono alla diffusione del cancro al seno, gli autori dell'articolo hanno combinato esperimenti in vitro, in sferoidi 3D, e in vivo, nei topi, con l'analisi quantitativa delle immagini e modelli computazionali. Il risultato principale è che la diffusione di cellule tumorali dipende in maniera cruciale dalla E-caderina, che svolge un ruolo fondamentale come molecola di adesione. Tuttavia, cambiando la rigidità del microambiente (ad esempio la densità della matrice di collagene che circonda le cellule) gli autori sono anche in grado di indurre un cambiamento nella modalità di migrazione delle cellule.

Questi risultati intriganti sono anche commentati dagli autori su Nature Reviews Physics.
"Essere in grado di identificare i parametri di controllo della diffusione del tumore al seno è di fondamentale importanza per combattere le metastasi, che sono le principali cause di morte nei malati di cancro" commenta Caterina La Porta, docente di patologia generale presso il dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali e CC&B dell'Università di Milano.

"E' degno di nota il fatto che concetti e idee abitualmente utilizzati in fisica per descrivere la trasformazione di fase nei materiali trovino un'applicazione così diretta nel comportamento delle cellule tumorali", conclude Stefano Zapperi professore di fisica teorica della materia presso il dipartimento di Fisica e presso il CC&B dell'Università degli Studi di Milano.

Riferimenti:


O. Ilina et al. Nature Cell Biology 2020
doi: 10.1038/s41556-020-0552-6
https://www.nature.com/articles/s41556-020-0552-6

C. A.M. La Porta and Stefano Zapperi, Nature Reviews Physics 2020
doi:10.1038/s42254-020-0213-5
https://www.nature.com/articles/s42254-020-0213-5



Il tuo 5x1000 al Fondo Ricerche Emergenza Coronavirus
Università degli Studi di Milano - codice fiscale 80012650158



--
www.CorrieredelWeb.it

martedì 25 agosto 2020

L'intelligenza artificiale al servizio della medicina: tre casi di successo

L'intelligenza artificiale al servizio della medicina: tre casi di successo

L'analisi di numeri, immagini e parole semplifica la vita dei medici e accelera le diagnosi, ma può velocizzare anche la ricerca scientifica, salvando vite umane. Ecco tre esempi virtuosi che nascono dalla collaborazione tra istituzioni governative, corporate e start-up

A cura di Gianluca Maruzzella, Founder & CEO di Indigo .ai

 

L'intelligenza artificiale sposa il mondo della salute e della medicina. Un matrimonio accelerato dall'emergenza sanitaria del Covid-19 e che lascia molti interrogativi ancora senza risposta, a cominciare dal delicato tema della privacy e della gestione dei dati sensibili dei pazienti, ma che permette di velocizzare le diagnosi e migliorare il dialogo tra dottore e paziente. Di più: può servire alle persone per assumere un determinato farmaco con maggiore consapevolezza, così come semplificare la vita dei ricercatori scientifici aiutandoli a districarsi tra migliaia di pubblicazioni.

L'intelligenza artificiale si muove in tre grandi insiemi: immagini, numeri e parole. Tre verticali che trovano la loro applicazione anche nel mondo della medicina, con obiettivi e sviluppi differenti.

Un classico esempio di applicazione dell'AI al verticale dei "numeri" in campo medico è il supporto dell'intelligenza artificiale nell'analisi quantitativa dei dati del paziente: il supporto di algoritmi predittivi permette di ridurre al minimo eventuali errori di interpretazione. Infatti, grazie ad una serie di dati e utilizzando degli algoritmi di machine learning, la macchina è in grado di aiutare il medico nell'analizzare un campione e diagnosticare la patologia. Se immaginare un'intelligenza artificiale che sappia interpretare e analizzare i numeri ci è tutto sommato semplice (dalla calcolatrice ai file excel ai primi computer, è un concetto a cui siamo abituati), come può invece una AI venire utilizzata nello studio di immagini e parole della medicina? Vediamo alcuni esempi.

Leggere le immagini: Il caso di InnerEye by Microsoft

Se i risultati degli esami e delle analisi sono i numeri che permettono al medico di capire come sta il paziente, le immagini sono le lastre e le risonanze magnetiche (così come le tac, ecc) – che aiutano il dottore a confermare le sue ipotesi in una sorta di combinato disposto. Ed è proprio partendo dall'analisi delle immagini che Microsoft ha creato InnerEye, un sistema che utilizza una libreria sterminata di foto scannerizzate che può capire se il paziente abbia un tumore. L'intelligenza si basa su un algoritmo che impara dalle lastre visionate dai dottori, immagazzina tutte le informazioni e arriva una diagnosi celere con un abbattimento dei costi per l'identificazione dell'eventuale malattia, ma soprattutto facendo risparmiare tempo prezioso al paziente.

Comprendere le parole: in UK è il robot a fare l'anamnesi in real-time

Applicare l'intelligenza artificiale alle parole in medicina è sicuramente più complesso, ma può aiutare il dottore, ad esempio, nel dialogo con il paziente. Come nel caso di Babylon Help, sicuramente un bell'esempio di partnership tra pubblico – il sistema sanitario del governo inglese – e privato, ovvero l'ex start-up britannica. In questo caso è il sistema di intelligenza artificiale a compilare l'anamnesi del paziente in tempo reale, ascoltando la conversazione a distanza tra medico e paziente. Grazie all'utilizzo della videocamera, Babylon Help è in grado di analizzare le espressioni del paziente per capire se sia preoccupato o meno o – per esempio – per essere certi che abbia compreso una domanda particolare. Il sistema, soprattutto, acquisisce e scrive tutte le informazioni necessarie al dottore per una prima diagnosi. In questo modo si abbattono i costi del sistema sanitario, ma si evitano anche lunghi tempi d'attesa negli ambulatori e si garantisce un servizio senza interruzioni. Ovviamente, cambiano anche le competenze stesse dei dottori, che sono chiamati anche ad acquisire conoscenze informatiche – però a vantaggio di uno snellimento notevole delle "carte" da compilare.

Il supporto alla ricerca: l'AI che aiuta gli scienziati contro il Covid-19

L'AI non corre in supporto solo dei medici o dei pazienti: in questo periodo di pandemia chi si occupa di intelligenza artificiale ha cercato di mettere le sue competenze a sostegno della lotta al Coronavirus. Ci abbiamo provato anche noi, insieme al Centro Medico Santagostino, sviluppando Record, un motore di ricerca a disposizione degli scienziati per aiutarli a districarsi tra le migliaia di articoli specialistici che quotidianamente vengono pubblicati sul tema. Infatti, il Covid-19 è un virus nuovo, il mondo intero lo sta studiando e ogni giorno si fanno grandi e piccole scoperte che avvicinano sempre più alla creazione di un vaccino. Per questo gli studiosi hanno bisogno di restare al passo con le ultime novità, senza però sottrarre tempo prezioso alla ricerca attiva. Record diventa uno strumento prezioso in questo senso. Funziona in due fasi: la prima passa attraverso la selezione dei documenti che con ogni probabilità contengono la risposta alla domanda del ricercatore; successivamente attraverso un modello di "question answering" viene fornita una risposta per ciascuno dei documenti selezionati, insieme ad ulteriori informazioni come il titolo, gli autori, la bibliografia e il giornale di pubblicazione con relativo impatto scientifico, per aiutare gli utenti a valutare la rilevanza del documento e l'attendibilità della risposta. Uno strumento per andare "diritti al punto" d'interesse. Uno strumento che speriamo si riveli utile nella realizzazione di un vaccino al virus.

Insomma, il matrimonio tra medicina e intelligenza artificiale non solo è già realtà, ma sta dimostrando in modo sempre più incisivo di poter funzionare, di poter avere un futuro roseo, di avere le basi solide per rivoluzionare in meglio, lentamente ma stabilmente, uno degli aspetti più importanti della vita umana, ovvero la gestione della salute personale e collettiva.

 

Indigo .ai

Siamo uno studio di Conversational AI che progetta e costruisce assistenti virtuali, tecnologie di linguaggio ed esperienze conversazionali. Nati a Settembre 2016 tra i banchi del Politecnico di Milano da un'idea di cinque giovani (Gianluca Maruzzella, Enrico Bertino, Marco Falcone, Andrea Tangredi e Denis Peroni - ad oggi quasi tutti under30), abbiamo realizzato assistenti virtuali per alcune delle aziende più innovative al mondo, tra cui banche, assicurazioni, case farmaceutiche, etc. Abbiamo costruito un framework proprietario di Natural Language Processing che, sfruttando l'intelligenza artificiale, è in grado di comprendere le informazioni nel testo o nella voce in maniera completamente automatica: grazie a questo framework aiutiamo le aziende ad automatizzare conversazioni, efficientare processi, alleggerire il customer care ed ingaggiare i clienti in maniera super personalizzata. Il nostro team è formato da 20 persone e operiamo sia in Italia che all'estero. Tra il 2017 e il 2020 siamo stati scelti due volte come rappresentanti della delegazione delle start-up italiane al CES di Las Vegas e abbiamo vinto tre riconoscimenti del premio Gaetano Marzotto – tra i più importanti nel panorama dell'innovazione.

 





--
www.CorrieredelWeb.it

venerdì 21 agosto 2020

UN DERIVATO FISIOLOGICO DEL COLESTEROLO BLOCCA IL VIRUS DELLA COVID-19

UN DERIVATO FISIOLOGICO DEL COLESTEROLO BLOCCA IL VIRUS DELLA COVID-19

Una collaborazione tutta italiana - con il coinvolgimento dello Startup Panoxyvir - dimostra implicazioni importanti nella terapia di COVID-19

 

La molecola 27-idrossicolesterolo (27OHC) è presente nel nostro corpo come fisiologico prodotto del metabolismo ossidativo del colesterolo

In colture cellulari infettate con il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, il 27OHC è risultato essere un forte inibitore della replicazione virale. La rilevanza di tale evidenza scientifica è ulteriormente sottolineata dalla contemporanea osservazione di un vistoso calo di questa molecola con proprietà antivirali nel sangue dei pazienti COVID-19.

La doppia scoperta, in pubblicazione online sulla rivista scientifica Redox Biology, è il risultato di una cooperazione multidisciplinare tutta italiana, tra Panoxyvir, una start-up innovativa e spin-off accademica dell'Università di Torino, coordinatrice del lavoro, il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB) di Trieste, che ha testato la molecola sul SARS-CoV-2 isolato da individui contagiati, e l'Ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca, che ha monitorato i livelli di 27OHC nel sangue di individui positivi al SARS-CoV-2, asintomatici o con COVID-19 di grado moderato o severo. 

Panoxyvir da tempo puntava sull'attività antivirale ad ampio spettro del 27OHC, avendone già dimostrato la capacità di bloccare i Rhinovirus, i principali agenti del raffreddore comune, e i Rotavirus, la causa più comune di gastroenterite virale nei primi anni di vita, con un meccanismo che non bersaglia direttamente le particelle virali, bensì modifica in modo transiente fattori della cellula ospite necessari ai virus per replicarsi. 

Tra i principali autori della ricerca, oltre ai tre fondatori di Panoxyvir, Giuseppe Poli, patologo generale, David Lembo e Andrea Civra, virologi dell'Università di Torino, Polo San Luigi Gonzaga, vi sono Alessandro Marcello, virologo all'ICGEB, e Valerio Leoni, biochimico clinico presso l'Ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca. 

L'elevata biocompatibilità della molecola, dovuta alla sua origine fisiologica, e l'estrema varietà di virus ad ampia diffusione che è in grado di inibire, come un antibiotico ad ampio spettro nel caso delle infezioni batteriche, candidano il 27OHC ad un rapido sviluppo pre-clinico per giungere al più presto ai primi studi clinici sull'uomo e proporsi come strategia antivirale complementare ai vaccini nel far fronte a pandemie attuali ma anche future. 



--
www.CorrieredelWeb.it

lunedì 17 agosto 2020

Studio del Burlo sul dolore nei bambini con disabilità cognitive

I BAMBINI CON DISABILITÀ COGNITIVE SPERIMENTANO DOLORE, ANSIA E PAURA IN MANIERA MOLTO INTENSA

Uno studio condotto dall'Irccs "Burlo Garofolo" di Trieste dimostra come anche un prelievo di sangue rappresenti per i bambini con deficit intellettivi una procedura molto più fastidiosa e problematica rispetto ai bambini sani

 

Anche un semplice prelievo del sangue può rappresentare un'esperienza particolarmente dolorosa e ansiogena per i bambini con disabilità cognitive. Questo perché, a causa del mal funzionamento dell'area corticale che regola i comportamenti cognitivi complessi, non riescono a controllare, esprimere e verbalizzare dolore o paura. A confermarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell'Irccs materno infantile "Burlo Garofolo" di Trieste, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista pediatrica europea "Archives of Disease in Childhood".


«Grazie a questa ricerca – dichiara il prof. Egidio Barbi, direttore del Dipartimento di Pediatria del Burlo – abbiamo dimostrato che durante una venipuntura, ovvero un semplice prelievo di sangue venoso, a parità di analgesici somministrati e tecniche di distrazione utilizzate, nei bambini con disabilità intellettive si attivano molte più aree nel cervello rispetto ai bambini sani, sperimentando al tempo stesso più ansia e dolore». La mappatura dell'attivazione delle aree cerebrali è stata eseguita tramite la tecnica di spettroscopia nel vicino infrarosso (Nirs) grazie a un'apparecchiatura di ricerca in dotazione al Burlo che, posizionando degli elettrodi sulla testa del paziente, permette di rilevare diversi livelli di attività cerebrale, che risulta essere maggiore nei bambini cerebropatici. Dolore e angoscia sono stati invece valutati utilizzando diverse scale di dolore validate.

 

Le cause dei difetti cognitivi possono essere molteplici, come encefalopatie epilettiche, malattie genetiche rare o paralisi cerebrale infantile che portano a difficoltà o impossibilità di espressione verbale, elaborazione cognitiva, apprendimento. In generale questi bambini, anche nella vita di tutti i giorni provano maggiore dolore rispetto ai coetanei sani a causa dei numerosi disagi correlati alla loro condizione, come problemi muscolari, fratture ossee e carie; a risentirne naturalmente è la qualità di vita, infatti oltre il 50% di questi pazienti sperimenta in media 9 ore di dolore settimanali.

 

«Quanto emerso dallo studio ha permesso di capire che questi bambini – prosegue Barbi –, non solo hanno maggiori cause di dolore, ma difettano di meccanismi cerebrali protettivi per elaborare lo stimolo doloroso e controllarlo, e inoltre faticano a verbalizzare ansia, paura e sofferenza. Questi risultati rappresentano un importante punto di partenza per realizzare protocolli utili a gestire al meglio le procedure dolorose come i prelievi del sangue nei bambini con difficoltà cognitive».

 

Questa ricerca, strettamente collegata alle attività dei Centri delle Malattie Rare, Cure Palliative e Terapia del Dolore, è frutto di un importante lavoro di squadra dell'Istituto. Insieme ai medici della Clinica Pediatrica infatti, è stato determinante il lavoro dello psicologo della neonatologia Stefano Bembich, della specializzanda Francesca Peri e dello staff infermieristico, che oltre a dedicarsi alla ricerca, ha collaborato con le famiglie dei bambini.

«Lo studio dichiara Stefano Dorbolò, Direttore Generale del Burlo – testimonia la particolare attenzione che il nostro Irccs dedica ai suoi pazienti, al di là degli aspetti puramente diagnostici e di ricerca, cercando di rendere le procedure ospedaliere meno fastidiose possibili, anche per i pazienti più fragili e problematici da gestire».


IRCCS Burlo Garofolo - 5x1000 - Finanziamento della ricerca sanitaria - codice fiscale 00124430323



--
www.CorrieredelWeb.it

giovedì 13 agosto 2020

FONDAZIONE THE BRIDGE: FAVORIRE PERCORSI RIABILITAZIONE MALATTIE MENTALI

FONDAZIONE THE BRIDGE: FAVORIRE PERCORSI RIABILITAZIONE MALATTIE MENTALI

RICORDO DI ELENA CASETTO A UN ANNO DALLA SUA SCOMPARSA

A un anno dalla morte di Elena Casetto, Fondazione The Bridge si dichiara vicina al cordoglio e alle istanze espresse da URASAM, ricordando l'importanza di quei principi cardine legati al nuovo concetto di "comunità terapeutica" che Franco Basaglia definì per il ripensamento radicale della presa in carico delle persone affette da disturbi mentali.

Prevenzione, cura e riabilitazione delle malattie mentali non possono che inserirsi in un percorso di forte integrazione tra ospedale e territorio, basato su approcci terapeutici che, accanto agli aspetti prettamente clinici, affianchino la riabilitazione personale finalizzata all'auspicata risocializzazione. Questi sono i fondamentali obiettivi da perseguire con costanza proprio per evitare tragedie come quella ricordato oggi da URASAM col testo che segue.

È passato un anno dalla morte di Elena Casetto, giovane donna di 19 anni ricoverata nel Servizio psichiatrico dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, legata mani e piedi, e trovata carbonizzata nel suo letto, sola, in una stanza chiusa a chiave. Il 13 febbraio scorso a Bergamo, a sei mesi dalla sua morte, presente la madre, il Forum Associazioni per la salute mentale di Bergamol'Unione Regionale Associazioni per la Salute Mentale Lombardia, la campagna e tu slegalo subitola Conferenza nazionale Salute Mentale hanno ricordato Elena e messo le basi per l'appuntamento del 2 aprile Città libere da contenzione. Insieme si può perché da quella morte prendesse avvio un processo per l'abolizione della contenzione nei servizi socio sanitari, con l'impegno delle istituzioni e della comunità tutta. Avevamo chiesto al Sindaco Gori di diventare il "garante" di questo processo. Da quel 13 febbraio sembra passato un tempo infinito. In questi mesi tante altre morti hanno devastato Bergamo. Il contagio del Covid 19 si è abbattuto sulla città. La comunità ha subito sofferenze indicibili, drammatiche perdite di donne e uomini, morti spesso senza la vicinanza di una persona cara. L'appuntamento del 2 aprile non ha avuto luogo. Ora la città con la forza e tenacia dei suoi cittadini si sta risollevando. Ma le ferite restano aperte, il dolore e la sofferenza rimangono. Come rimane il dolore per Elena che, oggi, 13 agosto 2020, ad un anno dalla sua morte, vogliamo non dimenticare. Elena che scriveva poesie, che voleva studiare a Londra, che chiedeva aiuto per il suo dolore. E vogliamo farlo dicendo che nessuno sia più legato, che nessuno più muoia solo. Che la contenzione, pratica inumana, che toglie dignità, soggettività, storia e riduce l'altro/a a corpo da domare, sia abolita in tutti i servizi che assistono persone fragili, in modo da costruire Città libere da contenzione. Questo è il tempo. Il Paese sta ripensando, dopo l'epidemia del Covid, le proprie politiche sociali e sanitarie. La crisi ha evidenziato la centralità dei servizi territoriali, sociali e sanitari. Servizi aperti, radicati nei territori, che operano nelle case e nei luoghi della comunità, che mantengono un rapporto di continuità, di vicinanza, di supporto, perfino "di vigilanza" in particolare nelle situazioni di maggiore vulnerabilità e fragilità. Capaci di valorizzare le risorse, pure residue del soggetto, della famiglia, del vicinato, del contesto, prevenendo e riducendo l'istituzionalizzazione. Oggi di questo abbiamo chiarezza e di questo abbiamo bisogno. Anche per superare la contenzione dobbiamo costruire percorsi di cambiamento culturale, organizzativo e gestionale nelle politiche sociali e sanitarie che nella concretezza dei fatti mettano al centro le persone, i loro diritti, la loro dignità, coinvolgendo la comunità tutta. Perché nessuno più sia legato.

Per il comitato promotore: Giovanna Del Giudice, portavoce campagna e tu slegalo subito, Valerio Canzian, presidente URASAM, Camilla Morelli, per il Forum Associazioni per la Salute Mentale Bergamo.



--
www.CorrieredelWeb.it

martedì 11 agosto 2020

Covid-19: un team di esperti firma un position paper che indica la metodologia efficace per contenere i focolai


SARS CoV2: un team di esperti firma un position paper che indica la metodologia efficace per contenere i focolai e ripartire in sicurezza

Test sierologici rapidi combinati con un sistema di monitoraggio potrebbero permettere la riapertura delle scuole e la ripartenza delle imprese in sicurezza

 

Lodi, 03 agosto 2020 - Un team di scienziati italiani i cui settori di appartenenza spaziano dalla medicina alla tecnologia alla bioingegneria, si fa promotore di un approccio semplice e al tempo stesso efficace per affrontare nuovi focolai della pandemia di Covid-19. La metodologia proposta integra un percorso di rilevazione dei contagi tramite test sierologico "rapido" con un sistema di monitoraggio.

L'inattesa e rapida diffusione della pandemia di Covid-19 (Corona Virus Infection Disease-2019) e le conseguenti misure drastiche attuate per contenerne la propagazione, hanno messo in luce la necessità di strumenti per la sorveglianza sanitaria che da un lato garantiscano lo stato di salute della popolazione e dall'altro permettano la ripresa delle attività produttive in sicurezza.

Il back to work, la ripresa delle attività scolastiche così come la "nuova normalità" della vita quotidiana non possono prescindere da un'azione di tutela dello stato di salute, che deve essere innanzitutto garantita dalla rilevazione dei contagi (soprattutto asintomatici) e dalla mappatura geolocalizzata dei casi positivi, tutto nel rispetto della privacy.

 

A firmare il paper:

Prof. Luigi Nicolais (Responsabile del CTS, Presidente Materias)

Prof.ssa Annamaria Colao (Ordinario di Endocrinologia, Cattedra Unesco "Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile", Università degli Studi di Napoli Federico II)

Prof.ssa Maria Chiara Carrozza (Direttore Scientifico IRCCS Fondazione Don Gnocchi e Professore Ordinario di Bioingegneria Industriale presso l'Istituto Bioingegneria Industriale Scuola Superiore Sant'Anna)

Prof. Maurizio Ferrari (Former President IFCC-International Federation Clinical Chemistry, già Ordinario di Patologia Clinica, Università Vita-Salute San Raffaele)

Prof. Giorgio Ventre (Direttore Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell'Informazione dell'Università di Napoli Federico II)

Prof. Massimo Clementi (Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia, Università Vita-Salute San Raffaele)

 

Lo screening di massa e il monitoraggio cadenzato della popolazione non solo consentono una stima accurata della diffusione del virus, delineando così un profilo epidemiologico, ma rappresentano anche un valido strumento a supporto dei processi decisionali in ambito di politica sanitaria. Ad oggi il tampone rino-orofaringeo che quantizza mediante RT-PCR la carica virale nei pazienti acuti affetti da Covid-19, resta il test diagnostico raccomandato dalle autorità sanitarie per la diagnosi di infezione da Corona Virus. Tuttavia, pur riconoscendone l'efficacia diagnostica, a livello pratico esso presenta numerose criticità che soprattutto nella fase acuta hanno reso difficile la gestione dell'epidemia. L'impiego su larga scala di test sierologici rapidi indirizzati alla ricerca di anticorpi generati in risposta ad una infezione, rispondono a questa esigenza ovviando a queste criticità.  Il livello di sicurezza dei cittadini, inoltre, può essere implementato grazie alla tecnologia. Il tracciamento e la geolocalizzazione dei soggetti positivi può permettere una razionalizzazione delle scelte strategiche che le autorità competenti possono attuare in maniera tempestiva in modo da contenere la diffusione del virus senza ricorrere a misure drastiche per il Paese. La metodologia proposta affianca efficacemente al percorso diagnostico il monitoraggio dei soggetti potenzialmente contagiosi.

 

"Il paper che abbiamo elaborato mette in evidenza la necessità di strumenti integrati, di facile fruizione, che possano garantire la tutela della salute pubblica in questo momento delicato di ripresa e nell'incertezza del prossimo autunno. Le Istituzioni e l'opinione pubblica sono state esposte a messaggi mediatici non sempre corretti riguardo l'affidabilità e la sensibilità dei test rapidi - dichiara il prof. Luigi Nicolais - offuscando l'utilità di tali test e impedendone la diffusione massiva, sulla base di affermazioni senza alcun rigore scientifico che vanno sfatate. L'utilizzo dei test rapidi in combinazione con i sistemi tecnologici, che permettono di monitorare e geolocalizzare i casi positivi isolando i focolai in maniera chirurgica, è una strategia efficace nel contenimento della diffusione del virus. Questo è il messaggio che il Comitato Tecnico Scientifico, di cui sono Presidente, -continua il professore- intende veicolare e di cui si fa portavoce".

 

L'obiettivo del paper è pertanto quello di sensibilizzare a tutti i livelli, anche istituzionali, l'adozione di questo tipo di metodologia in vista del prossimo autunno dove il potenziale ritorno del Coronavirus potrebbe mettere nuovamente in difficoltà il nostro Sistema Sanitario Nazionale.

A promuovere il paper nell'ambito del progetto COVID-GEO sono state le tre realtà aziendali, specializzate nei propri ambiti di competenza, che hanno elaborato il progetto: Materias, incubatore ed acceleratore d'impresa; GeneGIS GI, azienda leader nello sviluppo di applicativi GIS e di geolocalizzazione; Technogenetics, società italiana specializzata nella produzione e commercializzazione di test diagnostici e dispositivi medici, che relativamente al Covid-19 produce tutti i tipi di test (molecolari, sierologici da prelievo e kit rapidi).




--
www.CorrieredelWeb.it

Salute. La molecola che ripulisce gli ingranaggi della memoria

La molecola che ripulisce gli ingranaggi della memoria

Ricercatori dell'Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo, hanno dimostrato che la Spermidina, una sostanza presente naturalmente in molti cibi, è in grado di correggere i difetti di memoria, rimettendo in moto i neuroni, in soggetti di mezza età predisposti al declino cognitivo grazie alla sua azione di "pulizia" degli aggregati proteici tossici accumulati nel cervello. Lo studio è pubblicato sulla rivista Aging Cell

 

Un team di ricerca dell'Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e del Telethon institute of genetics and medicine (Tigem) coordinato da Elvira De Leonibus, in uno studio pubblicato sulla rivista Aging Cell, descrive uno dei possibili meccanismi attraverso cui la Spermidina, in soggetti di mezza età predisposti al declino cognitivo, ripristina la memoria nell'invecchiamento grazie alla sua azione di "pulizia" degli aggregati proteici tossici accumulati nel cervello. La Spermidina è una poliammina in grado di favorire la longevità attraverso un'azione protettiva sul sistema cardiaco ed è stata anche testata sulla neurodegenerazione nella drosofila, il moscerino della frutta.

"Non tutti gli individui mostrano una riduzione delle capacità mnemoniche con l'avanzare dell'età, ma quelli che la mostrano lo fanno molto precocemente e, in genere, i sintomi di declino mentale si associano all'accumulo, nei neuroni, di aggregati proteici di alfa-sinucleina e di beta amiloide che possono arrivare a formare delle fibrille - o dei filamenti - potenzialmente tossici per le cellule", spiega De Leonibus. "In una cellula giovane questi aggregati, considerati scarti cellulari, sono racchiusi all'interno di una vescicola (autofagosoma) che si occupa di traghettarli nel lisosoma, un organello che li scompone e ne ricicla i costituenti lì dove possibile. Con l'invecchiamento gli aggregati aumentano e la capacità degradativa dei lisosomi si riduce".


Studi recenti hanno messo in evidenza che la Spermidina, naturalmente presente in molti cibi, stimola l'autofagia, il processo di pulizia interna delle cellule, e quindi ne migliora le capacità degradative. "Il nostro laboratorio si occupa di identificare i meccanismi precoci che precedono lo sviluppo della demenza nei modelli animali", spiega De Leonibus che ha condotto la ricerca insieme a Giulia Torromino (post-doc Cnr-Ibbc) e Maria De Risi (post-doc Cnr-Ibbc e Tigem). "Per identificare i soggetti di mezza età con una memoria vulnerabile, abbiamo utilizzato un test di memoria in cui si potesse manipolare la quantità di informazioni da ricordare (il numero di oggetti), in modo da rendere il compito più difficile e sfidante. Questo ha permesso di separare soggetti della stessa età in grado di ricordare fino a 6 oggetti diversi da quelli in grado di ricordarne al massimo 2. Nei soggetti di mezza età che falliscono il compito di ricordare 6 oggetti diversi, i lisosomi dei neuroni sono ingrossati e 'ingolfati' di aggregati di alfa-sinucleina nell'ippocampo, una particolare regione del cervello che è cruciale per la memoria".


"Questo ingolfamento dei lisosomi - continua De Leonibus - è accompagnato da un difetto nell'attivare quei processi di comunicazione tra neuroni che sono necessari nei giovani per formare nuove memorie e che sono mediati dalle sinapsi attraverso il recettore del glutammato, AMPA. Questi processi risultano invece inalterati nei soggetti giovani, o in quelli invecchiati ma con memoria intatta. Lo studio ha dimostrato che un trattamento di un mese con la Spermidina stimola l'espressione del fattore di trascrizione TFEB (scoperto nel laboratorio di Andrea Ballabio al Tigem) che controlla i geni responsabili della degradazione per autofagia e favorisce in tal modo la pulizia della cellula dagli aggregati di alfa-sinucleina e di beta amiloide. Una volta liberata la cellula da questi aggregati, si osserva che la comunicazione sinaptica, attraverso il recettore AMPA, viene ripristinata in modo che la memoria possa funzionare anche in condizioni di elevato carico di informazioni nei soggetti che presentavano il difetto. Continueremo a studiare gli effetti della Spermidina nelle malattie neurodegenerative, da sola e in combinazione con altri trattamenti, e cercheremo di verificare se un arricchimento della dieta possa essere sufficiente per prevenire l'insorgenza della demenza".

Lo studio è il risultato di un lavoro costruito con un network di collaboratori italiani (Università la Sapienza di Roma, Università di Milano, Fondazione Santa Lucia, oltre al Cnr e al Tigem) e internazionali (Université Paris Descartes-Sorbonne) ed è stato supportato da un finanziamento assegnato a Elvira De Leonibus dall'Associazione Americana per l'Alzheimer e dal progetto "Invecchiamento" (gestito dal Cnr per conto del Miur).

 

Roma, 6 agosto 2020

 

Figura 1: [A] neuroni (in Blu) del cervello di soggetti di mezza età, che non presentano difetti di memoria (ricordano fino a 6 oggetti diversi). In questi soggetti ci sono punti verdi (i lisosomi) di piccole dimensioni, e pochi punti gialli (aggregati di alfa-sinucleina). [B] soggetti con difetti di memoria (ricordano solo 2 oggetti diversi), con tanti punti verdi e soprattutto di grandi dimensioni perché riempiti di alfa-sinucleina. [C] neuroni dei soggetti con difetto di memoria in cui i punti gialli sono stati ripuliti dalla Spermidina e la loro memoria è tornata identica (ricordano 6 oggetti diversi) a quella dei soggetti nella foto A.




--
www.CorrieredelWeb.it

Salute: no al fai da te: regole e abitudini per tornare in forma

NO AL FAI DA TE: PER TORNARE IN FORMA OCCORRONO REGOLE NEL MOVIMENTO E CORRETTE ABITUDINI ALIMENTARI


L'alleanza di Barilla, Coop e Danone (aBCD), che ha promosso il progetto Vivismart per educare bambini e famiglie a modelli alimentari corretti, racconta con l'aiuto di Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), come rimettersi in forma – con un occhio di riguardo per i più piccoli – in questa particolare estate

 

Milano, agosto 2020 – L'estate è il momento in cui, dopo le fatiche sostenute durante dell'anno, qualche eccezionale strappo alla regola è bonariamente concesso. Tuttavia, tra chi ha mangiato davanti al pc e chi sul divano guardando la tv, l'estate 2020 arriva dopo un periodo ancora più complicato in cui gli italiani sono stati chiusi per mesi in casa e in cui si sono ridefinite abitudini alimentari non sempre salutari. aBCD, con il supporto del Dott. Gerardo Medea, Responsabile Macroarea Prevenzione di SIMG, spiega cosa fare per riprendersi dopo il lockdown in maniera sana e intelligente.

   

Afferma Medea: "Questo periodo è un'ottima occasione per fare un esame di coscienza, vedere in maniera lucida come abbiamo vissuto gli ultimi mesi e capire quali errori sono stati fatti. La voglia di rimettersi in forma, se unita alla consapevolezza di aver assunto comportamenti scorretti, può trovare in questo mese nuova forza e convinzione. Due sono gli aspetti principali da tenere in considerazione: combattere e ribaltare la sedentarietà, eliminare cibi e bevande non salutari".

   

Un principio da tenere in mente è che diete fai da te e sedentarietà (o un'attività fisica inappropriata) non solo sono controproducenti ma possono anche essere dannose per l'organismo. Gradualità e consapevolezza sono i punti di partenza, sia che si parli di regime alimentare che di movimento.

   

Prosegue Medea: "Il movimento, soprattutto quello dei bambini, ha bisogno di regole. Non ci si improvvisa sportivi se il nostro corpo non è abituato a sostenere un determinato tipo di sforzi. Dopo mesi di inattività la prima cosa da fare è quella di creare una routine, cioè riabituarsi a fare movimento e attività fisica. Ben vengano, per i più piccoli, le attività ludiche organizzate o il lasciarli liberi di giocare all'aria aperta con i propri amici di scuola o di vicinato (nel rispetto delle norme di sicurezza Covid 19). Quello che conta è e il rischio che restino tra le mura domestiche incollati al televisore, ai devices tecnologici o ai videogames".

 

Ripreso il movimento, l'alimentazione viene subito dopo. Anche in questo caso la parola d'ordine è: essere consapevole di cosa fatto nei mesi precedenti per non ripeterlo ancora. Per l'esperto, dunque, è fondamentale non solo eliminare cibi e bevande non equilibrate ma ricostruire un'abitudine alimentare sana e intelligente in ogni pasto della giornata.

   

Spiega Medea: "La colazione è il primo pasto e per questo deve essere curato in ogni dettaglio. Deve essere ben strutturato ed equilibrato, soprattutto per i bambini. Biscotti secchi, latte, yogurt e frutta di stagione dovrebbero essere presenti ogni mattina su tutte le tavole. Spostandoci poi più avanti nella giornata, dobbiamo sforzarci di non eccedere con porzioni e quantità a pranzo, che deve essere completo e contenere tutti i nutrienti fondamentali. A merenda, poi, occorre privilegiare uno snack di qualità come una fetta di pane meglio integrale con la marmellata o con un formaggio spalmabile poiché bilancia gli apporti di carboidrati, grassi, fibre e proteine. Molto importante, infine, è l'idratazione: oltre ad evitare bevande gassate e zuccherate, credo sia molto importante rieducare le famiglie italiane a mettere l'acqua a tavola anche quando si va a cena fuori. L'acqua – conclude Medea – oltre ad essere elemento vitale per tutti i processi metabolici dell'organismo è anche una fonte di molti minerali. Non 'camuffa' il sapore dei cibi, che possono essere gustati con i propri aromi originali, senza pericolosi 'addolcimenti', particolarmente dannosi per l'elevato apporto calorico e l'educazione alimentare dei bambini".




--
www.CorrieredelWeb.it

Sport estivi post lockdown, il rischio d'infortuni agli arti inferiori aumenta del 45%: dagli esperti ecco il vademecum per prevenirli e curarli

SPORT ESTIVI, NEL POST LOCKDOWN AUMENTA DEL 45% IL RISCHIO DI INFORTUNI AGLI ARTI INFERIORI: ECCO IL VADEMECUM DEGLI ESPERTI PER PREVENIRLI E CURARLI

Sottoporsi a un completo check up fisico prima di partire, eseguire esercizi di stabilità muscolare, mantenere una postura corretta e non sottovalutare l'idratazione della pelle. Sono questi alcuni dei consigli degli esperti per prevenire i più comuni infortuni legati agli sport estivi dopo il lockdown e la prolungata sedentarietà: da una ricerca americana dell'APTA è infatti emerso come il rischio di traumi agli arti inferiori quest'anno sia in aumento del 45%.

 

La quarantena è ormai un ricordo per gli italiani e l'estate rappresenta la giusta occasione per cercare di tornare alla normalità dedicandosi ai più amati sport da spiaggia e in acqua come nuoto, beach volley, surf, wakeboarding e stand up paddle. Attività sportive ricercate, ma al tempo stesso fonti di lesioni e traumi, soprattutto dopo un prolungato periodo di lockdown che ha visto il prevalere di sedentarietà e regimi alimentari scorretti. Stando a un recente ricerca dall'American Physical Therapy Association, infatti, il rischio d'infortuni agli arti inferiori e legato agli sport estivi è in aumento del 45%. Scenario allarmante che interessa ad esempio le 23 milioni di persone in tutto il mondo che praticano surf, secondo un'indagine dell'International Surfing Association (ISA), e gli oltre 5 milioni di Italiani che secondo l'ISTAT prediligono il nuoto come sport in estate. Quella degli sport estivi è una vera e propria tendenza social: basti pensare che su Instagram sono oltre 2 milioni i post con l'hashtag #watersports e oltre 44mila i post con l'hashtag #summersports. Un trend che riguarda anche numerose celebrities: da Chris Hemsworth a Cameron Diaz, amanti del surf, da Vanessa Hudgens a Kate Hudson, innamorate del trekking estivo, fino ad arrivare a Leonardo DiCaprio, amante del beach volley. Ma quali sono le raccomandazioni per evitare gli infortuni più comuni e curarli al meglio? Secondo gli esperti la prevenzione inizia prima di partire, sottoponendosi a un check up fisico completo e ad una valutazione della postura, e continua a tavola con un regime alimentare equilibrato. Una volta in viaggio diventa fondamentale idratare la pelle, eseguire esercizi di riscaldamento muscolare volti a rafforzare glutei e addominali e indossare attrezzature sportive idonee. Per recuperare in tempi rapidi da traumi e lesioni, infine, un valido aiuto arriva dalla laserterapia Theal Therapy di Mectronic.

 

"Dopo il lockdown possiamo finalmente tornare a tuffarci in acqua e praticare sport in spiaggia, seguendo le principali regole di sicurezza, ma è necessario non esagerare con le attività sportive. Dedicarsi al windsurf e allo stand up paddle senza un adeguato allenamento, per esempio, può causare numerosi danni agli arti inferiori e provocare complicazioni sulla pelle se esposti troppo tempo alla luce del sole senza le adeguate protezioni – ha spiegato la dott.ssa Angela Amodio, fisioterapista specializzata in neuroriabilitazione – Per questo motivo è fondamentale eseguire un check up completo prima di dedicarsi a queste attività in acqua, eseguire esercizi finalizzati al rinforzo strutturale di addominali e glutei, idratarsi e controllare la postura. Consigli validi anche per chi pratica in maniera amatoriale nuoto e wakeboarding, e che sono più soggetti a stress muscolari, distorsioni e lesioni. Per curare in tempi rapidi lesioni e traumi, infine, un valido aiuto arriva dalla Theal Therapy e dalla sua tecnologia laser che massimizza gli effetti terapeutici e si adatta al fototipo di ciascun individuo, garantendo un'azione termocontrollata e personalizzata". Ma quali sono gli infortuni più frequenti legati agli sport estivi? Secondo la National Health Association il più pericoloso risulta essere il surf con il 67% di trauma cranici, 20% di lacerazione agli arti inferiori e 13% di contusioni. A seguire il beach volley che, se praticato in maniera scorretta, può dar vita a lussazioni alle spalle (50%), microtraumi ai gomiti (32%), e fratture delle dita (18%). Ma non esistono soltanto i traumi da spiaggia perché sempre più appassionati decidono di praticare attività fisica ad alta quota, praticando trekking, jogging e mountain bike. In questo caso i traumi più frequenti riguardano le distorsioni alle caviglie (43%), dovuti all'instabilità del terreno, strappi muscolari alla schiena (36%), causati da un carico di lavoro eccessivo a danno della colonna vertebrale, e fratture delle falangi dei piedi (21%), dovute a un errato utilizzo dei bastoncini da trekking.  

 

Ecco infine il vademecum degli esperti per prevenire e curare gli infortuni legati agli sport estivi:

 

1)   SOTTOPORSI A UN CHECK UP FISICO PRIMA DI PARTIRE

Il prolungato periodo di lockdown ha aumentato la sedentarietà: diventa per questo fondamentale controllare la propria preparazione fisica e atletica prima di andare in vacanza.

 

2)   SEGUIRE UN REGIME ALIMENTARE EQUILIBRATO

La corretta soddisfazione del fabbisogno alimentare permette di evitare l'esposizione al rischio di infortuni e malesseri fisici, soprattutto in spiaggia e in acqua.

 

3)   RIMANERE COSTANTEMENTE IDRATATI

Una buona idratazione è fondamentale per mantenere la corretta produzione di elettroliti, evitando i più comuni crampi e stiramenti, soprattutto quando il sole picchia forte in spiaggia.

 

4)   ESEGUIRE ESERCIZI DI RINFORZO MUSCOLARE

Gli esercizi di core stability per glutei e addominali attivano il sistema cardio-circolatorio e incrementano l'attenzione durante l'attività sportiva.

 

5)   BILANCIARE IL RAPPORTO TRA ATTIVITÀ FISICA E RIPOSO 

Praticare intensa attività fisica in estate, soprattutto per chi lo fa in maniera amatoriale senza adeguata preparazione, aumenta il rischio di infortuni: per questo è necessario osservare un periodo di riposo.

 

6)   INDOSSARE LE GIUSTE ATTREZZATURE SPORTIVE

Indossare un abbigliamento tecnico adeguato e dotarsi di calzature idonee al terreno sabbioso risulta fondamentale per evitare movimenti scorretti, soprattutto in caso di corsa.

 

7)   MANTENERE UNA POSTURA CORRETTA

Una buona postura è fondamentale per non compromettere la tecnica di esecuzione della corsa, evitando lesioni frequenti agli arti inferiori.

 

8)   RICONOSCERE I PROPRI LIMITI

Ascoltare se stessi e i segnali del proprio corpo diventa fondamentale per comprendere quando fermarsi e ripartire con l'attività fisica.

 

9)   IDRATARE LA PELLE CON CREME AD HOC

Durante la corsa in spiaggia è fondamentale proteggersi da filtri solari per evitare scottature e il rischio di insolazioni.

 

10)             IN CASO DI INFORTUNIO UTILIZZARE LA LASERTERAPIA

L'ausilio del laser Theal Therapy si è rivelato estremamente utile nella cura e nel recupero in tempi più rapidi di patologie acuto-croniche.




--
www.CorrieredelWeb.it

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *