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martedì 29 settembre 2020

WM CAPITAL: BOX DELLA SALUTE - DEPOSITATO IL BREVETTO A LIVELLO INTERNAZIONALE, VALIDO ANCHE PER L'ITALIA, DELLA NUOVA SOLUZIONE IN MOBILITA'


WM CAPITAL: BOX DELLA SALUTE – DEPOSITATO IL BREVETTO A LIVELLO INTERNAZIONALE, VALIDO ANCHE PER L'ITALIA, DELLA NUOVA SOLUZIONE IN MOBILITA'

 

Grazie al sistema di interconnessione di piattaforme informatiche allineate alle reti mobile 5G, il Box della Salute diventa una clinica mobile in grado di erogare screening, diagnosi e teleconsulto in tempo reale sui principali sistemi di trasporto.

 

Milano, 29 settembre 2020

 

WM Capital S.p.A. ("WM Capital" o la "Società"), società quotata su AIM Italia, specializzata nel Business Format Franchising che si occupa della commercializzazione e distribuzione in esclusiva per l'Italia del Box della Salute, comunica che il 28 settembre 2020 è stata depositata una domanda di brevetto internazionale, quindi valida anche in Italia,  in cui è descritta una nuova soluzione tecnica del Box della Salute che ne permette l'uso anche su sistemi di trasporto aerei, marittimi e ferroviari. Grazie alla piattaforma presente all'interno del Box della Salute, certificata come dispositivo medico di classe IIa, è possibile collegarsi con il medico da remoto, anche da aeromobili, navi e treni, usufruendo di un consulto immediato oltre che di un referto valido nel rispetto della normativa sulla privacy grazie ad una trasmissione dei dati in tempo reale, veloce e sicura.

 

Grazie al nuovo ambito di operatività, il Box della Salute si trasforma e diventa una vera e propria unità sanitaria mobile da remoto, con il supporto teleguidato del medico che spazia dal monitoraggio al consulto alla refertazione e sino al suggerimento di eventuali ulteriori esami da eseguire attraverso i dispositivi di autoanalisi presenti all'interno del Box della Salute.

 

L'attività di commercializzazione e distribuzione del Box della Salute, di cui WM Capital è mandataria esclusiva per l'Italia, potrebbe trarre beneficio dall'innovazione apportata dalla nuova soluzione in mobilità. In attesa del riscontro di mercato, la Società non è in grado di stimare ad oggi eventuali impatti significativi sul proprio bilancio.

 

Fabio Pasquali, Amministratore delegato di WM Capital S.p.A., dichiara: "Il nuovo ambito di applicabilità del Box della Salute ci consente di esplorare commercialmente in Italia nuovi mercati che tipicamente non hanno presidi sanitari adeguati e sono quindi carenti di personale specialistico. Il Box della Salute diviene quindi una vera e propria clinica mobile in grado di fornire assistenza sanitaria anche in siti e situazioni finora impensati. Tutto ciò sfruttando anche la capacità, offerta dal software medico integrato e dalle potenti connessioni mobile disponibili, di far interagire medici e specialisti a distanza, che oltre a refertazione e teleconsulto sono in grado fornire ulteriore supporto all'utente nella fruizione dei servizi".

 

WM Capital (WMC:IM), società specializzata nella creazione e sviluppo di Business Format Franchising e PMI innovativa dal 2017, affianca le imprese nel proprio processo di crescita per linee esterne attraverso lo sviluppo di sistemi franchising in Italia e all'estero, conferendo know-how industriale e operativo e mettendo a disposizione un network qualificato di operatori internazionali. Opera attraverso le tre aree di attività Consulenza, Comunicazione, Financial Advisory e la divisione Health Tech, specializzata nella ricerca e sviluppo di piani strategici in ambito HealthCare con l'ausilio del Box della Salute a favore del benessere delle reti. La società è attiva anche nel settore Multimedia attraverso il brand AZ Franchising, espressione dell'omonima piattaforma costituita dal mensile AZ Franchising. Nella sua esperienza ultraventennale WM Capital ha seguito oltre 700 brand appartenenti a 50 settori differenti e grazie all'expertise acquisita seleziona modelli di business innovativi in settori con elevate potenzialità di crescita, fornendo un set completo di strumenti e servizi volti ad aumentarne il valore nel tempo.

 

 

 




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domenica 27 settembre 2020

Sostenere le difese immunitarie in modo naturale: da Metagenics formulazioni innovative per gli integratori di ultima generazione


Sostenere le difese immunitarie in modo naturale:

da Metagenics formulazioni innovative per gli integratori di ultima generazione 

Dalla ricerca Metagenics le novità a base di sostanze naturali con maggiore evidenza di efficacia e sicurezza.

La linea di prodotti ImmuDefense, contenenti vitamina C, vitamina D, zinco e selenio, ha una formulazione indicata per tutti i soggetti adulti e una per chi necessita sostegno più forte arricchita con tè verde e beta-glucani Wellmune®, gli unici beta-glucani da lieviti approvato dalla Comunità Europea come "novel food". Inoltre, i prodotti contengono quercetina

 

Con l'avvicinarsi della stagione fredda è importante preparare il nostro organismo a proteggersi da fattori esterni. Il sistema immunitario, per svolgere al meglio le sue funzioni, necessita di un adeguato apporto di vitamine e minerali: in particolare vitamina D, zinco, selenio e vitamina C sono indispensabili nel sostenere il sistema immunitario e le difese naturali in generale. Ma non solo; molte sostanze di origine vegetale o fungina hanno dimostrato di essere efficaci nell'aiutare l'organismo ad avere la massima resilienza e resistenza di fonte agli attacchi invernali.

Nel panorama degli integratori alimentari a sostegno dell'immunità Metagenics, uno dei più importanti produttori e distributori di micronutrizione ad alto impatto, lancia ImmuDefense,una nuova linea di prodotti che contengono, oltre ai micro-nutrienti classici, anche ingredienti innovativi: quercetina, estratto di tè verde e il beta-glucano Wellmune®.

 

Gli integratori ImmuDefense contengono i principali micro-nutrienti classici che sostengono il normale funzionamento del sistema immunitario e le difese naturali. Si tratta di vitamina D, sostanza da tempo nota per i suoi effetti sull'omeostasi del calcio e oggi conosciuta anche per il suo effetto; vitamina C, che svolge un'importante azione di sostegno all'attività dei macrofagi, principali attori dell'immunità innata; zinco ad alta biodisponibilità, di cui necessitiamo un apporto giornaliero per coadiuvare numerosi meccanismi biochimici che coinvolgono tutte le cellule del sistema immunitario; e selenio, micronutriente essenziale che svolge un ruolo fondamentale.

 

«La quercetina – spiega Maurizio Salamone, direttore scientifico di Metagenics Italia – è un flavonoide naturalmente presente in alimenti come capperi, cipolle o uva. È nota principalmente per le sue proprietà antiossidanti, ma studi recenti ne hanno evidenziato le straordinarie caratteristiche e potenzialità». Gli integratori della linea Immudefense contengono quercetina a diversi dosaggi: 50mg per capsula per Immudefense, prodotto indicato per tutti i soggetti adulti, e 125mg per capsula per ImmuDefense Forte, indicato per chi necessita di un sostegno maggiore.

ImmuDefense Forte contiene inoltre estratto di tè verde concentrato al 40% in Epigallocatechina gallato che aiuta il buon funzionamento del sistema immunitario.

Immudefense Forte contiene ancheWellmune®. «Si tratta di un beta-glucano derivato da lievito – spiega sempre Salamone –. Il brevetto Wellmune® si basa su un metodo di estrazione che garantisce una forma con struttura molecolare più ramificata e di conseguenza più resistente». Wellmune® è un ingrediente approvato dalla Comunità Europea come "novel food", unico beta-glucano da lievito ad avere ottenuto questo riconoscimento.

 

Gli integratori della linea ImmuDefense sono formulati in modo da sfruttare le sinergie tra gli ingredienti per il massimo risultato a fronte di un dosaggio fisiologico. La scelta delle forme chimiche permette il massimo assorbimento senza che ci sia competizione tra gli ingredienti.

ImmuDefense e ImmuDefense Forte sono sicuri e ben tollerati nella maggior parte dei soggetti, anche negli anziani e nei soggetti in trattamento con farmaci. Possono essere assunti in qualsiasi momento della giornata, sia a stomaco vuoto che a stomaco pieno, e svolgono appieno la loro azione se abbinati a uno stile di vita sano.

 

 

Metagenics - Metagenics, produttore e distributore leader di micronutrizione di livello scientifico, è un gruppo attivo a livello globale. Metagenics Europe serve e coordina l'intero mercato europeo dalla sua sede centrale a Ostenda (Belgio). Questa è anche la sede dell'azienda di produzione. Metagenics Europe impiega 300 persone in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Francia e Italia e ha registrato un fatturato totale di 68 milioni di euro nel 2019. La sede di Metagenics Italia è a Milano.



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venerdì 25 settembre 2020

Come lo stress influisce sulla nostra salute visiva

Lo stress influisce sulla nostra salute visiva?

 

 

>> Lo stress non solo influenza il nostro stato d'animo, ma può anche influire negativamente su alcuni organi del corpo, come gli occhi. 

 

>> Tic e tremori alle palpebre sono tra i problemi più comuni, ma possono verificarsi anche episodi di visione offuscata o perdita improvvisa della vista. 

 

 

10 settembre 2020 - Settembre è, di solito, uno dei mesi più stressanti dell'anno. Con la fine delle vacanze, tornano le giornate di scuola per i più piccoli e le lunghe giornate di lavoro per gli adulti, e il nostro ritmo di vita accelera. Questo, insieme all'incertezza generata dall'attuale situazione sanitaria, può incidere sulla nostra salute.

 

Lo stress può influire su di noi in diversi modi: può farci perdere o aumentare l'appetito, la perdita di capelli, le contrazioni muscolari... ma, però come può influire sulla nostra vista?

 

Principali malattie oculari legate allo stress

 

"Le conseguenze più comuni dello stress, che possiamo riscontrare nei nostri occhi, sono i tremori o i tic, tecnicamente noti come tremori palpebrali", spiega il Dr. Fernando Llovet, Direttore Medico di Clinica Baviera Madrid.

 

"Questi tremori si verificano in un piccolo muscolo detto Müller che fa parte di quelli usati per alzare la palpebra e che non influenzano il movimento dell'occhio stessoQuesto muscolo, il cui funzionamento è controllato dal sistema nervoso simpatico, agisce involontariamente e può essere attivato in situazioni di stress in cui si rilascia molta adrenalina. A parte il disagio, il tremore all'occhio di solito non ha alcun effetto clinico sulla vista, quindi non è necessario normalmente applicare un trattamento per fermarlo e, inoltre, si tratta spesso di un disagio temporaneo", aggiunge il Dr. Llovet.

 

Oltre ai tremori palpebrali, esistono problemi più gravi che richiedono l'attenzione di uno specialista. Questo è il caso in cui si verifica una visione offuscata o anche la perdita improvvisa della vista, detta amaurosis

 

Secondo lo specialista: "Tali sintomi possono essere causati perché lo stress da una parte ha provocato un'infiammazioneall'interno dell'occhio -maculopatia sierosa centrale- oppure haaumentato la pressione intraoculare, con il rischio, a lungo termine, di soffrire di glaucoma. Per questo motivo, se avvertiamo questo tipo di disagi, anche solo momentaneamenteci dobbiamo rivolgere ad un oculista sottoponendoci ad una visita mirata avalutare il trattamento più appropriato da adottare".

 

Come possiamo prevenire

 

Non esiste un gruppo di persone maggiormente predisposta ai disturbi agli occhi, tutti possono soffrirne in qualsiasi momento. Per questo motivo, Clinica Baviera raccomanda di evitare o limitare il consumo di sostanze stimolanti, come la caffeina o la taurina, che può alterare ancora di più la situazione. Dovremmo inoltre cercare di dormire un numero adeguato di ore, provare a mangiare correttamente e fare un po' di sport per aiutare l'organismo a sciogliere la tensione accumulata.

 

"In molte occasioni il nostro corpo può interpretare un alto livello di stanchezza come stress, quindi è importante riposarsi un minimo di otto ore, e fare piccole soste durante la giornata lavorativa per aiutarci a riposare gli occhi. D'altra parte, è anche positivo sfruttare il tempo libero per ridurre le ore d'esposizione agli schermi e fare altre attività che ci permettono di usare la visione in lontananza, come il camminare", ricorda il Dr. Fernando Llovet.

 

 

 

Clinica Baviera è un Istituto Oftalmico Privato, non in franchising, presente in Europa con oltre 80 cliniche (Italia, Spagna, Germania e Austria). In Italia è a Milano, Torino, Varese e Bologna. Fondata oltre 25 anni fa, Clinica Baviera ha fatto del miglioramento della qualità della vista delle persone la sua ragione d'essere. Il suo team medico, composto da oltre 200 oftalmologi, è organizzato in diverse unità specializzate (chirurgia refrattiva, presbiopia, cataratta, retina, oftalmologia e strabismo, chirurgia plastica oculare, glaucoma. cornea e cornea Neurophalmology) ed offre un servizio completo per il trattamento dei problemi e delle patologie della vista, basato su criteri di qualità e sull'utilizzo delle più moderne tecniche di microchirurgia.



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CORONAVIRUS. PRESENTATO OGGI RAPPORTO ANNUALE I-COM


CORONAVIRUS. I-COM: COMPARTO FARMACEUTICO HA RUOLO CHIAVE LOTTA COVID-19
 
Roma. - "Il comparto farmaceutico ha giocato, e continua a giocare, un ruolo fondamentale nella lotta al Covid-19 e, piu' in generale, nel Servizio sanitario nazionale". Lo ha detto il direttore
dell'area Innovazione di I-Com, Eleonora Mazzoni, in occasione del webinar organizzato oggi per presentare il rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico, dal titolo 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN', condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com).
"Oggi piu' che mai- ha proseguito Mazzoni- ripensare il ruolo dei farmaci e dei dispositivi medici all'interno del Servizio sanitario nazionale e' un intervento prioritario, realizzabile solo se le scelte di politica sanitaria e farmaceutica verranno integrate con strumenti di politica industriale capaci di sostenere tanto gli investimenti nazionali quanto quelli dall'estero". Questi ultimi, secondo Mazzoni, dovrebbero essere diretti a realizzare un'assistenza sanitaria "capace di acquistare le tecnologie disponibili al momento per rispondere in maniera adeguata alle previsioni del fabbisogno di cura della popolazione", ha concluso.
 
DURANTE EPIDEMIA TELEVISITA SERVIZIO PIÙ UTILIZZATO, IN 45%CASI 
"SEGUONO MONITORAGGIO (32%), TELECONSULENZA (9%) E TELECONSULTO (5%)"
 
Roma. - "Il servizio piu' utilizzato durante l'epidemia da Covid-19 e' stato quello della televisita (45%), che ha permesso di sopperire all'imposta distanza tra medico e paziente. Seguono, poi, il monitoraggio (32%), la teleconsulenza (9%), il teleconsulto (5%), l'assistenza da remoto, compresa quella svolta per e all'interno delle RSA (7%) e, infine, la telecompagnia (2%)". È quanto emerge dal rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com) e presentato oggi nel corso di un webinar a cui hanno preso parte accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo produttivo. Titolo del rapporto: 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN'.
La crisi innescata dalla pandemia da Covid-19, dunque, ha impresso una significativa accelerazione alla semplificazione amministrativa nel settore della e-health e incoraggiato un impiego piu' diffuso, snello ed efficiente, di soluzioni digitali gia' da tempo disponibili. Tra tutte, la telemedicina, il cui importante contributo nel rafforzamento della rete ospedale-medici-territorio e' emerso chiaramente nel corso della crisi sanitaria degli ultimi mesi. "La necessita' di predisporre e utilizzare strumenti digitali e di telemedicina nella gestione dell'emergenza ha accelerato processi che sembravano fermi da tempo e dato vita a diverse soluzioni virtuose nelle regioni italiane", ha commentato il presidente dell'Istituto per la Competitivita', Stefano da Empoli, che poi ha indicato gli interventi prioritari da mettere in campo da questo punto di vista: "È necessario continuare ad agire per lo sviluppo dell'agenda digitale, con particolare riferimento alla dematerializzazione delle ricette, alla telemedicina, al Fascicolo sanitario elettronico e al digital therapeutics, mettendo a sistema le procedure attivate durante l'emergenza sanitaria".
 
 IN VENETO ED EMILIA ROMAGNA PIÙ ASSISTENZA TERRITORIALE E MENO OSPEDALIZZAZIONI
 
"COSÌ HANNO RIDOTTO MORTALITÀ".
PRESENTATO OGGI RAPPORTO ANNUALE I-COM

Roma - Le regioni in cui l'assistenza sanitaria territoriale e' piu' sviluppata hanno saputo gestire meglio l'emergenza legata al Covid-19. Un esempio tra tutti e' rappresentato dal confronto tra le regioni inizialmente piu' colpite dal Coronavirus: mentre
nella prima settimana dello scorso marzo la Lombardia aveva deciso di ospedalizzare la quasi totalita' dei malati (una percentuale che si avvicinava al 100%), il Veneto e l'Emilia-Romagna hanno scelto la via della presa in carico territoriale facendo ricorso principalmente a un largo uso di tamponi e all'assistenza domiciliare. Nello specifico, nella stessa settimana, in Veneto era ricoverato circa il 30% dei pazienti affetti da Covid-19, mentre in Emilia-Romagna poco meno del 60. L'attivita' diffusa e mirata di screening e tamponi, l'isolamento domiciliare e la presa in carico attraverso l'assistenza integrata, quindi, sono i fattori che "piu' hanno contribuito a far diminuire la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive e, di fatto, a ridurre il tasso di mortalita' legato alla diffusione del virus".

È una delle conclusioni a cui giunge il rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com) e presentato oggi nel corso di un webinar a cui hanno preso parte accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo produttivo.

Secondo il rapporto, dal titolo 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN', ad acuire le differenze tra i sistemi sanitari delle diverse regioni italiane sono state soprattutto le misure di contenimento della spesa dedicata alla salute volte a migliorare l'efficienza del sistema, alle quali, tuttavia, non e' seguita la promessa ristrutturazione. "Basti pensare- si legge nel rapporto- che tra il 2009 e il 2018 la spesa sanitaria pubblica italiana in relazione al prodotto interno lordo ha subito una decrescita costante, passando dal 7,04% al 6,54. In pratica, lo 0,5% in meno".

Un dato in controtendenza con quanto accaduto, invece, nello stesso periodo negli altri principali Paesi europei, come Germania e Francia in cui, seppur "con un andamento oscillante, il peso della spesa sanitaria sul Pil e' aumentato rispettivamente dello 0,18 e dello 0,67%". La contrazione dell'investimento pubblico in sanita' emerge in maniera ancor piu' evidente se si osservano i dati sulla cosiddetta spesa 'out of pocket', ossia quella sostenuta dai cittadini con risorse proprie: in base alle elaborazioni degli analisti dell'istituto I-Com, gli italiani contribuiscono alla spesa sanitaria per il 23,1%. "Una quota molto superiore a quella sostenuta dai cittadini tedeschi (12%) e francesi (9,2%)", concludono gli esperti.



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SANITÀ. POMPILI (AMICA): CALO CONTRACCETTIVI, COITO INTERROTTO METODO PIÙ DIFFUSO

SANITÀ. POMPILI (AMICA): CALO CONTRACCETTIVI, COITO INTERROTTO METODO PIÙ DIFFUSO 
"RACCONTO DOMINATO DA PAURA, MA PILLOLA HA PIÙ VANTAGGI CHE RISCHI"
 
Roma - In Italia solo "il 13% circa della popolazione femminile utilizza i contraccettivi. E' un dato del 2018, ma in costante diminuzione negli anni, legato al costo elevato che gli anticoncezionali hanno nel nostro Paese e a come viene raccontata la contraccezione: sempre in termini di paura. Il contraccettivo piu' diffuso, se cosi' lo vogliamo chiamare, resta il coito interrotto". In occasione della Giornata mondiale della contraccezione, che ricorrera' domani, 26 settembre, Anna Pompili, ginecologa e cofondatrice di Amica-Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto, in un'intervista all'agenzia di stampa Dire lancia un messaggio chiaro: occorre cambiare punto di vista, "le donne e gli uomini di questo Paese debbono capire che non hanno bisogno di tutele, che e' tempo che rivendichino il loro diritto a scegliere sul proprio corpo e sulla loro vita, ad avere una sessualita' libera che passa attraverso l'accessibilita' a metodi contraccettivi sicuri, che non c'e' nessuno che puo' decidere per loro".

A provocare diffidenza nel loro utilizzo, per Pompili, e' anche l'accento posta "sui pericoli, con un'assurda enfatizzazione del rischio di trombosi per la contraccezione ormonale" che mette in ombra "i vantaggi che invece puo' avere sulla salute". Proprio sulla pillola la ginecologa sfata falsi miti: "I rischi potenziali legati alle trombosi sono bassissimi- spiega- abbiamo da 6 a 16 casi ogni 10mila donne per ogni anno di utilizzo. Il rischio tumorale per quanto riguarda la mammella e' estremamente basso, a fronte di un vantaggio enorme" che riguarda "una riduzione del 30-50% dei tumori ovarici, piu' frequenti in eta' fertile, dei tumori dell'endometrio e del colon". In piu' ci sono "tutta una serie di vantaggi rispetto alle condizioni femminili legate alle mestruazioni". Come "la riduzione o l'eliminazione delle cefalee catameniali" o l'effetto benefico sulla "sindrome premestruale". Ecco allora che la pillola, scelta dalla donna col medico in base alle proprie esigenze personali, puo' diventare sua alleata anche in un percorso di prevenzione e contrasto a condizioni di malessere.

 Sono proprio medici e ginecologi a rivestire un ruolo centrale sul campo: "Ho fatto parte del gruppo che ha scritto le raccomandazioni italiane sulla prescrizione dei contraccettivi- fa sapere Pompili- In assenza di controindicazioni non si deve prescrivere alcuna analisi". Cosa che, invece, i medici spesso fanno, ispirati da una "medicina difensiva" che "conferma l'idea che la contraccezione sia pericolosa" e ponendo "un ulteriore ostacolo all'accesso", anche per il costo elevato di questi esami clinici. Chiave di volta per la scelta del giusto contraccettivo e', invece per la ginecologa di Amica, "un'attenta valutazione", basata sulla "storia della donna e della sua famiglia" e su "una serie di accertamenti che riguardano la relazione medico-paziente. Non esiste un contraccettivo migliore in assoluto- chiarisce Pompili- esiste il migliore per quella donna".

Nella classifica su accesso, counseling e informazione online dell'ultimo Atlante europeo della contraccezione - a cui ha collaborato anche Aidos - l'Italia e' al 26esimo posto, vicina a Paesi come Turchia e Ucraina e lontana da Francia, Regno Unito e Spagna, e tra i 25 che non prevedono alcun rimborso. "I preservativi da noi costano di piu' che in altri Paesi e dietro questo c'e' tutta un'impostazione culturale per cui la contraccezione e' un fatto privato- sottolinea Pompili- Fino al 2016 ci sono state pillole gratuite, ma guarda caso erano quelle col dosaggio maggiore di ormoni perche' l'idea era che potevano servire come terapia per alcune patologie. Poi sono state tolte dalla rimborsabilita' anche quelle. E, ad oggi, non esistono contraccettivi gratuiti, nonostante la legge 405 del 1975 che istituiva i consultori familiari dica che devono esserlo".

La gratuita' degli anticoncezionali, in Italia, resta infatti una conquista a macchia di leopardo, a livello territoriale e generazionale. Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Lombardia e Marche le Regioni che l'hanno istituita, ma per tutte c'e' un limite di eta' tra i 24 e i 26 anni, mentre c'e' chi la garantisce anche "alle donne che abbiano avuto un'ivg, come se fossero fasce deboli che non si sanno controllare- osserva- Se la contraccezione e' un diritto deve essere assicurata a tutti, non a fasce che si ritengono non controllabili. È un'impostazione ideologica imbarazzante", denuncia Pompili, la quale punta il dito contro un sistema in cui la disinformazione spesso e' diffusa anche nel personale medico. "In Italia, non si parla mai di sterilizzazione volontaria", il cui "accesso e' complicatissimo- sottolinea- Su dieci persone che lei puo' intervistare
nove le diranno che illegale". Ma non e' cosi'. "C'e' la paura di creare una lesione permanente, senza pensare che le persone dovrebbero essere libere di disporre del proprio corpo, come stabilisce la Costituzione- ricorda Pompili- A me capitano molte pazienti che la chiedono", ma spesso se ne occupano "servizi privati o semiprivati, come l'Aied" e "non le strutture pubbliche".
(DIRE) Roma, 25 set. - Diffidenze culturali e "preclusioni ideologiche" che invadono anche il campo della ricerca. "Tutta la sperimentazione sulla contraccezione ormonale maschile" - il cosiddetto 'pillolo' - "iniziata in Italia col professor Carlo Flamigni, ha faticato e sta faticando tantissimo ad affermarsi" e solo ora "sta riprendendo". Motivo per cui la contraccezione resta un carico ancora quasi esclusivamente femminile, anche se "mi hanno colpito delle ragazzine che prendevano la pillola e pretendevano dal fidanzato che la pagasse a mesi alterni".

Proprio tra i giovani, pero', e' allarme disinformazione. Secondo lo Studio Nazionale Fertilita' del 2019, infatti, l'89% dei ragazzi e l'84% delle ragazze cerca su internet informazioni riguardanti la salute sessuale e riproduttiva e pochissimi sono quelli che si rivolgono ai consultori, oggi "ridotti al ruolo di ambulatori di serie B, con risorse estremamente limitate che non consentono di fare interventi nelle scuole" ne' di "rimpiazzare il personale che va in pensione", sottolinea Pompili, che sulla correlazione tra contraccezione e aborto, poi, spariglia le carte. "Non e' strettissima, anzi, io ritengo che non siano due aspetti in contrapposizione- dice- Pensare che un migliore accesso alla contraccezione significhi puntare all'eliminazione degli aborti e' sbagliato. In Francia, secondo l'Atlante europeo il Paese piu' virtuoso sull'accesso alla contraccezione, i tassi di abortivita' sono doppi rispetto ai nostri. Questo perche'- conclude- sono esperienze che fanno parte della vita delle persone".

 
 Le notizie dell'agenzia Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia DIRE»


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Salute. Covid-19: 15% forme gravi spiegato da anomalie genetiche e immunologiche

Covid-19: il 15% delle forme gravi spiegato da anomalie genetiche e immunologiche

 

Alti livelli di anticorpi diretti contro IFN di tipo I nel sangue di individui con forme severe. Tra questi anche pazienti con una malattia genetica rara, l'Incontinentia Pigmenti. Lo afferma, in due studi pubblicati sulla rivista Science, un team internazionale             che comprende due ricercatrici dell'Istituto di genetica e biofisica del Cnr di Napoli 

 

Perché la risposta individuale all'infezione da virus SARS-CoV2 varia così tanto da persona a persona? Risolvere questo mistero renderebbe possibile identificare i pazienti a rischio, anticipare e migliorare la loro cura e offrire nuove vie terapeutiche basate su una maggiore comprensione della malattia. 

Due studi condotti da un team internazionale a cui hanno partecipato Francesca Fusco e Matilde Valeria Ursini dell'istituto di genetica e biofisica "A. Buzzati-Traverso" del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Igb) e pubblicati sulla rivista Science danno risposta a questa domanda chiave. Il team - guidato da Jean-Laurent Casanova (The Rockefeller University, NY, USA e Istitute Imagine/Necker-Enfants malades, Parigi, Francia) e Helen Su (National Institute of Allergy and Infectious Diseases, NIH, USA) - ha identificato le cause genetiche e immunologiche che spiegano il 15% delle forme gravi di Covid-19. I pazienti hanno in comune un difetto nell'attività delle forme di Interferone di tipo I (INF-1), molecole del sistema immunitario che normalmente svolgono una potente attività antivirale. Queste scoperte potrebbero consentire di sottoporre a screening le persone a rischio di sviluppare una forma grave e di trattare in maniera mirata i pazienti. 

I risultati sono i primi pubblicati dal COVID Human Genetic Effort, un progetto internazionale in corso che copre oltre 50 centri di sequenziamento e centinaia di ospedali e centri di ricerca in tutto il mondo. I partecipanti allo studio provengono da Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente. Il consorzio nasce con l'obiettivo di identificare i fattori genetici e immunologici che possono spiegare il verificarsi di forme gravi di Covid-19. Nella ricerca sui meccanismi di immunità degli IFN di tipo I, che sono potenti molecole antivirali, il team ha identificato in alcuni pazienti anomalie genetiche che riducono la produzione di IFN di tipo I e, in altri, anticorpi autoimmuni che ne bloccano l'azione (rispettivamente, 3-4% e 10-11% delle forme gravi). Tra questi anche pazienti con la malattia genetica rara Incontinentia Pigmenti, che in circa il 25% dei casi presentano un'alta concentrazione di questi autoanticorpi.

"Il primo articolo pubblicato su Science descrive le anomalie genetiche in pazienti con forme gravi di Covid-19 a livello di 13 geni già noti per governare la risposta immunitaria controllata da IFN I contro il virus dell'influenza", spiega Fusco. "Queste varianti genetiche sono presenti anche negli adulti che non sono stati malati prima. Indipendentemente dalla loro età, le persone con queste mutazioni sono maggiormente a rischio di sviluppare una forma molto grave di Covid-19. L'assunzione precoce di IFN di tipo 1 in questi pazienti potrebbe essere una via terapeutica: questi farmaci sono disponibili da oltre 30 anni e senza effetti collaterali evidenti se assunti per un breve periodo".

Nel secondo studio i ricercatori mostrano, in più del 10% dei pazienti che sviluppano polmonite grave da infezione da SARS-CoV2, la presenza ad alti livelli di anticorpi diretti contro IFN di tipo I nel sangue di individui che neutralizzano l'effetto antivirale dell'IFN. "Questi autoanticorpi sono assenti nelle persone che sviluppano una forma lieve della malattia e rari nella popolazione generale: l'analisi di un campione di controllo di 1.227 persone sane ha permesso di valutare la prevalenza di autoanticorpi contro IFN di tipo 1 allo 0,33%, ovvero 15 volte inferiore a quello osservato nei pazienti con forme gravi", precisa Ursini. "Queste persone potrebbero trarre beneficio dalla plasmaferesi (rimozione della parte liquida del sangue contenente in particolare globuli bianchi e anticorpi) o da altri trattamenti che possono ridurre la produzione di questi anticorpi da parte dei linfociti B".

La seconda pubblicazione su Science ha permesso di comprendere l'incidenza della forma grave negli uomini e negli over 65, oltre che in una donna affetta da Incontinentia Pigmenti, una malattia genetica causata da una mutazione del gene NEMO sul cromosoma X. Questi dati suggeriscono che la produzione di questi anticorpi sia collegata a tale cromosoma. "Che si tratti di varianti genetiche che riducono la produzione di IFN di tipo I durante l'infezione o di anticorpi che li neutralizzano, questi deficit precedono l'infezione con il virus e spiegano la grave malattia. Queste due pubblicazioni evidenziano quindi il ruolo cruciale degli IFN di tipo I nella risposta         immunitaria contro SARS-CoV2", conclude Ursini.

 

Roma, 25 settembre 2020

 

Fonte

Inborn errors of type I IFN immunity in patients with life-threatening COVID-19

Qian Zhang et al. 

Science, 24 settembre 2020 

https://science.sciencemag.org/content/early/2020/09/23/science.abd4570/tab-pdf

 

Auto-antibodies against type I IFNs in patients with life-threatening COVID-19

Paul Bastard et al. 

Science, 24 settembre 2020 

https://science.sciencemag.org/content/early/2020/09/23/science.abd4585

 

La scheda

Chi: Cnr-Igb et al

Che cosa: Covid-19: il 15% delle forme gravi della malattia è spiegato da anomalie genetiche e immunologiche




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martedì 22 settembre 2020

GIORNATA NAZIONALE DELLA FERTILITA'_STUDIO IVI PRESERVAZIONE FERTILITA' IN PAZIENTI CON ENDOMETRIOSI

Giornata nazionale della fertilità: studio IVI dimostra che anche giovani affette da endometriosi possono aumentare le possibilità di concepimento.
  • Preservare la propria fertilità attraverso la vitrificazione degli ovociti anche per giovani affette da endometriosi.

Roma, 22 settembre 2020

In occasione della "Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla fertilità" IVI si rivolge alle giovani donne affette da endometriosi, consigliando loro di preservare la propria fertilità attraverso la vitrificazione degli ovociti.

Sulla base di uno studio presentato in aprile, in cui veniva dimostrata l'idoneità della vitrificazione degli ovociti in pazienti affette da endometriosi, lo studio IVI: "Oocyte survival and clinical outcome is impaired in young endometriosis patients after fertility preservation (FP)", condotto dalla dott.ssa Ana Cobo e presentato alla 36ª edizione del Congresso ESHRE, è partito da una domanda: "la sopravvivenza degli ovociti e i risultati clinici saranno compromessi nelle pazienti giovani con endometriosi che hanno preservato la propria fertilità, se messi a confronto con i risultati di donne senza endometriosi che abbiano anch'esse scelto di preservare la propria fertilità?"

"I risultati di questo studio segnalano indici di successo simili a quelli di pazienti di età superiore ai 35 anni", ha affermato la dott.ssa Daniela Galliano, medico, chirurgo, ginecologo, direttrice del centro IVI Roma. "Nel gruppo di età inferiore ai 35 anni tutti i parametri analizzati sono stati statisticamente più bassi in donne affette da endometriosi. Se da una parte questo è dovuto al fatto che le pazienti con endometriosi dispongono di meno ovociti, dall'altra lo studio ha confermato che tale malattia può compromettere anche la qualità degli stessi, come dimostrato dai valori degli indici di impianto – indipendente dal numero di ovociti – e di sopravvivenza degli ovociti, nettamente inferiori nelle pazienti affette da endometriosi, rispetto alle altre che praticano la preservazione per motivazioni sociali". "Tesi ulteriormente confermata", ha continuato la dottoressa Galliano, "dagli autori che hanno osservato le alterazioni morfo-cinetiche negli embrioni di pazienti con endometriosi"

"Nonostante l'elevata incidenza dell'endometriosi e il crescente numero di donne affette da questa malattia che dispongono di ovociti vitrificati come salvaguardia della loro fertilità, si sa ancora poco dell'efficacia della strategia in questi casi." Ha sottolineato il prof. Antonio Pellicer, Presidente IVI. "Ad ogni modo, noi di IVI, consigliamo alle giovani donne affette da endometriosi di preservare la loro fertilità per aumentare le possibilità di concepimento." "In più, ha aggiunto la dott.ssa Cobo, "dal momento che l'endometriosi non costituisce una minaccia alla riserva ovarica solo per le lesioni provocate dall'operazione chirurgica, ma anche per le possibili alterazioni qualitative della stessa, è bene tener presente che prima si procede alla conservazione degli ovuli e maggiori saranno le probabilità di successo."

"In generale, è estremamente importante che le giovani donne, e non solo, vengano maggiormente informate circa l'impatto che alcune patologie e abitudini di vita possono avere sulla fertilità. Di prevenzione dell'infertilità e di preservazione della stessa si parla ancora molto poco. Sarebbe importante che questo argomento, ancora così tabù nel nostro Paese, venga approfondito e che circolassero maggiori informazioni a riguardo", ha concluso la dott.ssa Galliano.



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Salute: presentato Libro Bianco sulla Schizofrenia realizzato dalla Fondazione The Bridge

Salute: presentato Libro Bianco sulla Schizofrenia realizzato dalla Fondazione The Bridge

Iardino (Fondazione The Bridge): "Dar voce anche a pazienti e loro familiari"

Oggi, con una conferenza call virtuale che ha visto la partecipazione tra gli altri dell'onorevole Fabiola Bologna, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, e del sottosegretario alla Salute, on. Sandra Zampa, è stato presentato il Libro Bianco sulla Schizofrenia realizzato dalla Fondazione The Bridge (scaricabile dal relativo sito).

"Occuparsi di salute - ha affermato Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge - significa per noi creare un sistema nel quale l'approccio scientifico e quello sociale siano in equilibrio. Il nostro auspicio è che questa analisi che abbiamo realizzato sul tema della schizofrenia aiuti i decisori politici ad avere una visione più completa della patologia, prendendo in carico la questione non solo dal punto di vista clinico ma anche da quello sociale, con uno sguardo alle famiglie e ai caregiver". 
"I disturbi psichiatrici - ha proseguito Iardino - sono ancora oggi troppo frequentemente correlati a una forte stigmatizzazione, a pregiudizi radicati nel tempo, a un sentire comune che conduce all'isolamento delle persone che ne soffrono. Per questo motivo, oltre ai medici, ai clinici e agli addetti lavori, con questo lavoro abbiamo voluto dar voce anche ai pazienti e ai loro familiari, ai loro bisogni e alle loro richieste".

Nel Libro Bianco sulla Schizofrenia vengono analizzati i dati forniti dal Ministero della Salute sui percorsi di cura, i costi, le prestazioni fornite e le strutture su tutto il territorio nazionale. Secondo la Fondazione The Bridge, "negli ultimi anni, a fronte di un incremento del tasso di incidenza di schizofrenia, si rileva una riduzione del tasso di incidenza trattata, a segnalare un probabile innalzamento della soglia d'accesso che privilegia i casi potenzialmente più gravi. A fronte di un aumento dell'assistenza residenziale, si registra un decremento di quella semiresidenziale e delle prestazioni ospedaliere. Il numero di posti letto ospedalieri di degenza ordinaria si attesta sullo standard di 1 ogni 10.000 abitanti adulti".


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lunedì 21 settembre 2020

Giornata Mondiale del Cuore - Le mandorle vogliono bene al tuo cuore. E tu?

Giornata Mondiale del Cuore


Le mandorle vogliono bene al tuo cuore. E tu?

La Giornata Mondiale del Cuore è un'ottima occasione per cambiare in meglio il proprio stile di vita e prendersi maggiore cura del proprio sistema cardiocircolatorio. 
Farlo scegliendo il giusto snack può rivelarsi una scelta gustosa ed energizzante

 

Milano, 21 settembre 2020 – L'infarto e le malattie cardiache (CVD) continuano a essere le principali cause di morte a livello globale, causando oltre 17,9 milioni di decessi ogni anno[1]. Lo stesso vale per il nostro Paese, dove le CVD sono responsabili annualmente di circa 260mila morti[2].

 

Questi serial killer possono però essere fermati, o almeno tenuti sotto controllo. Infatti, limitando fattori di rischio collegati allo stile di vita come fumo, dieta inadeguata e sedentarietà, circa l'80% delle morti premature dovute a eventi e patologie cardiache potrebbero essere evitate[3].

 

Il 29 settembre, Giornata Mondiale del Cuore, può dunque essere un giorno come tutti gli altri, o trasformarsi nell'occasione per iniziare a prendersi più cura di sé stessi, a partire dal proprio cuore. Sono molte le cose che si possono fare, come fare spuntini "smart".

 

"Prendere alcune buone abitudini, e seguirle con costanza, può fare la differenza", afferma la dietista Ambra Morelli di ASAND (Associazione tecnico scientifica dell'alimentazione, nutrizione e dietetica). "Il primo passo è bilanciare la propria dieta con fonti ricche di grassi sani, fibre e antiossidanti, riducendo al contempo sodio, grassi saturi e zuccheri aggiunti. Si può iniziare coltivando la buona abitudine di uno spuntino intelligente, scegliendo cibi che diano energia e senza rinunciare al gusto. Le mandorle sono uno di questi. Croccanti e gustose, offrono molti nutrienti salutari per il cuore. Con 175 calorie per manciata (30g), le mandorle forniscono proteine vegetali (6g), fibre (4g) e sono ricche di vitamina E[4] (7,7 g) e magnesio (81 mg). Inoltre, le mandorle contengono acido linoleico, acido grasso che contribuisce al mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue[5]".

 

Per decenni i ricercatori hanno indagato su come il consumo di mandorle possa favorire la salute del cuore, dal loro ruolo nell'aiutare a mantenere normali livelli di colesterolo (un fattore chiave per un cuore sano) a molti altri aspetti.

 

Secondo uno studio appena pubblicato[6], consumare mandorle come spuntino ha migliorato la funzione endoteliale, che è un indicatore chiave della salute vascolare. Inoltre, il consumo di mandorle al posto di un classico snack ha anche ridotto il colesterolo LDL "cattivo", un dato coerente con le ricerche precedenti.

 

Infatti, una recente revisione sistematica e una meta-analisi hanno scoperto che il consumo di mandorle comporta riduzioni significative del colesterolo totale, colesterolo LDL "cattivo" e trigliceridi, senza avere un impatto significativo sui livelli di colesterolo "buono" HDL[7].

Uno studio clinico randomizzato e controllato, pubblicato sul British Journal of Nutrition nel 2014, ha rilevato che per 27 adulti con colesterolo LDL elevato, per ogni incremento di 28g al giorno nell'assunzione di mandorle, si è verificata una riduzione del 3,5% nel rischio stimato a 10 anni di malattie cardiache[8].

 

Assumere un atteggiamento attivo rispetto alla salute del proprio cuore è dunque essenziale. Con una manciata di mandorle (30g) è più facile, più piacevole e assicura una ricarica di energia per vivere meglio ogni momento della giornata.

 


 

ALMOND BOARD OF CALIFORNIA

Le mandorle della California rendono la vita migliore, anche per come vengono coltivate. L'Almond Board of California promuove mandorle naturali, salutari e di qualità attraverso la leadership nello sviluppo strategico del mercato, nella ricerca innovativa e nella pronta adozione delle best practice del settore per conto degli oltre 7.600 coltivatori e trasformatori di mandorle in California, molti dei quali sono coltivatori da generazioni. Fondato nel 1950 e con sede a Modesto, in California, l'Almond Board of California è un Federal Marketing Order senza scopo di lucro promosso dai coltivatori che opera sotto la supervisione del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti.




[2] SIC – Società italiana di cardiologia

[4] Una manciata (30 g) di mandorle fornisce il 60% della quantità giornaliera raccomandata di vitamina E

[5] Livelli sani di colesterolo nel sangue sono importanti per la salute del cuore. L'effetto benefico si ottiene con l'assunzione giornaliera di 10 g di acido linoleico. Le mandorle forniscono 12 g di acido linoleico per 100 g

[6] VitaDikariyanto, Leanne Smith, Lucy Francis, May Robertson, Eslem Kusaslan, Molly O'Callaghan-Latham, Camille Palanche, Maria D'Annibale, Dimitra Christodoulou, Nicolas Basty, Brandon Whitcher, Haris Shuaib, Geoffrey Charles-Edwards, Philip J Chowienczyk, Peter R Ellis, Sarah E E Berry, Wendy L Hall, Snacking on whole almonds for 6 weeks improves endothelial function and lowers LDL cholesterol but does not affect liver fat and other cardiometabolic risk factors in healthy adults: the ATTIS study, a randomized controlled trial, The American Journal of Clinical Nutrition, nqaa100, https://doi.org/10.1093/ajcn/nqaa100.

[7] Musa-Veloso K, Paulionis L, Poon T, Lee HL. The effects of almond consumption on fasting blood lipid levels: a systematic review and meta-analysis of randomised controlled trials. Journal of Nutritional Science 2016; 5(e34):1-15.

[8] Nishi S, Kendall CW, Gascoyne AM, et al. Effect of almond consumption on the serum fatty acid profile: a dose response study. British Journal of Nutrition 2014, 1-10, doi:10.1017/ S0007114514001640




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