| CORONAVIRUS. I-COM: COMPARTO FARMACEUTICO HA RUOLO CHIAVE LOTTA COVID-19 | | |
| | | | Roma. - "Il comparto farmaceutico ha giocato, e continua a giocare, un ruolo fondamentale nella lotta al Covid-19 e, piu' in generale, nel Servizio sanitario nazionale". Lo ha detto il direttore dell'area Innovazione di I-Com, Eleonora Mazzoni, in occasione del webinar organizzato oggi per presentare il rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico, dal titolo 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN', condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com). "Oggi piu' che mai- ha proseguito Mazzoni- ripensare il ruolo dei farmaci e dei dispositivi medici all'interno del Servizio sanitario nazionale e' un intervento prioritario, realizzabile solo se le scelte di politica sanitaria e farmaceutica verranno integrate con strumenti di politica industriale capaci di sostenere tanto gli investimenti nazionali quanto quelli dall'estero". Questi ultimi, secondo Mazzoni, dovrebbero essere diretti a realizzare un'assistenza sanitaria "capace di acquistare le tecnologie disponibili al momento per rispondere in maniera adeguata alle previsioni del fabbisogno di cura della popolazione", ha concluso. | | | | | | | DURANTE EPIDEMIA TELEVISITA SERVIZIO PIÙ UTILIZZATO, IN 45%CASI | | | | | | | "SEGUONO MONITORAGGIO (32%), TELECONSULENZA (9%) E TELECONSULTO (5%)" | | | | | | | Roma. - "Il servizio piu' utilizzato durante l'epidemia da Covid-19 e' stato quello della televisita (45%), che ha permesso di sopperire all'imposta distanza tra medico e paziente. Seguono, poi, il monitoraggio (32%), la teleconsulenza (9%), il teleconsulto (5%), l'assistenza da remoto, compresa quella svolta per e all'interno delle RSA (7%) e, infine, la telecompagnia (2%)". È quanto emerge dal rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com) e presentato oggi nel corso di un webinar a cui hanno preso parte accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo produttivo. Titolo del rapporto: 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN'. La crisi innescata dalla pandemia da Covid-19, dunque, ha impresso una significativa accelerazione alla semplificazione amministrativa nel settore della e-health e incoraggiato un impiego piu' diffuso, snello ed efficiente, di soluzioni digitali gia' da tempo disponibili. Tra tutte, la telemedicina, il cui importante contributo nel rafforzamento della rete ospedale-medici-territorio e' emerso chiaramente nel corso della crisi sanitaria degli ultimi mesi. "La necessita' di predisporre e utilizzare strumenti digitali e di telemedicina nella gestione dell'emergenza ha accelerato processi che sembravano fermi da tempo e dato vita a diverse soluzioni virtuose nelle regioni italiane", ha commentato il presidente dell'Istituto per la Competitivita', Stefano da Empoli, che poi ha indicato gli interventi prioritari da mettere in campo da questo punto di vista: "È necessario continuare ad agire per lo sviluppo dell'agenda digitale, con particolare riferimento alla dematerializzazione delle ricette, alla telemedicina, al Fascicolo sanitario elettronico e al digital therapeutics, mettendo a sistema le procedure attivate durante l'emergenza sanitaria". | | | | | | | IN VENETO ED EMILIA ROMAGNA PIÙ ASSISTENZA TERRITORIALE E MENO OSPEDALIZZAZIONI | | | | | | | "COSÌ HANNO RIDOTTO MORTALITÀ". PRESENTATO OGGI RAPPORTO ANNUALE I-COM Roma - Le regioni in cui l'assistenza sanitaria territoriale e' piu' sviluppata hanno saputo gestire meglio l'emergenza legata al Covid-19. Un esempio tra tutti e' rappresentato dal confronto tra le regioni inizialmente piu' colpite dal Coronavirus: mentre nella prima settimana dello scorso marzo la Lombardia aveva deciso di ospedalizzare la quasi totalita' dei malati (una percentuale che si avvicinava al 100%), il Veneto e l'Emilia-Romagna hanno scelto la via della presa in carico territoriale facendo ricorso principalmente a un largo uso di tamponi e all'assistenza domiciliare. Nello specifico, nella stessa settimana, in Veneto era ricoverato circa il 30% dei pazienti affetti da Covid-19, mentre in Emilia-Romagna poco meno del 60. L'attivita' diffusa e mirata di screening e tamponi, l'isolamento domiciliare e la presa in carico attraverso l'assistenza integrata, quindi, sono i fattori che "piu' hanno contribuito a far diminuire la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive e, di fatto, a ridurre il tasso di mortalita' legato alla diffusione del virus". È una delle conclusioni a cui giunge il rapporto annuale sull'innovazione in campo sanitario e farmaceutico condotto dall'Istituto per la Competitivita' (I-Com) e presentato oggi nel corso di un webinar a cui hanno preso parte accademici, esperti e rappresentanti delle istituzioni, della politica e del mondo produttivo. Secondo il rapporto, dal titolo 'Riportare la sanita' al centro. Dall'emergenza sanitaria all'auspicata rivoluzione della governance del SSN', ad acuire le differenze tra i sistemi sanitari delle diverse regioni italiane sono state soprattutto le misure di contenimento della spesa dedicata alla salute volte a migliorare l'efficienza del sistema, alle quali, tuttavia, non e' seguita la promessa ristrutturazione. "Basti pensare- si legge nel rapporto- che tra il 2009 e il 2018 la spesa sanitaria pubblica italiana in relazione al prodotto interno lordo ha subito una decrescita costante, passando dal 7,04% al 6,54. In pratica, lo 0,5% in meno". Un dato in controtendenza con quanto accaduto, invece, nello stesso periodo negli altri principali Paesi europei, come Germania e Francia in cui, seppur "con un andamento oscillante, il peso della spesa sanitaria sul Pil e' aumentato rispettivamente dello 0,18 e dello 0,67%". La contrazione dell'investimento pubblico in sanita' emerge in maniera ancor piu' evidente se si osservano i dati sulla cosiddetta spesa 'out of pocket', ossia quella sostenuta dai cittadini con risorse proprie: in base alle elaborazioni degli analisti dell'istituto I-Com, gli italiani contribuiscono alla spesa sanitaria per il 23,1%. "Una quota molto superiore a quella sostenuta dai cittadini tedeschi (12%) e francesi (9,2%)", concludono gli esperti.
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