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venerdì 29 maggio 2020

Lenti a contatto, abitudini in quarantena: 50% non le ha messe, 12% le ha comprate online, 75% vuole tornare dall'ottico


Fotografate in 12 paesi, le abitudini in quarantena di un campione di portatori di lenti a contatto
Effetto Covid e abitudini dei portatori di lenti a contatto in quarantena:  
il 12% dei consumatori ha acquistato online ma c'è attesa per tornare di nuovo dall'ottico (75%), ora ancora più preparato ad affrontare il cambiamento in atto 
Sembrerebbe una parentesi chiusa quella della quarantena analizzata dalI' Istituto di ricerca inglese Verve per CooperVision. E' molto evidente la voglia di tornare dal proprio ottico (75%), soprattutto per chi (50%) ha "confessato" di non averle indossate (e comprate) perchè a casa non c'erano le condizioni per socializzare, fare sport o vedere i colleghi. 
Immediata la risposta di una tra le aziende leader nella contattologia che sta continuando l'intervento formativo 
sugli oltre 2 mila ottici che hanno partecipato alle sessioni di webinar dall'inizio dell'anno.

Milano, 29 maggio 2020 – Sono tante le abitudini che abbiamo dovuto modificare nel corso della quarantena. Alcune le perderemo, altre ci mancano ancora e non vediamo l'ora di riprenderle. Le buone abitudini restano, come quelle dei portatori di lenti a contatto analizzati dall'Istituto di ricerca inglese Verve per CooperVison, che hanno continuato ad acquistarle. Come anche la risposta di una tra le aziende leader nella contattologia-CooperVision–che ha continuato a proporre soluzioni a sostegno di una migliore "nuova gestione" del cliente in questa fase di ripresa. 

 UN MERCATO CHE E' RIMASTO DINAMICO 
Le norme imposte dal decreto Covid, ha inevitabilmente guidato il consumatore verso soluzioni alternative di acquisto come quella online. E' questo un primo dato emerso dalla ricerca Verve-CooperVision su un campione di portatori di lenti a contatto (1) che non ha rinunciato alle proprie scorte grazie agli acquisti online , circa il 12% del totale. Chi è rimasto fedele alle proprie lenti a contatto lo ha fatto perché acquirente di private label (33%) contro il 18% di quelli che invece ha preferito mantenere la marca di riferimento. La frequenza di acquisto ha visto un calo solo del 25% con previsione di tornare ai livelli precovid alla ripresa.
"Si tratta di un mercato che è rimasto dinamico e cha ha garantito traffico nel centro ottico in un periodo come quello che ci ha costretti tutti a casa – spiega Roberto PANTALEONI,  Head of Marketing and Professional Services di CooperVision Italia"

CHI NON LE HA INDOSSATE E' PERCHE' ERA A CASA (POCA LA PAURA DEL CONTAGIO) 
Tra chi ha deciso di sospendere temporaneamente l'acquisto delle lenti a contatto, c'era chi (la metà) ha spiegato che non aveva la necessità di portarle dovendo rimanere a casa: non c'erano le condizioni per socializzare, per fare sport o semplicemente andare in ufficio. Solo il 27% ha detto di essere preoccupato delle lenti come veicolo di contagio.

L'OTTICO SI CONFERMA IL PUNTO DI RIFERIMENTO, ORA ANCHE PIU' PREPARATO
Tra le buone abitudini che il portatore di lenti a contatto vuole riprendere c'è l'appuntamento dal proprio ottico che è stato confermato dal 75% degli intervistati aspettano di rivedere nell'arco dei prossimi 2 mesi
"Si tratta di una piacevole conferma che ribadisce il ruolo centrale degli ottici con i quali stiamo portando avanti un percorso formativo su più livelli – conclude PANTALEONI – Abbiamo incrementato le occasioni di incontri virtuali (webinar) per offrire sia risposte concrete da veicolare ai portatori di lenti a contatto (indicazioni igieniche e di sicurezza), sia le nuove dinamiche di gestione del punto vendita durante la ripresa (spazi, code, appuntamenti, etc)". 

(1) Ricerca Verve-CooperVision su un campione in Italia di 240 portatori di lenti a contatto tra i 18 e i 55 anni durante il mese di Aprile. Oltre all'Italia, i paesi coinvolti sono stati Italia, Svezia, Spagna, Germania, Francia, UK, Cina, Giappone, Sud Corea, Malesia e US.

CooperVision® 
CooperVision®, un'unità di The Cooper Companies, Inc. (NYSE:COO), è uno dei produttori leader al mondo di lenti a contatto morbide. L'Azienda produce una gamma completa di lenti a contatto mensili, bisettimanali e giornaliere, tutte caratterizzate dall'impiego di materiali e ottiche all'avanguardia. CooperVision® vanta un solido patrimonio di soluzioni correttive anche con ametropie importanti, soprattutto per i portatori astigmatici e presbiti, offrendo la gamma più completa di lenti sferiche, toriche e multifocali disponibili sul mercato. Grazie a una combinazione di prodotti innovativi e supporto mirato ai professionisti, l'azienda porta una prospettiva del tutto nuova sul mercato, creando vantaggi reali per clienti e portatori di lenti.  
The Cooper Companies 
The Cooper Companies, Inc. ("Cooper") è una società di dispositivi medici globale quotata alla Borsa di New York (NYSE:COO). Cooper si è dedicata a essere "A Quality of Life CompanyTM" focalizzata a produrre valore per gli azionisti. Cooper opera tramite due business unit, CooperVision® e CooperSurgical®. CooperVision porta una nuova prospettiva nella correzione dei difetti visivi, con l'impegno a sviluppare un'ampia gamma di prodotti di alta qualità per i portatori di lenti a contatto e fornire supporto mirato ai professionisti. CooperSurgical® è impegnata a migliorare la salute delle famiglie con un portfolio di prodotti e servizi diversificato focalizzato sulla salute, sulla fertilità e sulla diagnostica per le donne. Con sede a Pleasanton, CA, Cooper si avvale di oltre 11.000 dipendenti con prodotti venduti in più di 100 Paesi.



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Pandemia Covid-19 e infarti: quasi dimezzati i ricoveri in Italia - studio su European Heart Journal

L'impatto della pandemia Covid-19 in Italia: quasi dimezzati i ricoveri per infarto miocardico acuto

Il professore Roberto Pedrinelli dell'Università di Pisa fra gli autori della ricerca pubblicata sull'European Heart Journal che ha analizzato i dati su una settimana campione a marzo paragonandoli a quelli dell'anno precedente

La pandemia Covid-19 in Italia ha fatto registrare una riduzione del 48,4% dei ricoveri per infarto miocardico acuto. Il dato arriva da una ricerca appena pubblicata sull'European Heart Journal che ha analizzato il numero dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva coronarica di 54 strutture cardiologiche universitarie italiane associate nel "CCU (Coronary Care Unit) Academy Investigator Group" per la settimana dal 12 al 19 marzo 2020 paragonandoli a quelli della stessa settimana dell'anno precedente.

Il professore Roberto Pedrinelli, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare e membro del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica dell'Università di Pisa, è uno degli autori dello studio coordinato dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC) del cui consiglio direttivo il professore Pedrinelli stesso fa parte.
Secondo lo studio, la riduzione di ricoveri è stata pressoché uniforme al livello geografico fra nord (-52,1%), centro (-59,3%) e sud (-52,1%). In numeri assoluti i ricoveri sono passati da 618 (di cui 176 donne e 442 uomini) a 319 (di 76 donne e 243 uomini) e la mortalità è quasi raddoppiata, passando da 17 a 31 casi.
"I ricoveri per infarto miocardico acuto sono stati significativamente ridotti durante la pandemia di COVID-19 in tutta Italia, con un parallelo aumento della mortalità e dei tassi di complicanze - commenta Roberto Pedrinelli – e questo rappresenta costituisce un grave problema sociale, che richiede attenzione da parte delle comunità scientifiche e sanitarie e delle agenzie di regolamentazione pubbliche".

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Riferimento all'articolo scientifico

Reduction of hospitalizations for myocardial infarction in Italy in the COVID-19 era.  De Rosa S, Spaccarotella C, Basso C, Calabrò MP, Curcio A, Filardi PP, Mancone M, Mercuro G, Muscoli S, Nodari S, Pedrinelli R, Sinagra G, Indolfi C; Società Italiana di Cardiologia and the CCU Academy investigators group. Eur Heart J. 2020 May 15:ehaa409. doi: 10.1093/eurheartj/ehaa409.



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domenica 24 maggio 2020

Istruzione, la chiusura prolungata delle scuole aumenta l'isolamento sociale dei bambini, 1 su 5 dimostra sintomi depressivi. Dagli esperti il vademecum per aiutarli durante la fase 2 dell'emergenza

ISTRUZIONE, LA CHIUSURA PROLUNGATA DELLE SCUOLE AUMENTA L'ISOLAMENTO SOCIALE DEI BAMBINI: 1 SU 5 DIMOSTRA SINTOMI DEPRESSIVI. DAGLI ESPERTI IL VADEMECUM PER AIUTARLI DURANTE LA FASE 2 DELL'EMERGENZA

Proporre attività ludiche che ricordino l'ambiente scolastico, recuperare i concetti di memoria culturale e tradizione familiare. Sono questi alcuni dei consigli degli esperti per aiutare i bambini a combattere l'isolamento sociale dovuto alla chiusura prolungata delle scuole, anche durante la Fase 2 dell'emergenza sanitaria: da ricerche internazionali è emerso come 1 su 5 dimostri sintomi depressivi e stato di infelicità per via della mancata relazione con i coetanei.

 

L'emergenza sanitaria in atto, dilagatasi a livello globale, ha causato uno stop forzato delle scuole e dei servizi della prima infanzia, portando inevitabilmente a ripercussioni negative sulle condizioni psicologiche dei bambini che ormai da mesi vivono in una vera e propria condizione di isolamento sociale. Basti pensare che secondo una recente indagine dell'American Health Association che ha coinvolto oltre duemila bambini, pubblicata sul The New York Times, 1 su 5 ha manifestato sintomi depressivi e stato di infelicità per via della mancanza di relazione con i coetanei. E ancora, secondo una ricerca pubblicata su Psychology Today, un periodo prolungato di desocializzazione scaturisce in un deficit di attenzione e capacità di espressione, ed è stato stimato un incremento del 55% del tempo trascorso davanti ai dispositivi elettronici rispetto a quello precedente l'inizio dell'isolamento. Ma quali sono i consigli degli esperti per fronteggiare la chiusura prolungata delle scuole in Italia, anche durante la Fase 2? Proporre attività ludiche che ricordino l'ambiente scolastico, ripristinando la dimensionalità della routine, recuperare i concetti di memoria culturale e tradizione familiare, e assecondare le capacità multitasking dei bambini attraverso lezioni a distanza, fondamentali per non perdere il rapporto con docenti e compagni di classe.

 

"Purtroppo, la Fase 2 dell'emergenza sanitaria continua a incidere negativamente sui più piccoli e le scuole, anche quelle materne o gli asili nido, devono avere un progetto didattico lontano dal mero accudimento, volto a condurre ogni bambino nella sua individualità, nel suo percorso di crescita e di sviluppo delle competenze cognitive, emotive, relazionali, linguistiche e motorie – ha spiegato Eva Balducchi, co-fondatrice di Baby e Junior College di Monza e Seregno - Questo processo è veicolato ogni giorno dalle educatrici ed educatori che attraverso la quotidianità e la routine accompagnano i bambini al raggiungimento degli obiettivi di crescita consoni alle fasi evolutive per età. L'isolamento sociale ha colpito i bambini, molto più degli adulti, i quali in ragione della loro fase di maggior crescita e sviluppo, necessiterebbero invece di numerosi stimoli visivi, auditivi, dei processi di pensiero e di emulazione. Vanno sensibilizzate le famiglie sull'importanza di mantenere vivo il contatto con la scuola, in questo particolare ed estremamente delicato momento storico. La nostra realtà ha attivato per i bambini attività didattiche on-line, contrariamente a quanto si possa pensare, anche il solo ascolto di voci e suoni più o meno noti può accompagnarli in un percorso di stimolazione cognitiva e relazionale importanti per la loro crescita. D'altro canto, lo stesso isolamento avrà ricadute psicologiche sui più piccoli anche in fase di reinserimento nella comunità scolastica il cui difficile compito sarà affidato alle educatrici professioniste e alla direzione scolastica, nel ruolo di pedagogista. In questa fase potrà essere stato senz'altro d'aiuto non aver perso l'abitudine alla musicalità vocale delle insegnanti e a certe sollecitazioni."

Secondo una ricerca pubblicata sul portale CBS, tra educatore e bambino si instaura un rapporto di fiducia reciproca, che tende a decadere con una chiusura prolungata delle strutture, aumentandone i capricci e l'aggressività. Scenario condiviso anche da un report della Società Italiana per lo studio dello Stress Traumatico, secondo cui molti bambini stanno reagendo all'isolamento sociale con atteggiamento di iperattività, maggiore irritabilità, disturbi del sonno, discontinuità nel gioco e comportamenti regressivi. Bisogna ricordare che nella specie umana la socializzazione assume un peso particolare e da essa dipende la sopravvivenza della collettività, ragion per cui nella piramide dei bisogni primari di Maslow, quelli sociali furono messi al terzo posto, dopo quelli fisici e di sicurezza. Per questo motivo gli educatori devono avere uno sguardo da pedagogisti rivolto ai più piccoli, che sono passati dall'avere agende stracolme di impegni, prima dell'emergenza COVID-19, al rimanere senza la loro scuola, senza le attività extra, ma soprattutto privati del contatto con i loro coetanei.

 

"La chiusura forzata e prolungata delle scuole ha costretto i più piccoli ad affrontare un difficile periodo di desocializzazione che ha destabilizzato le loro routine quotidiane, incidendo soprattutto nella fascia 0-10. In questo momento difficile si sta perdendo la dimensione antropologico culturale data dai legami che si creano all'interno di un gruppo – ha spiegato Ivanka Popova, esperta pedagogista – Per i più piccoli c'è il rischio che il legame con la scuola si spezzi e che i tempi si confondano in quanto passato e presente sono meno distinti. Ricordiamoci che i bambini vivono il presente e le routine gli danno le sicurezze necessarie alla loro crescita, ed è per questo che il nostro compito in qualità di insegnanti, educatori e genitori, è di non far mancare questa dimensione. Abbiamo assistito ad un vero e proprio cambio di forma sociale, dal solido verso il fluido come diceva il sociologo polacco Bauman, ed è quello che sta accadendo anche con la scuola. Per queste ragioni occorrerebbe ripristinare tre parole chiave: memoria culturale, rito e continuità. Come dice Assmann, la memoria culturale ha un ruolo innegabile nella costruzione dell'identità collettiva e tutti i componenti di una cultura, dal linguaggio, ai miti, ai riti costruiscono un orizzonte simbolico comune entro il quale ogni individuo si riconosce e trae coscienza della propria appartenenza sociale. Per fare in modo che questo processo non si interrompa possiamo portare le scuole nelle nostre case, far fare ai nostri figli i giochi simbolici legati alla scuola, raccontare storie ad essa legate e soprattutto non facciamo mancare della didattica a distanza. Anche per i più piccoli, che sembrano apparentamene distratti questo momento è essenziale, facendogli sentire le voci dei loro amici ed educatori, oppure la canzone conosciuta e legata alle ruotine della scuola, non potrà che essere di aiuto per tenere ben saldo questo legame. Non bisogna interrompere il processo di sviluppo di sé, quel "essere- nel- mondo", come diceva Heidigger, è possibile solo attraverso l'altro".

 

Ecco infine i consigli degli esperti per aiutare i bambini e più piccoli ad affrontare con maggiore serenità il prolungato isolamento sociale, dovuto alla chiusura delle scuole e degli asili nido:

 

-          Non sottovalutare l'importanza della didattica a distanza: le lezioni in videoconferenza favoriscono gli stimoli visivi e auditivi dei bambini, consentendogli di restare in contatto coi propri docenti e compagni di classe, mantenendo un senso di continuità del percorso scolastico.

 

-          Proporre attività ludiche che ricordino l'ambiente scolastico: dedicarsi a laboratori artistici fatti in casa, raccontare storie ambientate a scuola o guardare cartoni animati che ne parlino è fondamentale per non far pesare sui bambini l'assenza relazionale del gruppo classe.

 

-          Recuperare i concetti di memoria culturale e tradizione familiare: i genitori dovrebbero dedicarsi ad attività in cucina con i propri figli, magari riscoprendo vecchie ricette, e compiere lavori manuali come quello della maglia, combinando espressione creativa, rilassamento e azione.

 

-          Non sopperire la routine: si tratta di un vero e proprio rito ciclico che, soprattutto per i più piccoli, aiuta ad orientarsi a livello spaziale, relazione e temporale, sviluppando una sicurezza interna per compiere le semplici azioni quotidiane.

 

-          Portare i bambini all'aria aperta almeno un'ora al giorno: la chiusura forzata in casa destabilizza il loro equilibrio psicofisico. Per questo è fondamentale non sopprimere le esigenze di movimento all'aperto, garanzia di una corretta salute fisica e mentale.




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sabato 23 maggio 2020

Più sicurezza per i dispositivi medici: cresce la richiesta di codici UDI. GS1 Italy unica Issuing Agency italiana autorizzata

Più sicurezza per i dispositivi medici:
cresce la richiesta di codici UDI.
GS1 Italy unica realtà italiana abilitata al rilascio

Nonostante l'emergenza sanitaria abbia fatto slittare la data di entrata in vigore delle nuove norme di identificazione e tracciabilità dei dispositivi medici in tutta l'Unione europea, le richieste di codici UDI da parte dei produttori non si fermano. GS1 Italy, unica Issuing Entity italiana, aiuta le imprese dei dispositivi medici ad adottare i nuovi regolamenti UE, migliorando la sicurezza dei pazienti, la tracciabilità e i processi di tutta la filiera.

Milano, 20 maggio 2020 – Fino a qualche anno fa la sigla UDI (acronimo di Unique Device Identification) era nota solo agli addetti ai lavori. Ora sta diventando una realtà ampiamente conosciuta a chiunque operi nel settore sanitario.

Lo UDI è infatti il sistema usato per identificare e marcare i dispositivi medici e diagnostici in vitro lungo la supply chain sanitaria in Europa, Stati Uniti e altri paesi per:

• Garantire la sicurezza dei pazienti.
• Assicurare la tracciabilità e la rintracciabilità dei dispositivi medici.

E sebbene l'emergenza sanitaria tuttora in corso abbia fatto slittare la data di entrata in vigore delle nuove norme UE riguardanti i dispositivi medici e diagnostici in vitro - rispettivamente i Regolamenti EU 745/2017 e 746/2017 - continua a crescere il numero delle aziende produttrici che ne fanno richiesta.

 

Il sistema UDI e gli standard GS1

Lo UDI è un codice alfanumerico che identifica univocamente ogni dispositivo medico presente sul mercato ed è costituito da due parti:

1. UDI-DI, che identifica il dispositivo medico.
2. UDI-PI, che rappresenta le informazioni utili alla tracciabilità e rintracciabilità del dispositivo medico.

I regolamenti europei hanno introdotto anche il BASIC UDI-DI, l'identificativo del modello del dispositivo medico, che descrive una famiglia di dispositivi con la stessa destinazione d'uso, classe di rischio e caratteristiche essenziali di progettazione e fabbricazione.

L'identificativo univoco deve essere applicato sull'etichetta dei dispositivi medici, sulle confezioni e/o sugli stessi dispositivi in formato testuale oppure in formato codice a barre o RFID. I dati descrittivi relativi al dispositivo dovranno poi essere caricati su EUDAMED, la banca dati europea dei dispositivi medici.

Gli standard GS1 sono la soluzione per identificare i dispositivi medici anche nel sistema UDI. In particolare:

• Il GS1 GTIN per lo UDI-DI.
• Il GS1 GMN per BASIC UDI-DI.
• Gli Application Identifier GS1 per rappresentare lo UDI.

 

Realizzare e ottenere lo UDI con GS1 Italy

In Europa, per ottenere un codice UDI i produttori devono rivolgersi ad una Issuing Entity abilitata al rilascio e riconosciuta dalla Commissione europea. L'unica Issuing Entity autorizzata in Italia è GS1 Italy, l'associazione che riunisce oltre 35 mila imprese di beni di consumo e che rappresenta GS1, associazione senza scopo di lucro impegnata nello sviluppo e nel mantenimento degli standard più usati al mondo per un'efficiente comunicazione tra imprese, a partire dal più conosciuto in assoluto: il codice a barre.

Gli standard globali GS1 sono i più diffusi e i più utilizzati dagli stakeholder della supply chain sanitaria: basti pensare che l'83% dei dispositivi medici in USA è identificato con gli UDI di GS1 e che GS1 è attiva come Issuing Agency/Entity anche in molti altri regolamenti UDI nel mondo, in particolare Cina, Corea del Sud e Arabia Saudita.

«Come GS1 Italy - che rappresenta in Italia GS1 AISBL, la Issuing Entity accreditata presso la Commissione europea - stiamo supportando le imprese italiane del settore dei dispositivi medici a implementare lo UDI e mettiamo a loro disposizione le competenze e gli strumenti necessari a sostenerle in questo nuovo importante passo avanti nella digitalizzazione dell'healthcare» commenta Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy.

Oltre a rilasciare i codici UDI e a fornire l'assistenza su come rappresentarli mediante codici a barre standard GS1, GS1 Italy fornisce alle imprese assistenza in italiano e personalizzata e mette a disposizione servizi di formazione e di consulenza per aiutare le aziende con la documentazione tecnica dei prodotti (ad esempio, dichiarazioni di conformità, marchio CE, ecc.), a riportare il BASIC UDI-DI e lo UDI-DI e ad implementarli per ottemperare ai requisiti imposti dai nuovi regolamenti europei.

 

L'identificazione dei dispositivi medici assicura tracciabilità ed efficienza

Anche nelle situazioni più complesse come l'attuale emergenza sanitaria, dotare i dispositivi medici di codici UDI consente di armonizzare le norme per la loro identificazione, di accedere alle informazioni fornite dal produttore con una semplice scannerizzazione del codice, di assicurare la tracciabilità e la rintracciabilità dei dispositivi, anche di quelli impiantati nei pazienti, in modo veloce e preciso e di rendere più efficiente la gestione degli inventari e delle scorte di cliniche e ospedali, con l'obiettivo di migliorare la qualità delle cure, la sicurezza del paziente e i processi di business di tutta la filiera healthcare.



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venerdì 22 maggio 2020

Coronavirus. Le beauty FAQ sulla mascherina: botta e risposta con Treatwell

Le beauty FAQ sulla mascherina: botta e risposta con Treatwell

Trattamenti alla peonia per combattere i rossori, camomilla e calendula per lenire le infiammazioni, vitamina C per ridurre le discromie. 

Milano, maggio 2020 – Molto più di un accessorio: la mascherina è stato un preziosissimo alleato della salute (la propria e quella altrui) in questi mesi di emergenza e continuerà a esserlo anche per tutta la "fase 2". Il suo frequente utilizzo, però, costringe a rivedere la propria beauty routine per prevenire reazioni cutanee e piccoli inconvenienti estetici. Treatwell – il più grande portale in Europa per la prenotazione di trattamenti di bellezza e benessere – spiega come fare, rispondendo alle FAQ sul rapporto tra cura della pelle e mascherina.

 

La mascherina ha conseguenze per la pelle?

Pur essendo realizzate con materiali anallergici, il contatto prolungato tra la pelle e le mascherine può provocare alcuni fastidi. A causa della respirazione e della sudorazione, l'umidità aumenta nell'area coperta dal tessuto: ciò contribuisce a rendere l'epidermide più sensibile, incrementando il rischio che si manifestino sfoghi cutanei. Anche i brufoli sono dietro l'angolo in questo periodo di forte stress, a cui il corpo reagisce con la produzione di cortisolo, un ormone che, influendo sulla circolazione sanguigna e sull'equilibrio dell'organismo, può portare alla comparsa di imperfezioni o arrossamenti. Un trattamento viso biorivitalizzante può essere allora una valida soluzione: grazie a un'azione combinata di scrub, sieri, creme idratanti e lenitive e massaggi mirati, è in grado di infondere energia alla pelle stressata.

C'è poi la possibilità di optare per una pulizia del viso associata a un rituale dermopurificante, che contrasta i rossori, le impurità e il temuto effetto lucido che affligge sia la zona del viso nascosta dalla mascherina che quella scoperta, ossia la fronte. Dopo un massaggio che, partendo dalle tempie, si estende a guance e mento, messi a dura prova dall'attrito con la mascherina, si passa all'applicazione di una maschera enzimatica e di una crema lenitiva e idratante.

Una coccola must per le pelli sensibili e irritate è il trattamento viso alla peonia, capace di combattere i rossori diffusi e dare sollievo alla cute, uniformando, illuminando e rinfrescando delicatamente l'incarnato.

 

Quali sono gli step fondamentali della skincare a prova di mascherina?

Lavare il viso mattino e sera è sempre un'abitudine cruciale per il benessere della propria pelle e, ora che la cute viene sollecitata per lunghe ore dalla mascherina, è più che mai fondamentale non saltare l'appuntamento con la detersione quotidiana. Altro passaggio imprescindibile è l'applicazione di un prodotto idratante sia al risveglio che prima di andare a letto.

Una volta a settimana si può procedere con una leggera esfoliazione, evitando però i prodotti troppo aggressivi. L'attrito con la mascherina, infatti, si traduce in un'aumentata sensibilità della pelle, quindi meglio puntare su cosmetici delicati e a base di vitamina C, prezioso alleato per quanto riguarda la riparazione dei tessuti e infallibile arma contro il rilassamento cutaneo. Anche in salone è possibile richiedere un trattamento viso alla vitamina C, che aiuta a ridurre le discromie e a schiarire la pigmentazione.

Anche i cosmetici a base di vitamina E aiutano a tenere a bada screpolature e invecchiamento della cute grazie alla loro capacità di contrastare i radicali liberi. 

Dalla mascherina alla maschera il passo è breve. Concedersi con regolarità una face mask idratante e lenitiva, sia essa in tessuto che "spalmabile", è particolarmente indicato dopo aver indossato a lungo i dispositivi di protezione, se si punta a lenire le irritazioni, ridurre gli arrossamenti e coccolare la pelle a 360 gradi.

 

Il trucco è off limits?

Il make-up non è vietato, ma il contatto tra la mascherina e fondotinta o polveri potrebbe aumentare il rischio di ostruzione dei pori e di irritazioni. Se possibile, Treatwell consiglia di lasciar "respirare" il più possibile la pelle, senza occludere i pori con formule molto coprenti o prodotti "invasivi" che, tra l'altro, se non sono no-transfer, rischiano anche di "stamparsi" sul tessuto della mascherina. Meglio quindi concentrare la propria creatività sullo sguardo. Via libera dunque a sedute di threading o colorazione sopracciglia per arcate impeccabili. Per ciglia da Bambi anche senza mascara e scongiurare l'effetto panda in caso di improvvisi spostamenti verso l'alto della mascherina, c'è la laminazione, che dona una curvatura naturale ma irresistibile grazie all'azione combinata di cheratina e sottili fasce di silicone.

 

Niente rossetto, quindi labbra in secondo piano?

Lontano dagli occhi…ma non dalla beauty routine. È vero che la mascherina nasconde la bocca (ed eventuali baffetti coltivati in quarantena e non ancora estirpati dall'estetista), ma non per questo bisogna ignorarla. Il continuo sfregamento contro il tessuto mette infatti in pericolo anche le labbra. Per mantenerle morbide e in buona salute, Treatwell suggerisce di applicare generosamente il burrocacao, per preparale al momento in cui sarà possibile sfoggiare tutte le nuance della propria collezione di rossetti. Inoltre, un delicato scrub, realizzabile aggiungendo qualche granello di zucchero al proprio balsamo labbra, è molto utile per eliminare le pellicine e riattivare la circolazione, favorendo il rinnovo cellulare.

 

Con la mascherina si può rinunciare alla protezione solare?

Anche se si indossa la mascherina il fattore di protezione non è un optional. Utilizzare una crema con protezione SPF sia nelle zone esposte che in quelle coperte dal tessuto è fondamentale per schermare la pelle dai raggi UVA e UVB, dannosi per la salute e responsabili dell'accelerazione del processo di invecchiamento.

 

SOS orecchie: come comportarsi?

L'attrito degli elastici può causare arrossamenti e irritazioni anche sul padiglione auricolare. La situazione, poi, rischia di peggiorare quando si portano gli occhiali, in quanto la montatura sollecita lo stesso punto. Per ridurre lo sfregamento e, di conseguenza, la sensazione di fastidio si può applicare sulle orecchie una crema lenitiva come "barriera" oppure applicare nella zona interessata un cerotto – meglio se traspirante – morbido o "spugnoso" oppure un sottile strato di ovatta da fermare direttamente con gli elastici della mascherina.

 

Che cosa fare dopo aver tolto la mascherina?

La cura della pelle post-mascherina può davvero fare la differenza. Ogni volta che si rimuove il dispositivo di protezione, se possibile, Treatwell consiglia di lavare accuratamente il viso con acqua e con un prodotto delicato, preferibilmente a base di camomilla o calendula, piante dalle note proprietà lenitive e antinfiammatorie. Ovviamente prima di procedere è fondamentale lavarsi bene le mani. Prezioso alleato delle pelli più delicate è anche la pulizia del viso con ultrasuoni: sul volto viene appoggiato uno strumento capace di generare onde sonore, che a loro volta producono un piacevole massaggio e rimuovono le impurità.

Dopo la detersione bisogna sempre assicurarsi che la pelle sia ben idratata: oltre a bere tanta acqua – regola numero uno di ogni beauty routine che si rispetti – è quindi bene applicare una crema. Esistono anche specifici trattamenti viso idratanti per rispondere all'SOS aridità lanciato dalla pelle stressata. L'estetista in questo caso applica con un massaggio un cocktail di vitamine e olii essenziali privi di parabeni per nutrire e illuminare anche l'epidermide più secca.

 

"Indossare una mascherina non significa prendersi meno cura della pelle, anzi. Mentre ci adattiamo a questa nuova normalità, per evitare irritazioni ed eruzioni cutanee è ora più importante che mai prestare grande attenzione alla propria skincare. Il nostro ampio network di esperti della bellezza è sempre pronto a fornire consulenza e a mettere, in tutta sicurezza, la propria professionalità a disposizione di chi vuole dedicarsi al proprio benessere" Chiara Cassani, Senior Communications Manager di Treatwell Italia.   


Treatwell è la piattaforma di prenotazione online per i trattamenti di bellezza e benessere leader in Europa. Il team di Treatwell, che conta oltre 600 dipendenti in 13 Paesi europei, si assicura che gli utenti vivano un'esperienza beauty sempre perfetta. Con oltre 1.700 saloni e centri benessere affiliati in Italia, Treatwell porta sul web il mondo della bellezza e permette agli utenti di trovare i migliori saloni della città e di prenotarli, anche last minute, ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, filtrando in base al prezzo e consultando oltre 15.000 recensioni. Treatwell è il modo brillante di prenotare la bellezza.




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mercoledì 20 maggio 2020

Influencer e Coronavirus | FLU presenta un White Paper che analizza il presente e il futuro del settore attraverso le voci dei player del mercato

Il ruolo social(e) dell'influencer al tempo del Covid-19

FLU analizza il settore attraverso le voci dirette dei player di mercato:  social network, influencer e brand

L'agenzia italiana specializzata in influencer marketing indaga l'evoluzione di influencer e content creator nelle Fasi 1 e 2
Milano, 20 maggio 2020 - Con l'arrivo del Coronavirus si è aperto un dibattito intorno al ruolo degli influencer e sul futuro dell'influencer marketing. Da un lato alcuni sostengono che il 2020 sarà l'anno che sancirà fine di questo fenomeno mentre altri supportano la tesi per cui gli influencer, durante questo periodo di emergenza sanitaria, hanno avuto un ruolo sociale fondamentale diventando sempre più dei punti di riferimento per la diffusione di messaggi positivi e di sensibilizzazione sociale o di importanti iniziative benefiche.
A sostegno di questa tesi FLU, agenzia italiana parte di Uniting Group Holding specializzata in influencer marketing, ha condotto un'analisi dal titolo "Il ruolo sociale dell'influencer ai tempi del Covid-19" che, attraverso esempi di attività social e testimonianze dei diversi player del mercato, racconta come si sono evoluti linguaggi, contenuti e, in generale, lo scenario in cui operano influencer e content creator e quali sono le pratiche corrette per utilizzare al meglio gli strumenti dell'influencer marketing per realizzare campagne efficaci anche in questo periodo di emergenza. 
Il periodo di lockdown ha avuto un forte impatto sulla vita di tutti, facendo emergere sempre di più la necessità di comunicare, condividere e stabilire relazioni autentiche attraverso i social network, che si sono trasformati sempre di più negli unici luoghi dove poter connettere le persone e stimolare momenti di aggregazione, per continuare sentirsi vicini. 
Un trend confermato da tutte le piattaforme che in questi ultimi mesi hanno assistito a un inevitabile incremento del tempo di connessione da parte degli utenti e un aumento senza precedenti di interazioni tra influencer e follower su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Anche Pinterest, app di scoperta visiva con oltre 335 milioni di utenti attivi, ha fornito agli influencer un'opportunità di connessione ancora più profonda con la propria community, attraverso la pubblicazione dei propri contenuti e pin, utili per aiutare le persone a trovare ispirazione per  migliorare i momenti della vita quotidiana. Ad oggi il social network continua a vedere i massimi storici in uso in tutto il mondo. Infatti, dall'inizio dell'emergenza sanitaria, ha registrato un aumento di creazione delle bacheche del 60% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, con un 40% in più di contenuti salvati su base annua. Per quanto riguarda l'Italia, il social network ha visto un aumento del 79% della creazione di bacheche e un +102% per quanto riguarda le ricerche.
"Gli utenti di Pinterest sono alla ricerca di idee da risorse affidabili, che possano aiutarli con soluzioni per l'oggi come lavorare da casa, intrattenere i bambini e nuove ricette da provare. Negli ultimi mesi la priorità di Pinterest è stata quella di garantire agli utenti informazioni affidabili, limitando i risultati delle ricerche su termini come COVID-19 per far emergere solo le informazioni ufficiali delle organizzazioni sanitarie pubbliche e rilasciando una nuova funzione: la scheda "Oggi", una fonte di ispirazione quotidiana con pin di tendenza, a partire da un focus sulle informazioni relative al Coronavirus" afferma il Creator Team di Pinterest.
Il ruolo sociale degli influencer
Questa evoluzione dei social network ha comportato un aumento esponenziale della visibilità ottenuta dagli influencer ed è emerso sempre di più il loro potere mediatico. Un ruolo di maggiore rilievo utilizzato per sostenere e lanciare iniziative di solidarietà e donazioni per sconfiggere il Covid-19, ma anche per raccontare la propria quotidianità domestica, condividendo con i follower i propri stati d'animo, incertezze e paure, scegliendo di mostrarsi la parte di sé più autentica.
"In questo periodo il mio modo di comunicare è cambiato, è diventato più empatico e forse anche più vero, perché, essendo tutti in un momento di bisogno e pieno di paure, avevo anch'io la necessità di sentirmi più vicina ai miei follower. Ho incrementato il numero di Story pubblicate perché, avendo più tempo, mi è venuto naturale farlo, condividere praticamente tutta la mia giornata senza pensare alle visualizzazioni. Ho riscontrato un aumento sia di followers che di interazioni che sono diventate più vere di prima anche nel caso di collaborazioni con i brand, che scelgo solo se perfettamente affini con il mio essere e i miei valori; mi arrivano almeno il triplo dei messaggi rispetto a qualche mese fa" afferma Michela Coppa, web creator, con 252 mila follower su Instagram, conduttrice tv e speaker radiofonica.
Il rapporto di fiducia che si viene a creare con i propri follower, secondo Leonardo De Carli, Youtuber con 950 mila follower e oltre 1,5 milioni di follower su Instagram, nasce e si rafforza attraverso il racconto spontaneo e semplice dei momenti di vita quotidiana sui diversi social. Infatti gli utenti scelgono di seguire i profili che propongono contenuti veri e di qualità, spinti dalla necessità di affidarsi a qualcuno per chiedere consigli o per condividere i propri stati d'animo, proprio come farebbero con un amico.
"La qualità è un grosso pallino del nostro mestiere, chi ci segue ha bisogno di essere coinvolto in quello che facciamo e quello che viviamo. Quindi ascoltare chi ci segue, potrebbe essere la strategia corretta per creare contenuti sempre migliori. Attraverso l'uso di diverse piattaforme di live streaming, mi è capitato spesso di raccontare ai miei follower come stavo vivendo questa quarantena, condividendo anche i momenti di sconforto e si è creata inconsciamente qualcosa che era appena accennata tra chi mi segue online: confidenza" racconta De Carli.
Anche per Luca Vezil, travel influencer con 927 mila follower su Instagram, il cambiamento nella produzione dei contenuti resta un punto centrale. Infatti, il lockdown, nella sua durezza, oltre a essere stato un'opportuni per differenziare i contenuti, diventa anche un'occasione per accorciare le distanze con i propri follower.
"Gli eventi per come li abbiamo conosciuti fino ad ora necessiteranno tempo per poter ritornare ad essere organizzati ma può essere utile usare questo periodo per far sì che ci sia una reale differenziazione di contenuti che stavano iniziando a somigliarsi tutti. Inoltre, credo che in questo periodo ci sia stato un avvicinamento dell'influencer al proprio pubblico, attraverso contenuti più naturali. Un avvicinamento che si vede anche a livello di racconto perché, se prima l'influencer era quello dei viaggi in posti meravigliosi, degli eventi mondani, degli abiti all'ultima moda, adesso è come tutti gli altri, in pigiama, a casa, sul divano, tra serie tv e cucina, proprio come i suoi follower" conclude Vezil.
La risposta dei brand all'emergenza Covid-19
Durante la fase di emergenza, le aziende che hanno scelto di affidare agli influencer la comunicazione di campagne di brand awareness e reputation, hanno riscontrato successo proprio perché il messaggio è stato veicolato da persone reali che vivono esperienze comuni, capaci di creare contenuti validi e pertinenti con le esigenze dei loro follower.
"Considerato il periodo in cui stiamo vivendo, possiamo dire che due fra i fattori per una comunicazione di valore i più importanti sono l'online e l'autenticità. Il mezzo più efficace e diretto per veicolare messaggi positivi rassicuranti e pertinenti al contesto sociale in cui viviamo è la voce degli influencer, che sono in grado di avvicinare i brand al loro target di riferimento creando empatia. Durante il periodo pasquale abbiamo scelto di sviluppare una campagna di influencer marketing per veicolare il messaggio 'Il miglior ristorante è casa tua' è casa tua", partendo dall'assunto che, nonostante tutto, gli Italiani non hanno dimenticato il piacere di stare insieme, meglio ancora se davanti a una tavola imbandita. Video aperitivi, cene a distanza e brindisi virtuali sono diventati, così, il nuovo modo per condividere il piacere di stare a tavola, anche se lontani. Il Viaggiator Goloso ha voluto quindi rendere omaggio a tutti coloro che, anche solo virtualmente, hanno aperto le porte delle loro cucine, mettendosi alla prova ai fornelli. La campagna #ilmigliorristoranteècasatua, declinata sulle piattaforme digitali, mostra il piacere di stare a tavola, assaporando piatti gustosi e creativi senza dover uscire di casa poiché, grazie ai prodotti de il Viaggiator Goloso, i migliori ristoranti diventano le nostre case. L'attività ha riscontrato un ottimo successo, generando interesse sia in quegli utenti che già conoscevano il brand, sia in quelli che non lo conoscevano che si sono però dimostrati interessati alla gamma attraverso interazioni positive, richieste specifiche e visite al profilo e al sito" ha dichiarato Alessandro Barchetti, Direttore Marketing e Comunicazione Gruppo Unes
Per le aziende è diventato inoltre fondamentale parlare ai consumatori in modo nuovo e più autentico, capire quando è il momento di comunicare e quando invece è più importante agire in modo concreto in favore dell'emergenza, per instaurare un vero legame emozionale tra brand e consumatore.
"In questa fase abbiamo messo in campo diversi progetti finalizzati a continuare a dialogare con i nostri target di riferimento. Abbiamo comunicato con i più giovani tramite un piano editoriale ad hoc in cui il brand ha suggerito programmi "alternativi" per le serate di quarantena. Siamo rimasti in contatto con i bartender attraverso dirette settimanali sul canale IG e tramite Webinar che hanno coinvolto oltre 600 persone da tutta Italia" afferma Marco Leonzi, Assistant Brand Manager di Amaro Montenegro
"L'adattamento della comunicazione durante il nuovo scenario imposto dal lockdown è stato complesso e allo stesso tempo sfidante per un brand come Amaro Montenegro che comunica da sempre il piacere di stare insieme e la celebrazione dei momenti autentici da vivere con gli amici. Tra i tanti progetti quello più rilevante e innovativo è stato Human Spirit Network: un'iniziativa social e allo stesso tempo sociale nata con l'obiettivo di unire l'Italia attraverso una forma simbolica di "solidarietà digitale". Un piccolo gesto di apertura e di condivisione nei confronti degli altri: mettere a disposizione la propria rete Wi-Fi creando una rete Wi-Fi "ospiti" per dare vita a una immensa rete "humanspirit", grazie alla quale saremo tutti connessi. Il ruolo degli influencer è stato duplice durante l'attività: da una parte Salvatore Aranzulla, il "problem solver" digitale per eccellenza, ci ha aiutato a guidare il pubblico nella configurazione del proprio router rendendo l'attività ancora più credibile anche dal punto di vista tecnico, dall'altra Frank Matano ci ha permesso di raggiungere una fan base molto ampia, comunicando il progetto con un TOV più leggero e più in linea con il target più giovane. Abbiamo ricevuto molti messaggi positivi e la notizia della nostra attività è stata inoltre ripresa da molti media, permettendoci di raggiungere un'audience ampia. L'auspicio è quello di poter tornare quanto prima a brindare insieme ai nostri amiciha dichiarato Daniele De Angelis, Senior Brand Manager di Amaro Montenegro.
Conclusioni
Lo scenario totalmente inaspettato, verificatosi a seguito dell'insorgere dell'emergenza Covid-19, ha aperto l'influencer marketing a nuove prospettive.
I primi e a cogliere a pieno l'evoluzione dei linguaggi e dei contenuti sono stati, e lo saranno anche per la Fase 2 e 3, quegli influencer che hanno saputo interpretare al meglio il ruolo di content creator, grazie alla pubblicazione di messaggi spontanei e autentici.  Si è venuta a creare così una tendenza che pone al centro un diverso approccio che vede gli influencer prendersi cura delle nuove generazioni attraverso la proposta di idee e progetti originali, in grado di restituire sguardi fiduciosi sul futuro.
"Ciò che ha dato una spinta al ruolo sociale degli influencer durante il periodo del lockdown è stata proprio la loro capacità di dare vita a messaggi generativi, narrazioni percepite dai propri follower come autentiche, creatrici e curatrici di futuro. Ma non solo, oltre ad intrattenere e a produrre contenuti creativi, il loro ruolo è stato divulgativo e incentrato sul rispetto delle regole in questa nuova fase, su come vivere i ritrovati spazi pubblici condivisi nel rispetto delle normative governative. La sfida d'ora in poi, sia per gli influencer che per i brand, sarà infatti quella di saperci accompagnare nella nuova fase, mantenendo ancora vivo quest'approccio" conclude Rosario Magro, Co-Owner e Sales & Marketing Director di FLU. 


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venerdì 15 maggio 2020

Expert System: COVID-19, la ricerca a livello mondiale punta soprattutto sugli antimalarici

COVID-19: la ricerca a livello mondiale punta soprattutto sugli antimalarici
·      Più di 1.700 studi clinici relativi al virus registrati in tutto il mondo, la maggior parte negli Stati Uniti (19%)
·      L'Italia si posiziona al sesto posto

Questi i primi dati che emergono da un'analisi svolta da Expert System esaminando le informazioni a disposizione sulla Clinical Research Navigator, l'applicazione di intelligenza artificiale per la ricerca biomedica basata sull'elaborazione di dati, report e studi scientifici pubblicati in tutto il mondo. 

Modena, 15 maggio 2020
A distanza di poche settimane dal lancio dell'applicazione di intelligenza artificiale Clinical Research Navigator (CRN) a supporto della ricerca sul COVID-19, Expert System ha analizzato circa 620.000 studi clinici pubblicati in tutto il mondo, compresi più di 1.700 studi focalizzati sul Coronavirus. Dallo screening condotto emerge con chiarezza il quadro di priorità che si è data la ricerca clinica nel contrastare il virus. Sono gli antimalarici, come l'idrossiclorochina, i farmaci su cui si è finora concentrato il numero maggiore di studi clinici, pari al 20% del totale. 

Seguono gli antivirali (13% degli studi), fra cui il farmaco più noto è il Remdesivir.  Quindigli agenti antineoplastici e immunomodulatori, con il 10% di studi attualmente attivi, gli antibiotici (7%), i farmaci con corticosteroidi (6%) e, infine, anticoagulanti e antiaggreganti, che rappresentano il 4% degli studi. Il 3% degli studi è inoltre dedicato all'analisi del plasma di coloro che sono guariti dal virus con l'obiettivo di verificare gli effetti del trasferimento di anticorpi in soggetti contagiati.
A livello geografico, il maggior numero di studi è stato finora condotto negli Stati Uniti (19%, con più di 300 studi), seguiti da Francia (16%), Spagna (9%), UK e Cina (6%). 

Per quanto riguarda l'Italia, i cui studi rappresentano attualmente circa il 5% del totale, emergono quelli condotti dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences, dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma e dall'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. 

Il vaccino, la grande sfida
Per quanto riguarda le ricerche relative alla scoperta del vaccino, la piattaforma registra ad oggi 30 studi clinici attivi, concentrati prevalentemente nel Regno Unito, in Cina e negli Stati Uniti. Questo numero aumenterà sicuramente nelle prossime settimane, quando molti dei progetti emergenti in tutto il mondo verranno aggiunti e registrati ufficialmente come studi clinici.
"Nell'attuale contesto della pandemia, lo scenario clinico sta cambiando molto rapidamente. È quindi fondamentale disporre di un quadro globale delle sperimentazioni in corso per supportare le attività di approfondimento e ricerca degli esperti", ha dichiarato Walt MayoExpert System Group CEO.  "La maggior parte delle ricerche è stata registrata fra marzo e aprile e, nelle ultime settimane, è cresciuto in modo esponenziale il numero degli studi cliniciMa di là dai numeri, il messaggio che emerge dai dati attualmente a disposizione sulla nostra piattaforma è chiaro: "salvare vite". La ricerca di una cura efficace nell'immediato sembra prevalere rispetto a quella nei confronti del vaccino. Darebbe, infatti, ai governanti di tutto il mondo la certezza di salvare la vita dei propri cittadini e maggior tranquillità nell'allentare il lockdown che sta compromettendo l'economia a livello globale."

Clinical Research Navigator - CRN
Expert System si è unita alla lotta contro il COVID-19 fornendo ai ricercatori biomedici di tutto il mondo libero accesso a Clinical Research Navigator (CRN) almeno fino al 1° luglio 2020.
Tutti i dati relativi all'analisi condotta da Expert System sono stati estratti proprio da  CRN, l'applicazione che, sfruttando le potenzialità dell'intelligenza artificiale, raccoglie informazioni mediche, documenti e riferimenti a studi clinici che possono essere consultati in tempo reale. I dati disponibili sono coerentemente strutturati e aggiornati e provengono, tra le altre fonti, dai registri ufficiali delle sperimentazioni cliniche in tutto il mondo.

Disclaimer – L'analisi condotta da Expert System non ha valenza scientifica e non intende fornire linee guida su diagnosi, terapie o prevenzione di alcuna malattia. I dati raccolti con la piattaforma di intelligenza artificiale sono stati valutati con un team di esperti ma al solo scopo di fornire un quadro di insieme sugli studi finora pubblicati nel mondo nell'ambito della ricerca sul COVID-19.



Expert System
Leader nel mercato del cognitive computing e della text analytics, Expert System offre le più innovative soluzioni di intelligenza artificiale per l'automazione dei processi e la gestione delle informazioni. Attraverso la tecnologia Cogito®, basata sulla combinazione di comprensione semantica e machine learning, assicuriamo a partner e clienti l'acquisizione delle conoscenze strategiche per accelerare i processi decisionali e massimizzare il ROI: dal customer care alla compliance, dalla gestione dei profili di rischio alla security e all'intelligence.  Fra i principali clienti del Gruppo, con sedi in Italia, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, UK, USA e Canada, aziende e organizzazioni governative: Zurich Group, Lloyd's of London, AXA XL, Intesa Sanpaolo, Gruppo Eni, Generali, Sanofi, ecc. La società è quotata sul mercato AIM di Borsa Italiana dal 2014 (EXSY:MIL).



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