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mercoledì 26 maggio 2021

Scoperto nuovo antibiotico contro le infezioni batteriche

Nuovo antibiotico scoperto nei laboratori dell'Insubria: un'arma contro le infezioni batteriche

La molecola, in grado di contrastare i meccanismi di resistenza, è stata individuata dal gruppo di ricerca di Biotecnologie microbiche guidato da Flavia Marinelli con un team internazionale; pubblicato un articolo scientifico su Acs Chemical Biology

Varese e Como, 26 maggio 2021 – Un nuovo antibiotico è stato scoperto nei laboratori dell'Università dell'Insubria: è di tipo glicopeptidico, siglato A50926 e prodotto per via biologica da un microrganismo particolare e considerato raro. A comunicarlo è il gruppo di ricerca di Biotecnologie microbiche guidato da Flavia Marinelli, Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita, che ha lavorato in sinergia con il team inglese di Andrew W. Truman del John Innes Centre di Norwich e quello tedesco di Jörn Kalinowski dell'Università di Bielefeld. Un articolo scientifico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Acs Chemical Biology https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acschembio.1c00170.

Spiega Flavia Marinelli, professore ordinario di Ordinario di Chimica e Biotecnologie delle fermentazioni: «L'impatto scientifico e sociale di questa scoperta, a cui si è arrivati attraverso un approccio genomico sul microorganismo produttore, è facilmente comprensibile se si considera che è stato stimato che nel 2050 le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all'anno, superando ampiamente i decessi per tumore, diabete o incidenti stradali, peraltro con una previsione di costi proibitiva per il sistema sanitario».

L'attuale pandemia di origine virale ha evidenziato la difficoltà nell'arginare le infezioni a livello globale in mancanza di adeguati strumenti di contrasto. Si stima che l'elevata ospedalizzazione dei pazienti affetti da Covid-19 e l'incremento dell'uso conseguente di antibiotici per infezioni batteriche secondarie avrà come effetto un ulteriore incremento del fenomeno dell'antibiotico-resistenza a livello ospedaliero.

Gli antibiotici sono uno strumento essenziale per contrastare diversi tipi di infezione, basti pensare che le operazioni chirurgiche, semplici o complesse, non potrebbero essere eseguite senza l'ausilio di questi farmaci. Da qui la crescente necessità di nuove molecole, come quella scoperta, in grado di contrastare i meccanismi di resistenza che oggi limitano drammaticamente l'uso dei farmaci esistenti.

  • Nella fotografia, da sinistra: Oleksandr Yushchuk, Andres Andreo Vidal, Flavia Marinelli, Elisa Binda, Melissa Bisaccia, Francesca Berini  


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giovedì 20 maggio 2021

Salute e benessere. Una camminata veloce aiuta a ritornare in forma e allunga la vita

Una camminata veloce aiuta a ritornare in forma e allunga la vita

Il trainer dei vip, Ione Acosta: "Con l'esercizio fisico e specifici integratori possiamo stimolare la produzione delle sirtuine, proteine che 'ringiovaniscono' i muscoli e ci fanno vivere di più"

Per il trainer dei vip - dal calciatore Modibo Diakité alle attrici internazionali Laia Costa e Ida Lundgren, fino alla principessa Arabella von Liechtenstein e a vip italiani come Carolina Rey, Luca Capuano e la cantante Fiordaliso - impegnarsi ad aumentare la velocità di quella che può essere una semplice passeggiata è un obiettivo facilmente raggiungibile. "Un piccolo impegno concreto ogni giorno che può aiutare a rimanere costanti, favorendo il raggiungimento dell'obiettivo", aggiunge.

 Lo studio britannico va anche oltre. I ricercatori hanno scoperto che chi cammina veloce può vivere fino a 20 anni di più. "La camminata veloce migliora il benessere cardiovascolare, che rappresenta un metro di giudizio sull'efficienza del cuore, e l'abilità di utilizzare l'ossigeno, che a sua volta rappresenta un indicatore dello stato di forma", spiega Acosta.

 Che l'esercizio fisico allunghi la vita e ringiovanisca il corpo è qualcosa che la scienza ha già dimostrato da tempo. L'esercizio fisico può essere considerato uno tra i più importanti "attivatori delle sirtuine", una classe di proteine naturalmente presenti nel nostro organismo che regolano importanti vie metaboliche e sono coinvolte, tra l'altro, nell'invecchiamento e nello stress. "L'esercizio fisico attiva queste 'proteine della longevità', che ci fanno vivere bene e più a lungo", dice Acosta. E al contempo hanno effetti benefici sul muscolo e in generale sulla forma fisica. "Integratori come Sirt500, specificatamente sviluppato per attivare le sirtuine, amplificano questo effetto", conclude.



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giovedì 13 maggio 2021

Sclerosi multipla: dal recettore GPR17 una spia precoce di danno infiammatorio e di demielinizzazione

Sclerosi multipla: dal recettore GPR17 una spia precoce di danno infiammatorio e di demielinizzazione

Uno studio condotto dall'Università degli Studi di Milano, con il supporto AISM e la sua Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, e pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Sciences, evidenzia l'importanza del recettore GPR17 come marcatore di danno precoce anche nelle lesioni cerebrali umane. L'accumulo di GPR17 in aree cerebrali apparentemente sane, ancora non interessate dalla malattia, offre opportunità farmacologiche nuove e rende possibile pensare allo sviluppo di un 'tracciante' che rilevi l'accumulo precoce del recettore nelle aree cerebrali ancora intatte.


Milano, 13 maggio 2021. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa cronica di origine autoimmune che colpisce prevalentemente i giovani adulti e in misura maggiore le donne, con sintomi variabili, tra cui stanchezza, dolore o spasmi, difficoltà motorie, perdita della sensibilità agli arti e disturbi visivi. Questi sintomi, spesso molto invalidanti, sono legati alla presenza di lesioni cerebrali o spinali in cui si verificano fenomeni infiammatori che portano alla progressiva perdita di mielina, la struttura isolante che permette ai neuroni di trasmettere impulsi nervosi in modo veloce ed efficace. Nel tentativo di riparare le lesioni, alcune cellule progenitrici neuronali, chiamate precursori degli oligodendrociti (OPC) proliferano e differenziano, al fine di generare nuovi oligodendrociti, le cellule cioè in grado di produrre mielina, ma spesso falliscono a causa dell'ambiente infiammatorio locale.

Da diversi anni, il gruppo di ricerca diretto dalla Prof.ssa Maria Pia Abbracchio ha identificato GPR17, un recettore normalmente presente sulla superficie degli OPC, come uno dei possibili fattori che, se sregolati dalla malattia, contribuiscono al fallimento della rimielinizzazione. "Avevamo già dimostrato, in diversi modelli animali di malattia, che OPC immaturi esprimenti il recettore si accumulano ai bordi delle lesioni demielinizzanti" spiega il Dr. Davide Lecca, autore senior dello studio "Riteniamo che questo accumulo rifletta il tentativo degli OPC di riparare la lesione. Tuttavia, pur essendo cruciale per attivare il processo di maturazione, quando GPR17 rimane troppo a lungo nella membrana degli OPC senza essere degradato, il processo di maturazione si blocca, inficiando la riparazione della lesione".

Nello studio, per comprendere se quanto osservato nei modelli animali potesse avvenire anche nell'uomo, i ricercatori hanno caratterizzato campioni cerebrali post-mortem di persone con sclerosi multipla, forniti dalla MS Society Tissue Bank dell'Imperial College di Londra, e hanno analizzato la distribuzione di GPR17 in tutte le lesioni presenti in relazione al loro grado di attività. "Pur non avendo osservato differenze significative tra lesioni attive e inattive, abbiamo notato che in alcune aree del cervello apparentemente sane, prive di lesioni, ma caratterizzate da un principio di infiammazione, il numero degli OPC esprimenti GPR17 era maggiore rispetto a tutte le altre aree" spiega il Dr. Jacopo Angelini, uno dei primi autori dello studio. Questo suggerisce che, anche nella sclerosi multipla umana, il recettore possa comportarsi da "sensore" di danno, indicando in modo precoce l'insorgenza delle lesioni ancora prima che queste si formino.

"Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti enormi passi in avanti nella terapia immunomodulante della sclerosi multipla, non esiste ad oggi una cura definitiva, e soprattutto non esistono trattamenti efficaci nel promuovere la riparazione del danno alla mielina" comunica il Dr. Davide Marangon, altro primo autore della ricerca. "Questa nuova scoperta valida i nostri precedenti dati su GPR17 nei tessuti di pazienti affetti da sclerosi multipla. L'accumulo di GPR17 in aree cerebrali apparentemente sane, ancora non interessate dalla malattia, offre opportunità farmacologiche finora irrealizzabili" conclude Davide Lecca. "È infatti possibile pensare allo sviluppo di un 'tracciante' che rilevi l'accumulo precoce del recettore nelle aree cerebrali ancora intatte, presupposto fondamentale per interventi farmacologici tempestivi che possano rafforzare le capacità riparative innate degli OPC, prima che queste vengano inficiate dall'eccessiva infiammazione locale".

Link all'articolo:

https://www.mdpi.com/1422-0067/22/9/4574




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martedì 11 maggio 2021

Pandemia, prestazioni sanitarie, adolescenti: lo sviluppo della telemedicina - come quella erogata da Net Medicare - in risposta alle conseguenze del Covid-19

PANDEMIA, PRESTAZIONI SANITARIE, ADOLESCENTI: LO SVILUPPO DELLA TELEMEDICINA COME RISPOSTA ALLE CONSEGUENZE DEL COVID-19

L'isolamento forzato ha creato o amplificato le situazioni di disagio, soprattutto nelle fasce più giovani. E ha diminuito l'accesso a prestazioni sanitarie, come visite ambulatoriali e diagnostica.

La telemedicina e l'e-health come quella erogata da Net-Medicare diventano valide alleate a supporto, specie se complementari alla medicina territoriale.

 

Bergamo, maggio 2021 – Riduzione complessiva del 37% delle prestazioni sanitarie (in particolare visite ambulatoriali -42%); significativo decremento nei ricoveri (-28%), nella diagnostica (-31%) e nei trattamenti terapeutici (-30%) soprattutto verso pazienti con patologie meno severe per i quali comunque il differire l'assistenza ha comportato un grave disagio e un impatto sullo stato di salute. Sono questi i dati emersi da una recente analisi effettuata[1] in circa 20 Paesi, tra i quali l'Italia, che compara i dati complessivi di ricoveri, diagnosi e terapie in piena pandemia Covid-19 con uguali periodi degli anni precedenti. Dati che fanno emergere forte e chiaro quanto le conseguenze del Covid-19 non riguardino solamente chi ha contratto il virus, ma tutti coloro che avevano o hanno delle manifestazioni cliniche in corso e causa pandemia, per diversi motivi, hanno subito un calo consistente delle prestazioni sanitarie.

 

A questo, si aggiunge il consistente aumento di problemi di tipo psicologico e psichiatrico a carico soprattutto gli adolescenti, come riportato da una recente ricerca dell'Università di Pittsburgh[2] che ha preso in esame, tra il 27 aprile e il 13 luglio 2020, 4909 soggetti per una valutazione di esposizione Covid-19 e sintomi psichiatrici. Comparando la popolazione adolescente verso quella adulta, la ricerca ha evidenziato l'aumento di severi sintomi depressivi, di ansia, di disturbi da stress post-traumatico, di intenti suicidi e problemi del sonno. La solitudine imposta uno degli elementi scatenanti anche dell'aumento del numero di ore trascorse sui social media, così come l'esposizione ai media e alle conseguenze del Covid-19.

 

È proprio l'ambito del benessere mentale quello che ha risentito, in positivo, della crescita in Italia di soluzioni di e-health, come la televisita e il telemonitoraggio di pazienti fragili. Pur scontando un forte ritardo nell'innovazione digitale in campo sanitario, la telemedicina si è affermata in modo sempre più concreto come tecnologia fondamentale per integrare l'assistenza sanitaria migliorandone efficienza ed efficacia e aiutare i cittadini ad accedere alle migliori cure possibili. Anche l'OMS ha inserito la telemedicina tra i servizi essenziali per il rafforzamento della risposta dei sistemi sanitari al Covid-19. La possibilità di assistere i pazienti da remoto, senza spostarsi fisicamente, sta rivoluzionando la medicina tradizionale in Italia, soprattutto in questa fase ancora emergenziale e la telemedicina si sta rivelando essenziale anche per gestire le infinite liste d'attesa esacerbate dalla pandemia e migliorare il "triage" prima del ricorso a strutture ambulatoriali.

 

Un esempio di sviluppo della telemedicina è offerto da Net-Medicare, il primo portale di medicina digitale multi-tenant in Italia, certificato CE e conforme al GDPR. Net-Medicare, startup innovativa dal 2020, rende più agevole il rapporto paziente-medico, supportando così diverse esigenze. Da un lato facilita il professionista medico, che può così erogare prestazioni e televisite 'sicure', dall'altro i pazienti, permettendo loro di non muoversi da casa, di essere seguiti con regolarità nelle fasi post-intervento, ad esempio, o nei percorsi di riabilitazione, come quelli previsti nell'ambito psicologico e psichiatrico. Inoltre, i dati sensibili sulla salute personale sono protetti da protocolli di sicurezza severi, così come i pagamenti e le fatturazioni. La piattaforma di telemedicina Net-Medicare tutela rigorosamente tutti i dati.

 



[1] Fonte: "Pandemic impacts on healthcare utilisation: a systematic review", pubblicata il 28 ottobre 2020 -  https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.10.26.20219352v1

[2] Fonte: "The psychiatric sequelae of the COVID-19 pandemic in adolescents, adults, and health care" pubblicata il 20 dicembre 2021 – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33368805/



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CHIROPRATICA E PSICHE SENZA RICORSO ALL'USO DI FARMACI

 
 CHIROPRATICA E BENESSERE PSICOLOGICO
Viano (AIC): "La Chiropratica agevola il paziente a non usare farmaci intervenendo in modo naturale sul benessere psicofisico"

 
L'emergenza determinata dalla pandemia Covid-19 ha pesanti effetti sulla vita di tutti, ma ancora più gravi per le persone con sofferenza mentale, come anche per anziani e disabili. Proprio in questi giorni è stata diffusa dall'Oms la guida "Covid-19", che indica tra i servizi essenziali da garantire quelli per la salute mentale, che riguardano ogni anno in Italia circa 900 mila persone. Questa la segnalazione della Società Italiana di Psichiatria (Sip), con il sostegno della Società Europea di Psichiatria (Sep), che accoglie le indicazioni delle società scientifiche più accreditate, a tutela di chi ha disturbi mentali, e degli operatori che li assistono.
Dopo il Covid-19 si rischia un'ondata di patologie psicologiche e psichiatriche. La lunga quarantena, la solitudine e l'isolamento, i problemi economici, i lutti e lo smembramento delle famiglie hanno acuito le difficoltà della nostra società, colpendo in maniera ancor maggiore quella parte fragile della popolazione che già era in difficoltà. Le maggiori società scientifiche italiane e mondiali hanno avvertito da mesi il rischio di uno tsunami psicopatologico, che inonderà il già precario sistema sanitario nazionale. Ciò che si teme è anche uno smodato ricorso ai farmaci per fronteggiare l'emergenza legata a queste patologie. Per evitarlo è possibile fare ricorso alla Chiropratica. In che modo? Lo spiega il Dottore in Chiropratica Giancarlo Viano.
 

Come interviene la Chiropratica sul benessere psicologico?
«Per prima cosa va ricordato che lo stato emotivo di una persona non esiste solo nella sua mente, ma agisce in maniera uguale anche sul corpo, creando alterazioni del metabolismo e della struttura corporea: le tensioni emotive diventano istantaneamente tensioni corporee. La Chiropratica agisce positivamente sul sistema nervoso centrale che è celato all'interno della colonna vertebrale, ne favorisce il corretto funzionamento e al contempo aiuta a ridurre gli stati tensivi a livello muscolo-scheletrico».

Perché è possibile evitare l'uso di farmaci?
«Attraverso l'aggiustamento vertebrale chiropratico, i segmenti vertebrali che costituiscono la colonna riprendono a funzionare meglio e con maggiore libertà, la conseguenza diretta è che questo permette in primo luogo di ripristinare la normale trasmissione degli impulsi neurologici che intercorrono tra cervello e organi, in secondo luogo, l'aggiustamento chiropratico ha un effetto regolatore sul sistema nervoso. Tutto questo si traduce in una sensazione di benessere generale, di minore tensione e stress, e di riduzione o scomparsa di quelle condizioni che spingerebbero il paziente ad usare farmaci per sopprimere il sintomo».

Come funziona e cosa cura?
«Il range di azione della Chiropratica è vastissimo: attraverso la colonna vertebrale passano tutti i segnali neurologici che dal cervello vanno al resto del corpo e viceversa, quindi il Dottore Chiropratico, agendo in modo strutturato e specifico può generare effetti positivi sia sulla struttura muscolo scheletrica, sia sul metabolismo e la sfera emozionale».


Come si fa a sapere se la Chiropratica "fa al caso mio"?
«Basta rivolgersi ad un Dottore Chiropratico dell'Associazione Italiana Chiropratici contattando l'associazione stessa al numero 800 017806 ed esporre i propri quesiti o dubbi in merito. La Chiropratica è comunque una disciplina che tratta pazienti da 0 a 100+ anni ed ha protocolli specifici per affrontare in sicurezza una vasta gamma di problematiche, l'importante è rivolgersi ad un Dottore Chiropratico, e l'Associazione Italiana Chiropratici è il riferimento giusto».

Possono collaborare Chiropratica e medicina tradizionale?
«Già accade, sono molti i Dottori Chiropratici che interagiscono efficacemente con Dottori in Medicina di diverse specialità. Purtroppo in Italia i Dottori Chiropratici laureati secondo gli standard internazionali sulla professione sono pochissimi mentre c'è un elevato numero di operatori vari che dicono di fare "chiropratica" o dicono di essere "chiropratici" senza avere la suddetta formazione o addirittura con falsi titoli di studio o fantomatiche lauree da parte di istituzioni già segnalate nella black list del ministero dell'istruzione. Questo fa sì che molti medici e operatori sanitari sono stati esposti ad una visione della Chiropratica del tutto sbagliata, generando una vera e propria mal-informazione, è necessario quindi informare anche queste categorie in merito alla figura del Dottore Chiropratico».

Come si diventa Dottore in Chiropratica?
«Conseguendo una laurea magistrale presso college e università accreditate internazionalmente, è un percorso di un minimo di 5 anni a frequenza obbligatoria e a tempo pieno; in Italia questa formazione non esiste ancora, di conseguenza tutti i Dottori  Chiropratici si sono laureati all'estero, ma il paziente deve fare molta attenzione: vedere un "chiropratico" con una laurea estera appesa al muro non è una garanzia proprio perché esistono molte false lauree o percorsi di studio ben lontani dalla giusta formazione chiropratica. L'Associazione Italiana Chiropratici è una garanzia assoluta in questo senso, in quanto accetta e riunisce solo Dottori Chiropratici con la corretta formazione, a garanzia di sicurezza e professionalità».

L'Associazione Italiana Chiropratici (AIC) nasce nel 1974 per rappresentare la professione Chiropratica, promuoverla e per garantire ai pazienti operatori qualificati. La Chiropratica è una professione sanitaria primaria che riconosce la capacità intrinseca del corpo di raggiungere e mantenere uno stato sano individuando i fattori esterni ed interni che possono interferire con il corretto funzionamento e interazione tra tutti i sistemi corporei. Il Dottore Chiropratico individua i fattori causali ed elimina l'interferenza neurologica funzionale (sublussazione) ottimizzando l'integrità della colonna vertebrale. Assiste anche i pazienti nella identificazione e nella gestione degli stress di vita quotidiana che potrebbero compromettere quello stato di salute, in modo conservativo, e senza l'uso invasivo di farmaci o interventi chirurgici. In Italia sono membri AIC tutti i Dottori in Chiropratica che hanno conseguito la laurea presso i Colleges riconosciuti dall'Organismo Mondiale sulla Chiropratica.
 



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Coronavirus: il comitato per la sicurezza sanitaria aggiorna l'elenco comune dei test antigenici rapidi per la COVID-19


Coronavirus: il comitato per la sicurezza sanitaria aggiorna l'elenco comune dei test antigenici rapidi per la COVID-19

Il comitato per la sicurezza sanitaria ha convenuto di aggiornare l'elenco comune dei test antigenici rapidi per la COVID-19, compresi quelli i cui risultati sono reciprocamente riconosciuti dagli Stati membri dell'UE per le misure di sanità pubblica. A seguito dell'aggiornamento, l'elenco comune comprende ora 83 test, i risultati di 35 dei quali sono riconosciuti reciprocamente.

La Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, ha dichiarato: "I test antigenici rapidi svolgono un ruolo cruciale nel rallentare la diffusione della COVID-19. La diagnostica è un elemento centrale nella risposta globale degli Stati membri alla pandemia. L'introduzione di un elenco più ampio di test antigenici rapidi riconosciuti renderà inoltre più facile per i cittadini beneficiare dei certificati verdi digitali e agevolerà la libera circolazione sicura all'interno dell'UE nei prossimi mesi."

La Commissione e il Centro comune di ricerca hanno concordato una nuova procedura per aggiornare l'elenco comune dei test antigenici rapidi e reciprocamente riconosciuti. A partire da oggi, i fabbricanti di test antigenici rapidi saranno in grado di presentare dati e informazioni per determinati test che soddisfano i criteri concordati dal Consiglio il 21 gennaio 2021. Sono inclusi solo i test rapidi effettuati da un operatore sanitario qualificato o da un altro operatore addestrato; sono invece esclusi i test antigenici rapidi autodiagnostici.

Nell'ambito della nuova procedura, il comitato per la sicurezza sanitaria sta altresì istituendo un gruppo di lavoro tecnico di esperti nazionali incaricato di esaminare i dati presentati dai paesi e dai fabbricanti e di proporre aggiornamenti al comitato stesso. Gli esperti collaboreranno inoltre con il Centro comune di ricerca e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie al fine di mettere a punto una procedura comune per svolgere studi di convalida indipendenti atti a valutare la prestazione clinica dei test antigenici rapidi.

L'elenco comune aggiornato dei test antigenici rapidi per la COVID-19 può essere consultato qui. I fabbricanti possono presentare i dati sui test antigenici rapidi disponibili sul mercato qui. La raccomandazione del Consiglio relativa a un quadro comune per l'uso e la convalida dei test antigenici rapidi e il riconoscimento reciproco dei risultati dei test per la COVID-19 nell'UE è reperibile qui.                                   



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Biomedicale. Ad Eurosets il riconoscimento di Frost & Sullivan per ECMOLife, prodotto biomedicale più innovativo del 2021

Eurosets premiata da Frost & Sullivan per ECMOLife, prodotto più innovativo nel settore biomedicale per il 2021

Il riconoscimento conferma il successo del device per l'ossigenazione extracorporea, attualmente utilizzato in 60 ospedali nel mondo

Medolla (MO), 10 maggio 2021Frost & Sullivan ha assegnato ad Eurosets, azienda italiana di Medolla (MO) specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di dispositivi biomedicali, il premio Global New Product Innovation 2021 per ECMOLife, un dispositivo innovativo per le terapie ECMO in grado di sostituire temporaneamente la funzione del cuore e dei polmoni.

"Ogni anno Frost & Sullivan premia le aziende che si sono contraddistinte nel campo dell'innovazione a livello mondiale – commenta Antonio Petralia, AD di Eurosets –. Il premio Best Practices che viene riconosciuto a ECMOLife come prodotto più innovativo nel settore biomedicale testimonia il valore del lavoro svolto sinora ed è la conferma di aver intrapreso la strada giusta. Abbiamo fatto leva sulla ricerca e sviluppo di una tecnologia all'avanguardia, ideando un prodotto innovativo che ci consente di supportare il lavoro dei professionisti sanitari nell'aiutare pazienti in condizioni critiche, portando concreti vantaggi, e che ha permesso, in questo periodo di pandemia, di salvare molte vite".

I premi Best Practices di Frost & Sullivan sono un riconoscimento a quelle aziende che, in mercati regionali e globali, si sono contraddistinte per aver raggiunto risultati d'eccellenza in aree quali leadership, innovazione tecnologica, servizio clienti e sviluppo strategico dei prodotti. Gli analisti del settore confrontano le varie aziende del mercato e misurano le prestazioni attraverso interviste, analisi e ricerche approfondite.

Il premio di Frost & Sullivan riconosce dunque le caratteristiche ed i vantaggi del prodotto, individuando in ECMOLife un device innovativo su cui investire.

ECMOLife è un dispositivo "salvavita" che permette una varietà di utilizzo molto ampia, in campi quali la Cardiochirurgia e l'Emodinamica, in Terapia Intensiva, nel trattamento di pazienti Covid critici, nel caso di shock cardiogeno post-intervento cardiochirurgico, per contrastare crisi respiratorie o come supporto nei trapianti polmonari e cardiaci. Consente dunque di stabilizzare pazienti in diverse aree terapeutiche, includendo l'ossigenazione extracorporea (ECMO) e il supporto circolatorio meccanico (MCS), terapie utilizzate per trattare ad esempio pazienti con insufficienze ventricolari, in arresto cardiaco o in insufficienza respiratoria, con sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), H1N1, SARS, o affetti da infezioni da Covid-19.

Il design di ECMOLife include tecnologie all'avanguardia per una biocompatibilità ottimale, dalla pompa a levitazione magnetica per minimizzare l'emolisi, all'utilizzo di circuiti trattati in Fosforicolina per ridurre il consumo piastrinico, elementi che testimoniano l'attenzione al paziente. ECMOLife è inoltre progettato per massimizzare la sicurezza stessa del paziente: il sistema di sensoristica non invasivo permette un monitoraggio efficace, il back-up integrato garantisce il funzionamento in ogni situazione e le batterie esterne consentono un'autonomia aggiuntiva, con una più facile gestione da parte dei medici. Infine, la versatilità è un'ulteriore caratteristica che contraddistingue ECMOLife: il design compatto ne facilita il trasporto e lo rende portatile e flessibile, sia all'esterno dell'ospedale, per stabilizzare pazienti che devono essere trasportati in struttura, sia per la movimentazione intra-ospedaliera del paziente.

"Il sistema ECMOLife, con la sua biocompatibilità ottimale, garantisce al paziente una perfusione paragonabile a quella nativa. Si tratta di uno dei pochi dispositivi attualmente disponibili sul mercato ad essere abilitati sia all'utilizzo in ospedale sia per il trasporto extra-ospedaliero – commenta Srinath Venkatasubramanian, Industry Analyst, Transformational Health di Frost & Sullivan –. ECMOLife è estremamente versatile e, grazie al design compatto, è un dispositivo applicabile in diversi ambiti clinici con grande facilità. Nonostante sia di recente introduzione, ECMOLife è già utilizzato in 60 ospedali nel mondo. Con il giusto prodotto e un'ottima presenza sul mercato, Eurosets ha tutto il potenziale per crescere rapidamente ampliando le indicazioni cliniche per l'uso dell'ECMO".

Con oltre 40 brevetti internazionali, Eurosets è stata individuata da Frost & Sullivan come azienda capofila nel settore dei dispositivi biomedicali per ECLS/ECMO. ECMOLife è difatti presente negli ospedali di 15 Paesi nel mondo. Ad oggi più di 400 pazienti sono stati trattati con ECMOLife e, "grazie a questa tecnologia d'avanguardia, abbiamo la possibilità di aumentare le probabilità di guarigione e di ridurre le percentuali di mortalità in caso di shock cardiaco o affezioni respiratorie gravi, anche causate dal Covid-19", conclude Petralia.





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venerdì 7 maggio 2021

Integratori Italia precisa: “Gli integratori a base di omega 3 contribuiscono alla salute cardiovascolare negli individui sani”

Integratori Italia precisa: "Gli integratori a base di omega 3

contribuiscono alla salute cardiovascolare negli individui sani"

 

7 maggio 2021– Con riferimento alla notizia "Integratori Omega 3 a rischio, chi non dovrebbe assumerli"1 pubblicata in questi giorni, Integratori Italia, l'associazione italiana di categoria aderente a Confindustria e che fa parte di Unione Italiana Food, sottolinea che:

 

  • lo studio citato ha analizzato e combinato i risultati di cinque studi di intervento randomizzati e controllati su circa 50.000 pazienti totali ad alto rischio (25.000 trattati con omega-3 e 25.000 trattati con il placebo).
  • il rischio di aumento di fibrillazione atriale è risultato basso, in termini assoluti: l'effetto osservato e documentato dai ricercatori è un aumento del 37% del rischio di sviluppare fibrillazione atriale durante il trattamento con omega-3. Si è osservato un eccesso di 179 casi di fibrillazione atriale tra 25.000 soggetti trattati per una media 5,7 anni. Il rischio assoluto, pertanto, è quantificabile in poco più di un caso in eccesso di fibrillazione atriale ogni 1.000 soggetti trattati per un anno.
  • tale eccesso di rischio va considerato dal medico nel definire il rapporto rischio-beneficio del trattamento farmacologico con omega-3 in pazienti ad alto rischio con le caratteristiche di quelli studiati in questa metanalisi: va sottolineato infatti che circa il 70% dei pazienti osservati risultava diabetico, ed una quota significativa era in prevenzione secondaria, avendo già subito un infarto o un evento cardiovascolare. L'eccesso di rischio di sviluppo di una fibrillazione atriale dovrà in altre parole essere valutato dal medico in relazione ai benefici attesi (sulla trigliceridemia, o sull'aggregazione piastrinica, o ancora sul rischio di aritmie ventricolari, che vengono invece ridotte da questi farmaci, come ricordano gli stessi autori).

 

Non esistono ad oggi elementi per ritenere che l'aumento del rischio di fibrillazione atriale possa riguardare anche le persone sane che utilizzano integratori di omega-3. L'impiego di questi integratori, nella popolazione sana (in prevenzione primaria) punta infatti a sfruttare gli effetti fisiologici degli omega-3 stessi, per esempio laddove l'apporto di questi acidi grassi con la dieta (derivano soprattutto dal pesce grasso) sia per vari motivi inadeguato, e non quelli di tipo terapeutico ottenibili impiegando farmaci specifici.

 

L'effetto favorevole degli acidi grassi omega 3 sulla salute cardiovascolare è noto da tempo e comprovato da un numero considerevole di studi e ricerche. Come indicato anche da alcune valutazioni espresse da EFSA (European Food Safety Authority), questi acidi grassi sono fondamentali per il normale sviluppo di organi e tessuti (in particolare retina, cervello e cuore) e per il loro corretto funzionamento. La letteratura scientifica in tema di omega 3 documenta che il loro uso (sia alimentare, sia come integratore) risulta utile per mantenere uno stato di benessere e salute e può ridurre alcuni fattori di rischio di malattie cardiovascolari.

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