La salute mentale del 42% degli italiani è a rischio a causa della crisi del coronavirus
Uno studio internazionale rivela che 5 italiani su 10 si sono sentiti depressi e senza speranza per il futuro
La ricerca condotta da Open Evidence, uno spin-off della Universitat Oberta de Catalunya, ha intervistato 10.551 persone in Italia, Spagna e Regno Unito
Il 65% degli italiani ritiene che il governo non dovrebbe concentrarsi solo su come contenere il contagio, ma anche come evitare una crisi economica
Uno studio internazionale, condotto dallo spin-off della Universitat Oberta de Catalunya (UOC, in Spagna) Open Evidence, rivela che la salute mentale del 42% degli italiani è a rischio a causa della crisi del coronavirus. L'indagine, che ha coinvolto ricercatori dell'Università degli studi di Milano, dell'Università degli studi di Trento, Glasgow University, della Tillburg University e dell'Universidad Nacional de Colombia, mostra che il 65% della popolazion italiana ritiene "il governo non dovrebbe concentrarsi solo su come contenere il contagio, ma anche come evitare una crisi economica".
Il progetto di ricerca, che prevede tre rilevazioni tra i cittadini di Italia, Spagna e Regno Unito scaglionati in tre settimane consecutive tra il 24 aprile e il 17 maggio, ha lo scopo di valutare i cambiamenti nel comportamento della popolazione legati allo stress e ai traumi nel contesto della pandemia e del distanziamento sociale e di analizzare le opinioni dei cittadini rispetto alla comunicazione e alle risposte del governo di fronte alla crisi sanitaria.
I dati raccolti nella prima rilevazione, condotta su 10.551 persone (3.504 in Italia, 3.524 in Spagna e 3.523 nel Regno Unito) tra il 24 aprile e il primo maggio, mostrano che la maggioranza della popolazione, di età compresa tra i 18 e i 75 anni, si è sentita in qualche momento di questo periodo stressata, depressa o angosciata per il futuro: 59% in Italia (il 13% per 5-7 giorni, il 18% per 3-4 giorni, il 28 % per 1-2 giorni), 67% in Spagna (il 13%, per 5-7 giorni, il 22% per 3-4 giorni, il 32% per 1-2 giorni), e 57% nel Regno Unito (il 12%, per 5-7 giorni, il 19% per 3-4 giorni, il 26% per 1-2 giorni). "I dati offrono un'immagine legata all'impatto del distanziamento sociale, che avrà conseguenze sociali e sanitarie a cui dobbiamo farci trovare preparati", avverte Cristiano Codagnone, cofondatore dello spin-off della UOC Open Evidence, che ha diretto il progetto.
L'analisi di questi e altri dati, come per esempio il tipo di abitazione (di proprietà interamente pagata, di proprietà con mutuo, in affitto, ecc.) e le condizioni di vita (metri quadrati dell'abitazione, numero di persone che ci vivono, presenza di bambini in età scolare), o di altri potenziali fattori quali la perdita del lavoro, la chiusura della propria attività, la perdita di reddito o l'essersi sottoposti al test per il COVID-19, ha permesso di ottenere un indicatore generale dello stato di salute mentale dei cittadini. I risultati rivelano che la salute mentale del 42% degli italiani è a rischio. Nel caso della Spagna e del Regno Unito a essere rispettivamente a rischio sono il 46% e il 41% della popolazione.
Anche l'economia è importante
In tutti e tre i paesi la grande maggioranza dei partecipanti concorda con l'affermazione secondo la quale " il governo non dovrebbe concentrarsi solo su come contenere il contagio, ma anche come evitare una crisi economica ": circa il 65% in Italia e quasi il 60% sia in Spagna che nel Regno Unito.
I cittadini si sono anche espressi sulle misure di distanziamento sociale. Quasi il 65% degli italiani e circa il 70% degli spagnoli e degli inglesi concordano con l'affermazione secondo la quale "il governo non deve solo comunicare ai cittadini cosa fare per rispettare le misure di sicurezza, ma anche spiegare chiaramente quali sono i piani per la riapertura".
Tre serie di risultati sull'impatto socioeconomico del COVID-19
Lo studio prende in considerazione tre serie consecutive di rilevazioni realizzati con gli stessi cittadini dei tre paesi. È stata appena pubblicata la prima tornata di risultati corrispondente all'inchiesta svoltasi dal 24 aprile al primo maggio.
La seconda indagine, che analizza l'impatto della situazione sulle capacità cognitive, la percezione del rischio, la fiducia e l'altruismo dei partecipanti, è stata effettuata tra il 2 e il 9 maggio e i risultati sono attesi per la settimana del 18 maggio.
Per quanto riguarda il terzo sondaggio, che sarà condotto dal 10 al 17 maggio, si concentrerà sull'incertezza e sui conflitti legati alla privacy e al bene comune, nonché sugli interessi individuali e collettivi relativi alla distribuzione delle risorse. I risultati saranno pubblicati nella settimana del 25 maggio.
I dati dell'indagine sono stati analizzati tramite un algoritmo
Lo spin-off della UOC Open Evidence, è specializzato nella ricerca tramite big data per studiare l'impatto di diversi fattori sulla società. L'altro cofondatore, Codagnone, spiega che Open Evidence ha sviluppato un algoritmo per analizzare tutte le variabili sociodemografiche e socioeconomiche raccolte nell'indagine.
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