Torna nella capitale Race for the Cure con la settima edizione dell'appuntamento annuale ed evento simbolo della Susan G. Komen Italia, organizzazione senza scopo di lucro basata sul volontariato che opera dal 2000 nella lotta ai tumori del seno su tutto il territorio nazionale.
"Sport e salute sono ormai due aspetti imprescindibili, e in qualità di professionista del fitness mi sento molto coinvolto in questa iniziativa" commenta Fabio Damiani personal trainer e punto di riferimento per il circuito sportivo romano dello gruppo Heaven. "Insieme a tutto il gruppo Heaven ho il piacere di portare la mia squadra di 70 corridori per partecipare con entusiasmo ai 5 km di maratona competitiva e non competitiva e alla camminata di 2 km, per le persone che non possono sostenere il percorso più lungo. Tutti insieme porteremo avanti i valori dello sport all'insegna del benessere nella splendida cornice di Roma".
L'importanza di coinvolgere più persone possibili nella cura del proprio corpo per la forma fisica e il benessere sono direttamente legati agli aspetti della salute. E dal 19 al 21 maggio al Circo Massimo il pubblico è coinvolto in tre giorni accompagnati da diverse iniziative dedicate a salute, sport, benessere e solidarietà che culmina la domenica con la tradizionale corsa di 5 km. La caratteristica principale dell'evento è la presenza delle "Donne in Rosa", donne che hanno affrontato personalmente il tumore del seno e che, per dimostrare un atteggiamento positivo con cui si confrontano con la malattia, scelgono di rendersi intenzionalmente visibili indossando una maglietta e un cappellino rosa.
"Durante il mio percorso ho scoperto che ci sono delle attività di gruppo in cui il sociale e la coordinazione vanno a braccetto. Spesso non si considera che il Trainer è una figura che può essere fondamentale nella vita della gente comune, di come saper distribuire pillole di fitness o sport che diventa un toccasana per il benessere. Riuscire a creare il senso di aggregazione di una squadra, capace di lottare per un obiettivo, è un aspetto fondamentale all'interno di questa manifestazione come anche per il mio lavoro. E mi sento coinvolto anche più personalmente in questa sfida, da bambino ero obeso e quando provai a fare un po' di sport trovai un ambiente poco amichevole che non mi aiutò a integrarmi, a unirmi agli altri per raggiungere il mio obiettivo. L'impegno dei partecipanti è, infatti, quello di terminare la maratona per sostenere la ricerca scientifica per abbattere nuove frontiere e portare conoscenza a tutti noi" - sottolinea Damiani mentre è in preparazione per l'appuntamento al Rimini Wellness (dal 1 giugno) dove farà delle lezioni prova nello spazio Elav.
"Race for the cure è una nobile iniziativa che merita di essere supportata con grande impegno da tutte le persone che amano lo sport e che curano, o hanno curato, la malattia del tumore al seno. La ricerca merita di andare avanti con tutto il nostro sostegno per rendere migliore il nostro futuro e quello dei nostri cari. Non si tratta di una semplice beneficenza. Prepararsi a correre per una piccola maratona ha una duplice funzione - conclude Fabio Damiani - quella di allenare tutti i partecipanti a scoprire il piacere di muoversi e, al tempo stesso, di ascoltare il proprio respiro e le proprie emozioni".
FABIO DAMIANI SI RACCONTA
Quando ha iniziato a dedicarsi allo sport e al suo insegnamento
Nella vita si è sempre alla ricerca della formula magica, quello che ci fa stare bene, quello che ci dà emozioni positive per ricaricare la nostra energia. È proprio questa la chiave di lettura con la quale mi sono avvicinato allo sport. Da bambino, purtroppo per motivi economici non ho avuto la possibilità di poter vivermi lo sport o provare a trovare quell'attività che fosse più indicata per le mie caratteristiche fisiche. Avevo una vita "casalinga", ero quasi sempre dentro le mura di casa! In più si aggiungeva il mio essere goloso, che ha dato la possibilità al cibo di essere la mia valvola di sfogo. Il risultato fu quello di diventare un bambino obeso, con scarsissime capacità motorie. Provai con scarso risultato a fare pallavolo ma ero molto piccolo, la rete altissima, un ambiente poco amichevole, non ero a mio agio.
Morale della favola abbandono immediato...
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