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mercoledì 20 febbraio 2013

CNR: A ciascuno le sue piastrine

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Personalizzare i valori di riferimento usati nella conta delle piastrine potrà contribuire allo sviluppo di nuovi metodi di indagine e terapie mirate. A dimostrare le differenze di genere, età e aree geografiche, uno studio condotto dal Cnr insieme ad altre istituzioni scientifiche italiane

 

Per definire "normale" il numero delle piastrine, cellule fondamentali per i processi di coagulazione del sangue, il range deve attestarsi tra un minimo di 150.000 e un massimo di 400.000 (450.000 in alcuni casi) per microlitro di sangue. Ma questi valori di riferimento, comunemente usati, non sempre rispecchiano la realtà. A dimostrare l'esistenza di una grande variabilità tra la popolazione italiana, uno studio condotto dagli Istituti di genetica delle popolazioni (Igp) di Sassari, di genetica molecolare (Igm) di Pavia, di genetica e biofisica A. Buzzati-Traverso di Napoli del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), insieme ad altre cinque istituzioni scientifiche italiane (Fondazione di ricerca e cura "Giovanni Paolo II" dell'Università cattolica di Campobasso; Istituto di medicina genetica, Eurac Research di Bolzano; Divisione di genetica e biologia cellulare dell'Istituto scientifico San Raffaele di Milano; Genetica medica del Dipartimento di scienze riproduttive dell'Università di Trieste; Dipartimento di medicina interna dell'Irccs Fondazione policlinico S. Matteo dell'Università di Pavia). La ricerca, coordinata da Ginevra Biino dell'Igm-Cnr di Pavia, è stata pubblicata sulla rivista scientifica PLOS One.

"Quei limiti", spiega Biino, "attualmente uguali per tutti, dovrebbero adattarsi alle differenze di genere, all'età e alle aree geografiche del nostro Paese".

Sono stati presi in esame 40.987 soggetti provenienti da 3 studi epidemiologici (1-3) che investigavano la distribuzione della conta piastrinica negli abitanti di 7 aree italiane di cui 6 isolati genetici, importanti per analizzare le malattie complesse grazie all'elevata omogeneità genetica e alla ridotta variabilità ambientale. La disponibilità dei dati di conta piastrinica di un campione così esteso ha permesso l'identificazione di nuovi intervalli di riferimento, sesso ed età-specifici, utili a una diagnosi più accurata di trombocitopenie (espressione di una ridotta produzione piastrinica) e trombocitosi (patologia opposta, caratterizzata dalla presenza di un esagerato numero di trombociti).

"Ciò che abbiamo osservato", afferma la ricercatrice dell'Igm-Cnr di Pavia, "è che oggi, con un campione così grande di persone studiate, possiamo definire con esattezza che esistono variazioni importanti nel numero delle piastrine. È giunto, quindi, il momento di ripensare quei valori di riferimento uguali per tutti".

La ricerca mostra come le donne abbiano mediamente un numero più alto di piastrine rispetto agli uomini. "Ma anche l'età è importante", aggiunge ancora Biino. "Negli anziani, ad esempio, si nota una diminuzione progressiva. Nei ragazzi al di sotto dei 15 anni, invece, il numero è decisamente più alto rispetto agli altri periodi della vita, senza particolari differenze tra uomini e donne. Infine, difformità significative sono state riscontrate tra le diverse aree del territorio italiano prese in esame. Con questi dati, appare evidente che i valori di normalità non possono essere uguali per tutti".

Da qui la possibilità di pensare a una nuova definizione dei limiti di normalità per le piastrine del sangue. I valori usati in laboratorio oggi possono andare bene per l'età adulta, ma non per i bambini e gli anziani dove le differenze si notano maggiormente.

"In futuro", conclude la ricercatrice, "questi studi potranno contribuire allo sviluppo di nuovi metodi di indagine e quindi a terapie sempre più personalizzate". 

 



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Andrea Pietrarota
Cavaliere al merito della Repubblica
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sociologo della comunicazione, giornalista e consulente di comunicazione integrata
direttore responsabile di AlternativaSostenibile e fondatore del CorrieredelWeb.it
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lunedì 18 febbraio 2013

Le cozze in aiuto della medicina per le loro proprietà adesive

La natura in aiuto della scienza medica. Non è la prima volta ed anzi pare si susseguano ad un ritmo incessante le scoperte scientifiche che prendono spunto da manifestazioni spontanee dell'esistente e che Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", ritiene utile contribuire alla divulgazione nell'attività di tutela degli ammalati e dei cittadini. L'ultima interessante notizia in tal senso riguarda le cozze. Sì, proprio i gustosi mitili che troviamo naturalmente sulle nostre coste o allevate nei bacini rivieraschi. Quasi tutti, sanno che questi mitili (Mytilus edulis) secernono un sostanza adesiva resistente che le consente di rimanere agganciate sulle rocce spazzate via dalle onde. Una versione sintetica di questa colla ha importanti applicazioni mediche in chirurgia, hanno rivelato questo fine settimana alcuni scienziati, riuniti in concomitanza  della conferenza annuale dell'associazione americana Advancement of Science (AAAS).Le cozze comuni, possono resistere in virtù di questo potente e durevole adesivo ad una pressione dell'acqua molto forte.

Secondo il dottor Herbert Waite, professore di biologia molecolare presso l'Università della California, "Un paio di questi molluschi è in grado di sostenere il peso di un uomo", ha ricordato alla stampa nella giornata di ieri. I mitili in questione secernono,infatti, un adesivo in grado di attaccarsi con un ineguagliabile tenacia su quasi tutte le superfici inorganici e organiche, secche o bagnate.Il professor Phillip Messersmith, docente di ingegneria biomedica presso la Northwestern University, vicino a Chicago ha specificato che "È un processo notevole che consiste nella secrezione di proteine uniche con un'alta concentrazione di un amminoacido chiamato DOPA formando un adesivo liquido che indurisce rapidamente ed è resistente all'acqua".

Le equipe scientifiche che hanno studiato questo fenomeno, hanno scoperto il segreto di questo adesivo e con il loro team di ricerca hanno sviluppato una versione sintetica che è anche resistente all'acqua."Alcuni aspetti di questo processo hanno ispirato lo sviluppo delle versioni sintetiche di questa colla con applicazioni pratiche mediche", ha precisato lo studioso ricordando in particolare "la riparazione o la ricostruzione dei tessuti nel corpo umano che sono difficili, perché è un ambiente immerso nei fluidi".I ricercatori stanno lavorando per diverse applicazioni, tra cui la riparazione delle lesioni nella membrana fetale per evitare aborti, nascite premature o complicazioni, che sono attualmente molto difficili da trattare.Phillip Messersmith e il suo team stanno lavorando con i ricercatori in Europa per condurre studi clinici.Altre applicazioni future sono previste per il trasporto di antibatterici idrogel e polimeri resistenti all'acqua, in grado di rimanere inattivo nel sangue fino a raggiungere la loro destinazione per esempio per il trattamento dei tumori.

Il professor Waite ha anche detto che altri gruppi di ricerca hanno lavorato allo sviluppo di versioni di questa speciale colla sintetica per riparare le ossa o i denti fratturati. Queste colle sono, infatti, ben tollerate dall'organismo e sono resistenti all'acqua. Il che le rende ideali per le riparazioni all'interno del corpo. Oltre alle applicazioni mediche, questo meccanismo di produzione dell'adesivo naturale delle cozze sembra essere un buon indicatore dei cambiamenti nell'ambiente principalmente al riscaldamento globale, secondo un altro studio presentato alla conferenza di AAAS.Esperimenti di laboratorio della professoressa Emily Carrington, docente di biologia presso l'Università di Washington a




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Redazione del CorrieredelWeb.it


sabato 16 febbraio 2013

In Australia un vaccino contro il cancro verrà somministrato a tutti gli adolescenti per la prima volta al mondo

Salute. Lotta al cancro. In Australia il vaccino Gardasil contro il cancro del collo dell'utero verrà somministrato a tutti gli adolescenti per la prima volta al mondo

 

Il Governo australiano ha compiuto un importante passo verso la lotta ad un tumore temutissimo: quello del collo dell'utero. L'Australia diventerà il primo al mondo a somministrare a tutti gli adolescenti l'innovativo vaccino contro questo tipo di cancro, ma che pare abbia effetti benefici nella prevenzione di altri tumori.

I ragazzi di età compresa tra i  12 e i 13 anni, saranno vaccinati da subito con il Gardasil, è questo il nome del nuovo vaccino, nelle scuole di tutto il paese e nei prossimi mesi anche quelli tra i 14 e i 15 anni secondo il programma di vaccinazione nazionale.

Più di un milione di ragazze adolescenti tra i 12 e i 16 anni sono già state vaccinate nel quadro del programma gratuito che prevede di ridurre i 700 nuovi casi di cancro della cervice uterina diagnosticati ogni anno.

Il vaccino è efficace nel 70 % dei casi di cancro del collo dell'utero causate dal virus del papilloma umano (HPV) e, anche se i ragazzi non possono sviluppare il cancro possono essere comunque portatori del virus e quindi infettare partner sessuali femminili.

Il ministro della Salute Tanya Plibersek, che lancerà il programma gratuito di vaccinazione per i ragazzi presso la Scuola Superiore "Newtown of Performing Arts" di Sydney, ha evidenziato: "Sappiamo che la vaccinazione dei ragazzi li proteggerà dal cancro e dai condilomi genitali, e ridurrà i tassi di cancro al collo dell'utero nelle donne''.

Una nuova ricerca avrebbe addirittura stabilito che il vaccino HPV potrebbe anche proteggere i maschi e le femmine da altri tipi di tumore come il cancro delle tonsille, che è stato associato al virus HPV.

Questo temibile agente patogeno è stato collegato anche allo sviluppo di tumori dell'ano, del pene, della bocca e della gola.

Il vaccino è stato sviluppato dallo scienziato australiano professor Ian Frazer che ha già vaccinato i suoi tre figli con il Gardasil.

L'anno scorso una ricerca effettuata presso l'Ospedale Royal Women di Melbourne ha fatto emergere che il programma di vaccinazione aveva portato ad una riduzione del 77 % in alcuni papilloma di tipo umano (HPV).

I ricercatori hanno confrontato la presenza dell'HPV due anni prima dell'introduzione del vaccino e due anni dopo ed ha scoperto una diminuzione del 20 % del HPV genitale in un gruppo di 400 donne.

Il programma che costerà 21 milioni di dollari australiani servirà a vaccinare più di 900.000 adolescenti nei prossimi quattro anni.

Se è vero che l'economi




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Redazione del CorrieredelWeb.it


venerdì 15 febbraio 2013

Ansiolitici: sempre più sostanze tossiche nel mare rendono i pesci più aggressivi

La soluzione una "farmaceutica ecosostenibile"

                        

La ridotta informazione e la cassa di risonanza ancora più debole da parte dei media non contribuisce a far sì che si prenda reale consapevolezza del danno ambientale che va via via accrescendosi col tempo. E' scientificamente provato sin dai primi studi compiuti negli anni '80, fino a quelli più vicini ai nostri giorni, che  ogni anno migliaia di tonnellate di farmaci e prodotti per il corpo e la pelle, profumi, cosmetici e biofarmaci vengono smaltiti nelle acque terrestri, con massicce  conseguenze in fatto di inquinamento delle acque stesse, di chi ci vive dentro e dell'uomo. In questi giorni  un esperimento dell'Università svedese di Umea, pubblicato sulla rivista Science, ha dimostrato che i residui dei farmaci contro l'ansia che raggiungono gli ambienti acquatici dagli scarichi domestici attraverso le fognature rendono i pesci più aggressivi, asociali e voraci. Secondo i ricercatori, le conseguenze sull'equilibrio degli ecosistemi potrebbero essere gravi e imprevedibili. I cambiamenti del comportamento rendono più audaci gli esemplari studiati, mettendone a repentaglio la sopravvivenza. A conferma di ciò, la notizia pubblicata in questi giorni sui media traslazionali che riporta l'aumento degli attacchi di squalo nei confronti di esseri umani. Nel 2010 in tutto il mondo ne sono stati registrati 79, il numero più alto degli ultimi dieci anni, secondo quanto si legge nell'ultimo rapporto ISAF, appena pubblicato dai ricercatori dell'università della Florida.

Secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti",questo nuovo studio è un significativo campanello d'allarme a causa di una sorta di negligenza da parte di molte industrie che si mostrano incuranti e indolenti rispetto al problema. Il problema è  anche di carattere tecnico che va risolto con lo sviluppo di impianti di depurazione in grado di eliminare anche i residui di questi medicamenti, attraverso una maggiore efficienza degli impianti di depurazione delle acque reflue, per merito anche di una regolamentazione più attenta ad arginare il fenomeno nell'ottica di una "farmaceutica ecosostenibile", cioè che tenga anche conto dei risvolti ambientali.

 




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Redazione del CorrieredelWeb.it

giovedì 14 febbraio 2013

Allerta per un virus della famiglia della SARS che sta preoccupando la Gran Bretagna

Proprio a settembre 2012 Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" aveva segnalato in Italia l'ultima allerta partita dall'Arabia Saudita, dovuta ad un virus della stessa famiglia di quello che ha causato la grave sindrome respiratoria acuta grave meglio nota come  SARS.

Fu proprio l'organizzazione mondiale della sanità a lanciare un avviso al riguardo nel settembre 2012, rilevando che un cittadino del Qatar che doveva andare in Arabia Saudita aveva contratto il virus.

Ora in questi giorni questo virus sta generando preoccupazione in Gran Bretagna. Secondo quanto riportato da alcuni media, tre persone in Gran Bretagna e 11 nel mondo sono state ufficialmente infettate con il nuovo coronavirus e le autorità mediche sono in attesa dei risultati dei test su altre vittime potenziali. Cinque altre persone sono decedute. L'ultimo caso, reso pubblico mercoledì dalle autorità inglesi, lascia pensare che il contagio tra gli esseri umani è possibile. La maggior parte delle vittime erano state da poco in Medio Oriente.

La causa dell'infezione è dovuta alla globalizzazione e gli spostamenti quotidiani di milioni di persone e tonnellate di merci che hanno aumentato il rischio di diffusione di malattie che in determinati contesti rimangono isolate anche per migliaia di anni ma che possono essere fonte di vere e proprie pandemie se solo non vengono isolate per tempo. Come la SARS, questo virus provoca febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Esso provoca polmonite e, talvolta, insufficienza renale.

Anche se i sintomi richiamano alla mente la SARS coronavirus, è ancora troppo presto per confermare la vera dimensione del problema. Non c'è nessun vaccino, e i medici non sanno ancora esattamente come trattare questa malattia. Il portavoce per l'OMS e l'agenzia sanitaria britannica hanno rassicurato che l'organizzazione mondiale segue con estrema attenzione i suoi progressi.

Esistono, infatti,  una gran varietà di coronavirus.  Alcuni infettano solo gli animali, in particolare gli uccelli e altri contaminanti e solo alcune varianti possono interessare l'uomo.

In generale, i coronavirus causano i sintomi del raffreddore negli esseri umani.

Il nuovo tipo di coronavirus causerebbe, al contrario, polmonite grave e insufficienza renale per cui è relativamente debole. Di fuori del corpo umano, esso può sopravvivere un giorno e può essere distrutto dai comuni detersivi.

 




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venerdì 8 febbraio 2013

Sanità: l'Italia fra le ultime in Europa

Sanità: l'Italia fra le ultime in Europa. Retrocede  al 21° posto per qualità di assistenza ed al 26° per prevenzione ed equità

 

Fin a qualche anno fa potevamo vantare uno dei migliori servizi sanitari al mondo. Oggi invece, a causa dei tagli lineari alla spesa pubblica e ad un peggioramento progressivo dell'organizzazione sanitaria stiamo scivolando indietro nelle posizioni anche in Europa. Non é solo il comune sentire, ma ha stabilirlo é la dura legge dei numeri che sono stati rivelati dalla Fondazione Chirurgo e Cittadino sulla scorta di tre diverse statistiche rilevate da altrettanti Istituti di ricerca indipendenti europei. Per esempio, secondo la Organization for Economic Co-operation and Development- (Oecd Health Data 2012) l'Italia risulta essere, peraltro, l'ultimo per investimenti nel settore della sanità pubblica tra i Paesi industrializzati: solo il 9,3% del Pil a fronte del 12% dell'Olanda, l'11,6% di Francia e Germania, il 9,6% di Gran Bretagna e Spagna, il cui 76,6% totale è "spesa pubblica", per una spesa pro-capite di 2.964 dollari (Olanda - 5.056, Germania 4.338, Francia 3.974, Irlanda 3.710, Gran Bretagna 3.433, Spagna - 3.060).Si allontana sempre più, quindi, il mito secondo la Nostra Sanità sarebbe 2° al mondo per capacità di risposta assistenziale universale in rapporto alle risorse investite, come ricordava il rapporto dell'Oms dei primi anni 2000. La verità é però sotto gli occhi di tutti ed il progressivo peggioramento é suffragato da queste ricerche indipendenti a livello europeo. Tutt'altro che rassicurante é il dato sulla "qualità" dell'assistenza attribuito al nostro Ssn. Anche in questo, é un istituto terzo, l'Euro Health Consumer (Health consumer powerhouse

2012) a bocciare il Nostro Paese. L'analisi si basa su 42 diversi indicatori di performance differenziati in 5 sottogruppi. Sono stati verificati 34 Sistemi Sanità di altrettanti paesi Europei (di cui i 27 dell'Unione Europea, oltre altri 7 non UE). Questi, in via analitica i  risultati per i differenti sottogruppi: nella classifica europeo la nostra Italia è:

10° (dopo Croazia, Estonia,Lituania ecc.) nel sottogruppo "diritti del malato e informazione", 11° (dopo Islanda, Rep.

Ceca, Slovenia ecc.) per la voce "risultati"; 21° (dopo Romania, Grecia, Cipro ecc.) per "accessibilità e tempi di attesa"; 22° (dopo Slovenia, Irlanda, Rep.Ceca ecc.) per l'area "farmaceutica"; 26° (dopo Portogallo, Malta, Slovacchia ecc.) per "prevenzione, equità di Sistema".

Se si prendono in considerazione tutte le voci analizzate risultiamo occupare il 21° posto.

In ultimo, in questa speciale classifica del dissesto della Nostra Sanità é opportuno segnalare il rapporto Ocse-UE "Health at a Glance Europe 2012" che piazza l'Italia agli ultimi posti, se non proprio all'ultimo, per i fondi destinati alla prevenzione sanitaria: a fronte di una media europea del 2,9%, l'Italia riserva solo lo 0,5% della spesa sanitaria globale. Solo Cipro fa altrettanto.

Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" che da anni sottolinea come i tagli lineari siano spesso immotivati e senza una reale contezza di quali siano gli sprechi e dove effettivamente bisogna andare a colpire, come da clima da caccia alle streghe, questi dati dimostrano effettivamente che il nostro paese investe meno degli altri nella salute ed investe anche male. È evidente, quindi, la necessità di una controriforma del Sistema Sanitario nazionale, che lungi dall'essere smantellato dovrà vedere una razionalizzazione dell'intervento pubblico che dovrà necessariamente assestarsi sugli standard ed i livelli degli altri partner europei, perché quello affidato alle regioni ha parcellizzato eccessivamente l'organizzazione su scala nazionale creando, di fatto, 20 diversi sistemini e si é "cullato" sulla bravura, l'impegno e la preparazione dei nostri operatori sanitari che non sappiamo fino a quando riusciranno a reggere le carenze di un sistema in deficit come quello nostrano.

 




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giovedì 7 febbraio 2013

Scoperto il legame tra inquinamento e la dimensione dei neonati

Il più grande studio sull'argomento ha dimostrato un legame tra inquinamento atmosferico e lo sviluppo fetale.

La ricerca guidata dal Dr. Tracey Woodruff, professore di ginecologia e scienze della riproduzione presso l'Università della California a San Francisco, ha documentato che le donne incinte sono più esposte agli inquinanti da gas di scarico di automobili e carbone e sono soggette ad un più alto rischio di avere un bambino il cui peso alla nascita è basso.

Pertanto, è stato stabilito che, in diversi luoghi del pianeta in cui è stata condotta la ricerca, più alto è il l'inquinamento e maggiore è il tasso di nascite con basso peso alla nascita.

 In questo studio, il basso peso alla nascita è inferiore a 2,5 kg. Questo peso è associato ad un esponenziale rischio di malattia e di morte con problemi di salute prenatale e cronici più tardi durante la vita.

Questi sono gli effetti nocivi che l'inquinamento ha sulla salute umana ai quali siamo esposti, in particolare per le particelle sospese, una miscela di polveri di diversa dimensione, origine e composizione che, essendo molto piccole, tendono a rimanere sospese in aria e ad essere trasportate dal vento. Secondo  il Dr. Payam Dadvand, del Centro spagnolo per la Ricerca in Epidemiologia mentale (CREAL) queste particelle microscopiche anche note come particolato la cui dimensione è meno di un decimo dello spessore di un capello umano, si trovano nell'aria che tutti respiriamo. Le polveri hanno origine dai processi di combustione (gas di scarico di veicoli a diesel o a benzina, processi industriali, produzione energia elettrica, riscaldamento domestico). In inverno i loro valori sono superiori a quelli estivi, cosi come aumentano con la nebbia e con l'assenza di vento.

Le polveri sottili ed ultrasottili rappresentano l'inquinante più dannoso per la salute: sono costituite da svariate sostanze tossiche (solfati, nitrati, metalli) e, grazie alle piccole dimensioni, vengono trasportate anche a lunga distanza, penetrano negli ambienti chiusi, vengono facilmente inalate e possono raggiungere le diverse parti dell'apparato respiratorio.

I paesi con normative più severe per limitare l'inquinamento da automobili e centrali a carbone hanno più bassi livelli di questi inquinanti.

Questa ricerca si basa su tre milioni di nascite in 14 regioni in 9 Paesi del Nord America, Sud Africa, Europa, Asia e Australia.

Lo affermano i ricercatori della School of Public Health and Health Sciences dell'Università del Massachusetts, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Epidemiology and Community Health. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" questo importante studio rappresenta un grido d'allarme sull'inquinamento e come questo influisca sulla salute umana sin dal mom




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mercoledì 6 febbraio 2013

Troppa Tv diminuisce la fertilità maschile

Uno stile di vita sedentario ed il cibo ricco di grassi potrebbero rivelarsi fatali

 

Secondo un nuovo studio di Harvard pubblicato sul Biritish Journal of Sport Medicine, ore sul divano azionando il telecomando della tv stanno influenzando pesantemente la fertilità maschile.

I ricercatori guidati dal professore di epidemiologia Jorge Chavarro hanno osservato appunto un conteggio di spermatozoi più basso del 44% tra chi guardava almeno 20 ore di tv alla settimana. La ricerca rivela infatti che la concentrazione di spermatozoi per millimetro di liquido seminale è quasi la metà, ossia il 44% in meno, negli uomini che guardano la televisione una media di 20 ore a settimana, senza compensare tanta sedentarietà con un po' di esercizio fisico. Mentre la fecondità massima è stata rilevata nei giovani che facevano qualche forma di esercizio fisico per circa 14 ore a settimana. Lo studio ha coinvolto 189 studenti di college tutti tra i 18 e i 22 anni quindi giovani uomini al top della loro fertilità.

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la soglia della fecondità maschile si colloca intorno ai 15 milioni di spermatozoi per millimetro. Al di sotto di tale percentuale, un uomo non è considerato fertile.

Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" sempre più ricerche scientifiche puntano il dito contro uno stile di vita sedentario ed il cibo ricco di grassi come fritto e formaggio colpevoli di ridurre la fertilità maschile.

 




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Influenza e prodotti truffaldini

Roma, 6 Febbraio 2013. Influenza? La cura, come dice un vecchio detto, e' quella delle tre L: letto, latte e lana (coperte). Un antico sistema che prevedeva sostanzialmente il riposo. Ma, come al solito, approfittando del momento, c'e' chi vende online prodotti per prevenire, trattare o curare l'influenza anche se questi prodotti non sono stati testati. L'avvertimento e' della FDA americana. I farmaci non approvati (che a volte sono commercializzati come integratori alimentari), gli alimenti convenzionali (come tisane) o i dispositivi (ad esempio, filtri dell'aria e terapie di luce) non sono indicati per  la prevenzione o il trattamento dell'influenza. Tra l'altro questi prodotti possono essere contraffatti, contaminati, o possono avere l'ingrediente sbagliato attivo o non attivo. Insomma, occorre diffidare. Per un consiglio ci si puo' rivolgere al proprio medico.
Rimane il problema dei farmaci venduti online. Se ci fossero dei siti certificati, in sostanza delle farmacie online, con prezzi inferiori, probabilmente sarebbe molto limitata la vendita dei farmaci contraffatti o di prodotti inutili e magari dannosi.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
URL: http://www.aduc.it
Ufficio stampa: Tel.055290606 – Email: ufficiostampa@aduc.it





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lunedì 4 febbraio 2013

Lenti a contatto, la campagna educazionale di Assottica Gruppo Contattologia

Partita lo scorso ottobre, la campagna educazionale promossa da Assottica Gruppo Contattologia, "Lenti a contatto: qui si… informa" ha già più di 800 contattologi aderenti, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Questo perché c'è molto interesse circa le lenti a contatto anche se persistono ancora dubbi e perplessità circa il loro utilizzo.

Ad oggi sono più di 2,5 milioni gli italiani che hanno scelto le lenti a contatto  per correggere un difetto della vista, perché permettono una percezione visiva ottimale ed una perfetta visione periferica. Gli elevati standard tecnologici raggiunti, poi, rendono, le lenti a contatto, sempre più pratiche, sicure e confortevoli. Ricordiamo che le lenti a contatto sono dispositivi medici e prima della loro commercializzazione vengono sottoposte a rigorosi controlli di sicurezza in conformità con le norme internazionali e nazionali volte a garantire la tutela della salute oculare del consumatore. Per questa ragione l'uso delle lenti a contatto  è sempre più sicuro, e i pochi rischi che si corrono sono dovuti ad un utilizzo improprio.

"E' importante acquisire e utilizzare le lenti a contatto con la usuale assistenza professionale, attenendosi alle istruzioni ricevute e a quelle che accompagnano il prodotto – conferma il Dott. Roberto Magni, oculista, esperto in oftalmologia pediatrica – Poche e semplici regole permetteranno a chiunque di utilizzarle in totale sicurezza". Se poi i dubbi persistono, corri presso il tuo ottico di fiducia e compila con lui il questionario di Assottica Gruppo Contattologia per chiarire ogni tuo dubbio sulle lenti a contatto, o scaricalo comodamente online dal sito www.assottica.it/quisi.

Sicurezza alimentare: biossido di titanio colorante presente in alcuni prodotti sia alimentari che cosmetici

Sicurezza alimentare: biossido di titanio colorante presente in alcuni prodotti sia alimentari che cosmetici. Le prove sui rischi per la salute sono contrastanti. Uno studio dice che a rischio sono i bambini, ma le industrie alimentari potrebbero sostituirlo con additivi naturali

 

Lo avremo letto di sfuggita sulla confezione di qualche prodotto alimentare come un'innocua sigla, la E171, un additivo, colorante per meglio dire, che in realtà ha un nome chimico che ricorda un metallo. Si tratta del biossido di titanio (TiO2).

Il Biossido di titanio, in inglese "Titanium Dioxide", è un minerale naturale utilizzato principalmente come pigmento bianco. È rinvenibile sotto forma di polvere bianca amorfa. Tale  polvere possiede un elevato indice di rifrazione ed è in grado di assorbire, riflettere e disperdere la luce solare. Per questo motivo, è uno filtri fisici più utilizzati nei prodotti solari anche perché è in grado di consentire protezione sia nei confronti dei raggi UVA (anche se è meno efficace tra 350 e 400 nm) che UVB.

Non solo per i cosmetici (come detto i filtri solari), ma il biossido di titanio è usato principalmente nell'industria delle vernici; ma lo si può rinvenire in molteplici altri prodotti che sono a contatto diretto con l'uomo e tra questi quelli per l'igiene personale (dentifrici), e per l'appunto, anche in molti alimenti.

Da tempo, non pochi anche nell'ambiente scientifico hanno sollevato dubbi sulla sicurezza del biossido di titanio in forma di nanoparticelle, soprattutto per il rischio che tali infinitesime parti di minerale possano penetrare nell'organismo attraverso la pelle provocando danni cosiddetti "da accumulo". Ad oggi, studi di approfondimento di questi aspetti sono in corso e in attesa di verifiche.

Ora rimarremmo ancora nel dubbio, visto che viene utilizzato da anni nell'industria alimentare senza che ne venissero acclarate conseguenze pregiudizievoli per la salute, ma una recente indagine pubblicata sulla rivista ACS, pubblicazione scientifica che si occupa del mondo delle nanotecnologie, ha rivelato che i bambini sarebbero più esposti alle nanoparticelle di biossido di titanio presenti in molti tipi di caramelle, solitamente consumate molto più dai più piccoli che non da adulti.

L'indagine scientifica di cui parlavamo costituisce il primo studio serio sulla presenza dei nanomateriali di biossido di titanio - causa di preoccupazione per ciò che concerne il loro potenziale impatto sulla salute e sull'ambiente in particolare dei suoi composti usati in forma nanometrica (nano TiO2) – relativamente ad una vasta gamma di beni di consumo.

L'equipe che ha svolto lo studio, partendo per l'appunto dal presupposto della presenza del biossido di titanio in moltissimi prodotti di consumo - molti dei quali oggetto dell'analisi in questione - ha precisato che l'organismo elimina le nanoparticelle attraverso le feci e l'urina e che queste confluendo quindi agli impianti di trattamento delle acque reflue arrivano nei laghi, nei fiumi e quindi nel mare.

Gli studiosi hanno sottolineato come l'utilizzo alimentare di quest'additiv




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domenica 3 febbraio 2013

La "lista nera" dei farmaci presentata sulla rivista medica francese "Prescrire"

Giovedì scorso l'autorevole rivista medica francese "Prescrire"ha presentato la sua lista di "farmaci più pericolosi che utili", per i quali chiede il ritiro dal mercato a causa di rischi per la salute "sproporzionati" se confrontati con i benefici.

L'interessante articolo, rivela Giovanni D'Agata, fondatore dello  "Sportello dei Diritti", parte dalla considerazione che ogni anno, molti nuovi farmaci sono consentiti, nonostante la mancanza di prove di progressi in relazione alle patologie di riferimento. Nella pratica e non rare volte risultano essere meno efficaci o più dannosi. Ma in generale, campagne pubblicitarie massicce riescono a favorire anche oggi un'immagine positiva agli occhi degli operatori sanitari e dei pazienti.

Per altri farmaci, anche quelli più vecchi, le aspettative iniziali di efficacia sono deluse dai progressi nella loro valutazione. Oppure i loro effetti collaterali sono più importanti di quanto si pensasse.

Infine, per tutti questi motivi, molti farmaci tuttora utilizzati, sono più pericolosi che utili, rispetto ad altri medicinali in commercio.

Sulla base di analisi pubblicate su Prescrire 2010-2012 (sui nuovi farmaci, ma anche i vecchi) Prescrire raccoglie nel suo numero di febbraio una serie di diverse decine farmaci "più pericolosi che utili".

La rivista anche sul suo sito on line invita i pazienti e gli operatori sanitari a rivedere gli attuali trattamenti per rimuovere dal mercato questi farmaci, e preferire altri tipi di trattamenti.

In tutti i casi indicati, la rivista individua una migliore opzione di cura disponibile.

Questo articolo ha lo scopo di aiutare a reperire le migliori cure per i pazienti, tenendo conto dei risultati di valutazioni cliniche dei farmaci rigorose e indipendenti. Essa mira inoltre a sfidare le autorità per dare priorità alle iniziative al servizio della salute pubblica. E incoraggiarle a prendere provvedimenti in grado di proteggere realmente i pazienti.

Nella lista nera compaiono diverse decine di farmaci e tra questi i seguenti:

Primalan, Protopic, Motilium, Mopral, Zyban, Ketum

L'elenco completo è disponibile nel foglio allegato in lingua originale.

 




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Redazione del CorrieredelWeb.it

Scoperto il gene dell'eterna giovinezza. Un passo avanti per future terapie volte a contrastare le malattia degenerative

Scoperto il gene dell'eterna giovinezza. Un passo avanti per future terapie volte a contrastare le malattia degenerative

 

Secondo quanto descritto in un articolo sulla rivista Cell Reports, i ricercatori dell'Università di Berkeley e Stanford in California tramite un gene applicato alle staminali del sangue di un topo "anziano", hanno ridato loro la capacità di rigenerare i tessuti, propria degli individui giovani e che va persa con il progredire dell'età.

E' il primo studio a dimostrare la possibilità di invertire il processo di invecchiamento, "un passo avanti nella ricerca "della fonte molecolare dell'eterna giovinezza".

Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", la scoperta rappresenta un passo avanti per future terapie volte a contrastare le malattia degenerative.

 




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Redazione del CorrieredelWeb.it


sabato 2 febbraio 2013

Pericolosi per la salute molti inchiostri e colori per tatuaggi e trucchi

Da tempo lo  "Sportello dei Diritti" ha messo in guardia i cittadini sui pericoli connessi alla pratica,   diffusissima tra giovani e meno giovani dei tatuaggi.Ulteriori conferme arrivano da un

recentissimo studio svizzero, che ha stabilito come molti inchiostri per tatuaggi e colori per il trucco permanente comunemente utilizzati, anche tra quelli di ultima generazione, sono pericolosi per la salute. Sono due le diverse équipe mediche che hanno effettuato analisi di laboratorio su 60 campioni tra inchiostri per tattoo e colori per trucchi indelebili, appena l'anno passato, e che hanno sollevato dubbi per i due terzi di essi, arrivando a proibirne oltre la metà. In particolare, su 26 inchiostri, analizzati ben 22 hanno fatto sollevare obiezioni ossia ben l'85 %. A seguito di questi test l'81 % di questi inchiostri sono stati vietati.Dev'essere precisato, per non destare alcun inutile allarme che le percentuali così elevate sono state determinate dalla circostanza che i test hanno riguardato i prodotti che avevano già una dubbia reputazione o che non erano ancora stati sottoposti ad analisi. Per ciò che riguarda i diversi 34 colori per il trucco permanente per cui sono state effettuate analisi, la metà sono stati giudicati problematici e un terzo è stato vietato. In questo caso, si tratta soprattutto di prodotti per le labbra e le sopracciglia. Le indagini scientifiche effettuate unicamente per i prodotti di nuova generazione o per quelli già da tempo in commercio ma non sottoposti a test in precedenza, secondo un laboratorio di Basilea hanno dimostrato addirittura che i produttori dei coloranti in questione non si preoccupano per nulla del rispetto delle esigenze legali.

Due inchiostri esaminati, infatti, contenevano idrocarburi aromatici policiclici (noti anche con gli acronimi IPA o HAP), che sono cancerogeni. Proibiti in Svizzera, si trovano principalmente nell'inchiostro nero. Il caso limite é quello di un inchiostro giapponese che ne conteneva 100 volte di più del limite autorizzato in Europa. Ancora una volta, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", ci troviamo di fronte a prove pressoché inconfutabili che troppo spesso le mode ci fanno dimenticare la necessità di stare attenti alla nostra salute prima di tutto. La pratica dei tatuaggi é una scelta individuale che comporta rischi soventemente sottovalutati. È chiaro che chi è determinato a farlo deve prestare la massima attenzione in primo luogo al centro dove dovrà essere effettuato, verificando la sussistenza di tutte le autorizzazioni, con particolare riferimento a quelle sanitarie, e che utilizzi prodotti clinicamente testati e strumentazioni assolutamente sterili.

 




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