"Tu mi turbi. Riflessioni aperte sulla sessualità
e l'affettività nella disabilità".
Intervengono tre professionisti ciascuno portavoce di un'esperienza professionale legata al mondo della disabilità: Priscilla Berardi medico e psicoterapeuta, Maximiliano Ulivieri responsabile del progetto LoveGiver e Pierluigi Lenzi, referente di Jump Cassero, unico gruppo attivo di disabili LGBT in Italia.
Milano, sabato 10 marzo alle 17:30 presso HUG in via Venini 83
La sessualità è tra i propulsori più potenti per la crescita personale, lo sviluppo della personalità e delle relazioni sociali. In quanto tale, lo sviluppo della sessualità dovrebbe essere uno degli obiettivi centrali nei supporti sociali forniti alle persone con disabilità, ma il tema, che ciclicamente riemerge dal "silenzio", sembra riproporre sempre possibilità, ma anche tante paure.
"Riflettere su sessualità e affettività delle persone con disabilità vuol dire non considerare le persone disabili in quanto portatrici di un corpo malato, medicalizzato, negato e oggetto di cura, ma come soggetto di desiderio.
Ma vuol dire anche rompere il silenzio dietro cui si nascondono pregiudizi e tabù: le persone disabili, infatti, sono spesso considerate infantili o asessuate. Sarà forse una conseguenza del fatto che tra gli atteggiamenti più diffusi nei confronti delle persone disabili vi è il pietismo o compassione, che porta con sé appunto l'infantilizzazione della persona" spiega Emanuele Bana, presidente di COMIN.
Finché l'affettività è la sessualità continueranno a essere pensate come scomode e a turbare se riferite alle persone disabili, il loro diritto alla sessualità continuerà a essere taciuto, omesso o addirittura rimosso.
I diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti perché si possa raggiungere e mantenere la salute sessuale. Ma se entriamo nel merito del ruolo che assume la relazione sessuale e affettiva nella vita di persone con disabilità, affiorano ancor di più silenzi, tabù, turbamenti sociali molto profondi e radicati: un disabile si innamora? Si masturba? Può avere un rapporto sessuale completo? Può decidere da solo? Chi decide per lui? L'assistenza sessuale è prostituzione? È una costrizione? Un disabile può essere omosessuale?
Continua Emanuele Bana: "Se nel pensiero comune sesso e disabilità è un binomio che non esiste, la nostra esperienza quotidiana a contatto con i disabili, minori e adulti, e con le loro famiglie ci dice che non è assolutamente così. Gli educatori di COMIN che in supervisione riportano i vissuti delle famiglie testimoniano uno spaccato che ha tante sfaccettature: dalla madre che in un momento di sfogo ammette di dover gestire le pulsioni sessuali del figlio disabile praticandogli la masturbazione a chi per contro lascia intendere che 'i panni sporchi si lavano in famiglia'".
La serata di riflessione organizzata da COMIN ha da una parte l'obiettivo di offrire un'informazione più consapevole sulla disabilità, dall'altra quello di affinare gli strumenti che favoriscono un cambiamento culturale verso la ricerca di soluzioni concrete. Ovvero verso il pieno riconoscimento del diritto alla sessualità e all'affettività delle persone con disabilità.
L'incontro è realizzato nell'ambito del progetto "Fuoriclasse: quando l'eccellenza è l'inclusione sociale" finanziato dalla Morgan Stanley International Foundation.
COMIN – Chi siamo
La Cooperativa Sociale COMIN nasce nel 1975 a Milano allo scopo di realizzare interventi educativi a favore di bambini e famiglie in difficoltà. I settori tradizionali dell'accoglienza in comunità e dell'assistenza domiciliare ai minori, nel corso degli anni, sono stati affiancati da interventi di promozione dell'affido familiare, del benessere e della coesione sociale di giovani e famiglie. Dal 1999 svolge anche interventi educativi domiciliari per minori e adulti con disabilità e le loro famiglie. Dal 2012 COMIN è Ente accreditato dal Comune di Milano per il servizio di assistenza educativa agli alunni disabili delle scuole di zona 2, 3 e 9. con progetti di coesione e supporto alle famiglie.
COMIN, oggi, è articolata in 5 Unità Territoriali [U.T. Milano, U.T. Ovest (Rhodense-Magentino), U.T. Pavese, U.T. Giussano, U.T. Martesana], che rappresentano la Cooperativa in ciascun territorio. Attraverso i suoi interventi, ogni anno, raggiunge oltre 2.000 persone tra beneficiari diretti e indiretti. Per COMIN benessere e disagio devono entrare in contatto e dialogare, alla ricerca comune di soluzioni creative che rispondano alle esigenze della collettività. Occorre, per questo, favorire occasioni d'incontro e relazione, dando vita a contesti comunitari che divengano progressivamente capaci di esprimere solidarietà tanto al loro interno quanto all'esterno.
COMIN conta oltre 200 soci tra lavoratori e volontari, a cui si aggiungono alcuni lavoratori non soci.
Comune di Milano
Il Comune di Milano partecipa al progetto We-Mi Venini attraverso la Direzione dell'Area Emergenze Sociali, Diritti ed Inclusione e, in particolare, attraverso due unità ad essa afferenti:
Ufficio Progetti: è l'ufficio che ha coordinato il progetto "Welfare di tutti" e che parteciperà al progetto per garantire la connessione con il portale, la supervisione dello spazio, la formazione degli operatori e il coordinamento con i referenti della comunicazione del sistema WeMi.
Ufficio Integrazione Sociale: è l'ufficio che gestisce il Centro Mediazione al Lavoro e che parteciperà al progetto per le azioni di accompagnamento all'inserimento lavorativo. Collaborerà con i servizi sociali professionali territoriali del Municipio 2 per individuare soggetti fragili da coinvolgere nei percorsi di formazione e tirocinio lavorativo. Il progetto Hug La fabbrica del Welfare è per l'amministrazione uno dei primi importanti risultati inattesi del progetto Welfare di tutti: nasce infatti dal basso e ha già trovato in autonomia le risorse per l'investimento iniziale, connette su uno stesso territorio soggetti con storie diverse.
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