Il prof. Massimo Federici, direttore del Centro Aterosclerosi del Policnico Tor Vergata e docente presso il Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", è parte del team internazionale coordinato dalla Dr.ssa Soraya Taleb dall'INSERM, che ha analizzato l'effetto di altri composti di derivazione microbica sulla intolleranza al glucosio, un importante componente del diabete di tipo 2. L'articolo è stato pubblicato su Nature Medicine.
I ricercatori hanno osservato che il microbioma intestinale, attraverso lo stimolo alla produzione di Interleuchina 22, è in grado di coordinare un corretto assetto del metabolismo del Triptofano (TRP), un importante aminoacido costituente delle nostre proteine, ma anche base per la produzione di trasmettitori cellulari. Si è visto come nei pazienti obesi il metabolismo del TRP è spostato verso la produzione di un metabolita tossico per la tolleranza al glucosio, la Kynurenina. La sperimentazione dimostra che bloccare la produzione di Kynurenina favorisce la conversione del TRP in una serie di composti che hanno effetti positivi sulla regolazione dell'infiammazione e del metabolismo. Ciò passa attraverso l'enzima Indoleamine 2, 3-dioxygenase (IDO), prodotto in risposta a stimoli infiammatori e che catalizza la conversione del TRP. Il team ha quindi identificato una nuova funzione di IDO che può amministrare il metabolismo intestinale di TRP, con un impatto importante sulla capacità del microbioma intestinale di regolare la malattia metabolica, facendo di IDO un potenziale obiettivo terapeutico.
"Questi studi – ha spiegato il prof. Federici – confermano le ipotesi di lavoro sulle quali i ricercatori stanno lavorando da molti anni. Il microbioma intestinale è un centro di coordinamento tra i componenti della dieta, l'ambiente e il nostro organismo. Le alterazioni del microbioma si riflettono in cambiamenti dei prodotti microbici che il nostro organismo assorbe attraverso la parete intestinale con implicazioni importanti per la nostra salute metabolica e il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, steatosi epatica e aterosclerosi. Si apre un nuovo scenario per identificare nuovi obiettivi per interventi nutrizionali e farmacologici più adatti ad affrontare l'epidemia di malattie dismetaboliche non trasmissibili quali diabete, steatoepatite non alcolica e aterosclerosi."
Roma, 4 luglio 2018
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