Come salvare la vista a chi è affetto da cheratocono, una malattia degenerativa che colpisce i giovani? Lo spiega un nuovo ebook
Il cheratocono è una deformazione della cornea che si manifesta in genere fra i 20 e i 30 anni e compromette la possibilità di condurre una vita normale. Alberto Bellone, medico specializzato in micro chirurgia oculare, è autore di "Cheratocono? La soluzione esiste!", che fa luce su questa malattia poco conosciuta: «Diagnosi precoce e terapie tempestive sono importantissime»
Il cheratocono, malattia della cornea degenerativa e invalidante, colpisce 1 persona su 500, nel 96% dei casi è bilaterale e si manifesta in giovane età, in genere fra i 20 e i 30 anni. Le cause sono ancora sconosciute: in alcuni casi c'è una componente ereditaria, mentre in persone predisposte si pensa che l'uso di lenti a contatto o lo sfregamento continuo degli occhi possano favorirne l'insorgenza. Se il cheratocono non viene fermato con interventi di corneoplastica, nel 22% dei pazienti si arriva al trapianto di cornea nel giro di 7-8 anni dalla prima diagnosi.
Sono solo alcune delle informazioni essenziali contenute in un nuovo ebook che fa luce su una delle patologie degli occhi più pericolose, ma anche meno conosciute: Cheratocono? La soluzione esiste! è l'opera divulgativa di Alberto Bellone, medico specializzato in micro chirurgia oculare che fa luce sulle caratteristiche, sulle tecniche per una diagnosi precoce corretta e sulle nuove terapie disponibili in Italia.
Il libro è disponibile in esclusiva su Amazon al prezzo di 2,99€ (gratuito con Kindle Unlimited):
«La diagnosi precoce e i trattamenti mirati sono le chiavi necessarie per un buon successo terapeutico e per mantenere la migliore qualità di vita» sottolinea il dottor Alberto Bellone. Il cheratocono è una malattia caratterizzata da un progressivo assottigliamento e deformazione della zona centrale della cornea, che presenta un rigonfiamento irregolare a forma di cono. È una malattia subdola: inizialmente è spesso asintomatica e confusa con altri difetti visivi come miopia e astigmatismo. «La necessità di aumentare con frequenza la gradazione delle lenti è un campanello d'allarme – avverte Bellone –. La scoperta di soffrire di cheratocono, poi, può avere un impatto psicologico molto forte, perché si manifesta in giovane età, quando si ha una lunga aspettativa di vita e di vista: il cheratocono, pur non portando alla cecità, non consente di condurre una vita normale».
Per questo bisognerebbe sottoporsi regolarmente agli esami diagnostici appropriati («già dai 5-6 anni di età per i bambini che hanno una storia familiare di cheratocono», spiega Bellone) come la topografia corneale altitudinale, la pachimetria e la tomografia corneale, che sono semplici, veloci e indolori.
Quanto al trattamento della malattia, non vi sono a oggi terapie farmacologiche che possano riportare l'occhio malato a una condizione di assenza di cheratocono. «Tuttavia – spiega Bellone – esistono trattamenti di corneoplastica in grado di fermare la progressione della malattia e consentire al paziente una vita normale»: parliamo di cross linking corneale e impianto di anelli intrastromali (Kerarings), a cui affiancare un successivo impianto di lenti intraoculari fachiche. «Ogni strategia di cura dev'essere altamente personalizzata – conclude Bellone – e l'importante è che sia tempestiva, per non dover arrivare al trapianto di cornea: una soluzione estrema che, torno a sottolinearlo, con la diagnosi precoce e validi e sperimentati trattamenti, si può evitare. Non lasciamo che un problema inizialmente piccolo, se sottovalutato, diventi un problema grave».
Alberto Bellone. Laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Torino nel 1996, ha conseguito l'abilitazione alla professione di medico chirurgo nel 1997 e si è specializzato in Oftalmologia all'Università di Torino nel 2000. Da anni si interessa di chirurgia refrattiva affinando le tecniche più moderne per il trattamento dei vizi di refrazione. Ha una notevole esperienza nella chirurgia conservativa del cheratocono e delle ectasie corneali con l'impianto di anelli corneali intrastromali (Keraring) e ha acquisito tecniche chirurgiche specifiche per il trattamento delle patologie vitreoretiniche. Ha fatto parte del presidio Valdese di Torino. Riceve e opera in diverse strutture in Piemonte e Lombardia.
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