Il numero di morti per il virus simile alla SARS è salito a 32 in Arabia Saudita. Secondo le autorità, altre tre persone sono decedute tra cui un bambino. Nessun nuovo caso segnalato in Italia e in Europa.
Lo "Sportello dei Diritti" continua a comunicare i risultati del monitoraggio a livello internazionale dell'epidemia di coronavirus. L'ultima notizia è che tre nuovi casi sono stati confermati, come ha relazionato il Ministero della Salute dell'Arabia Saudita, lunedì scorso. Tra le vittime vi è, purtroppo, un bambino di due anni.
Nel complesso, quasi 40 persone sono le vittime del virus da settembre ad oggi, mentre la maggior parte dei decessi, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità si sono registrati nel Medio Oriente e in Europa .
Il nuovo virus sta attirando l'attenzione da diversi mesi degli esperti del settore a livello internazionale. Esso è legato al pericoloso virus della SARS, che ha causato una epidemia a livello mondiale nel 2003 che determinò la morte di almeno 800 persone.
Gli agenti patogeni del virus Mers-CoV (sindrome respiratoria del coronavirus del Medio Oriente), così è stato denominato, scatenano sintomi simil-influenzali che tuttavia possono portare nei soggetti più deboli ed esposti ad insufficienza renale e polmonite acuta.
Gli Stati del Golfo e l'Arabia Saudita, in particolare, risultano essere attualmente i più colpiti dalla malattia rispetto ad altre regioni, ma alcuni casi e decessi, ricorda Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti" sono stati registrati nelle settimane scorse anche in Europa. Restano fortunatamente fermi a tre, sino ad ora, i casi di contagio accertati in Italia.
A causa della diffusione nelle aree geografiche indicate, nei giorni scorsi le autorità statunitensi hanno chiesto di prendere precauzioni particolari in modo da evitare un possibile contagio a tutti i viaggiatori e in particolar modo ai musulmani che vogliono partecipare nel mese di ottobre al pellegrinaggio (Hajj) per i luoghi santi in Arabia Saudita.
Ancora una volta, rileva Giovanni D'Agata, risulta evidente che analoghe strategie di prevenzione non vengano adottate dalle autorità sanitarie europee, forse più preoccupate ad evitare allarmismi piuttosto che informare costantemente i cittadini, attraverso i media, circa le più adeguate misure per evitare il diffondersi dell'infezione.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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