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venerdì 16 agosto 2013

Febbre del Nilo occidentale. Primo caso di contagio in Italia in provincia di Rovigo

Nell'interesse della cittadinanza e in ausilio delle autorità preposte, lo  "Sportello dei Diritti" non si ferma nell'attività informativa circa la diffusione di patologie o di possibili epidemie in relazione del monitoraggio effettuato a seguito dell'osservazione dei dati ufficiali che provengono dalle istituzioni sanitarie anche di carattere internazionale. Purtroppo, anche quest'estate siamo costretti a segnalare che dopo i casi in Grecia, in particolare in Attica, ulteriori casi umani del temibile virus della febbre del Nilo occidentale (WNF) sono stati rilevati nell'UE e nei paesi vicini. E non é tardato ad arrivare anche il primo caso umano in Italia che è stato confermato in Veneto, nella provincia di Rovigo. Occorre precisare, in tal senso, che questa provincia non ha fatto registrare casi del virus nel 2012.Uno tra gli stati più colpiti quest'anno risulta essere la Serbia dove sono stati già segnalati 29 casi la settimana scorsa in Grad Beograd (Belgrado) e nelle regioni circostanti di Sremski, Juzno-banatski, Juzno-backi, Kolubarski e Podunavski, che sono zone recentemente interessate quest'anno.  Giovanni D'Agata presidente e fondatore dello  "Sportello dei Diritti", ricorda che la segnalazione degli eventuali primi sintomi presso i pronto soccorsi può aiutare a prevenire le gravi conseguenze che il contagio può provocare specie nei soggetti più deboli ed esposti.In particolare, il virus in questione appare con febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni

cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o

encefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell'infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi

gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe;

atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi.Ricordiamo, inoltre, che tra l'anno scorso e quello in corso numerosi paesi dell'UE avevano segnalato casi di febbre del Nilo occidentale, in particolare Bulgaria, Croazia (membro dell'Unione dal 1° luglio 2013), Ungheria, Romania e la Nostra Italia.É peraltro importante sottolineare che l'ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ogni settimana pubblica un rapporto informativo sulla febbre del Nilo occidentale che comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi autoctoni umani nell'UE e nei paesi limitrofi, tra cui un confronto con i dati precedenti, un aggiornamento della situazione e una tabella del numero di casi di paese e zona. Esso è pubblicato sul sito dell'istituzione europea ogni venerdì pomeriggio. L'obiettivo del progetto è quello di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute delle aree nelle quali risulta possibile il contagio del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere la loro attuazione della normativa sulla sicurezza della salute. Secondo la normativa europea sulla sicurezza della salute, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per assicurare la sicurezza in caso di casi di febbre del Nilo occidentale. Una sfida importante per l'attuazione del

presente regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate  sulle zone colpite.




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Redazione del CorrieredelWeb.it


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