- Un'occasione di confronto tra scienziati, professionisti e familiari di persone colpite da traumi cranici encefalici per parlare delle riabilitazioni più difficili
- Grazie alla multidisciplinarietà della riabilitazione, al miglioramento organizzativo, alla maggiore preparazione delle equipe con il contributo della tecnologia, la possibilità di recuperare al meglio è ora possibile
"Anatomia di un ritorno alla vita dopo un grave trauma cranico" è il convegno organizzato dall'Associazione Amici di Samuel, nell'ambito della XXI Giornata Nazionale del Trauma Cranico (GNTC) e promossa dalla FNATC, che rappresenta oltre10.000 famiglie, sulle sfide da affrontare e su come trattare i casi, anche quelli detti "impossibili", di persone colpite da una grave cerebrolesione acquisita per accompagnarli nella ricerca di nuove identità.
Se ne parlerà a Bergamo il 16 novembre 2019 (Auditorium Casa del Giovane, via Gavazzeni, 13), con la presenza di relatori, sia istituzionali sia professionisti del settore, e di familiari di persone colpite da un trauma cranico encefalico.
"La Giornata Nazionale del Trauma Cranico è un importante momento di incontro e confronto tra tutti i rappresentanti delle Associazioni" commenta Sandro Feller, Presidente della 21° GNTC "Emerge una chiara fotografia dell'assistenza e della riabilitazione della Grave cerebrolesione acquisita (GCA)in Italia. Pur con disomogeneità nei vari territori e aspetti da migliorare, il percorso sanitario ospedaliero presenta un buon livello di efficienza e organizzazione. Le criticità emergono nel momento successivo all'emergenza, ovvero il ritorno a casa e il successivo reinserimento lavorativo e sociale. Ad eccezione di poche realtà isolate, si fatica a proseguire e completare il percorso iniziato durante la fase acuta".
La GCA è un problema non solo sanitario ma anche sociale e familiare. Per questo motivo, la terapia deve essere multidisciplinare: il paziente va ristabilito fisicamente, mentalmente e soprattutto, nella fase post acuta, a livello sociale e comportamentale. L'obiettivo è rendere possibile il loro reintegro totale nella società, anche nei casi più complessi.
Anche se il caso si presenta difficile, bisogna sempre dare la miglior risposta possibile e spesso si ottiene di più di quanto si potesse sperare in partenza dice la dottoressa e relatrice del convegno Marina Zettin, direttrice del Centro Puzzle di Torino, Centro che si occupa esclusivamente dei traumatizzati cranici e delle gravi cerebro lezioni acquisite: "Dopo la riabilitazione ospedaliera, il percorso di chi ha subito un grave trauma cranico non è concluso, ma anzi entra nella sua fase più prolifica, cioè la parte socio-sanitaria: il paziente deve essere guarito a livello globale. Per questo noi del Centro Puzzle di Torino adottiamo un approccio olistico dove, a prescindere dalle condizioni del traumatizzato, partendo da una base teorica ricerchiamo nuove vie per una riabilitazione ad hoc, che coinvolga anche la famiglia e il lavoro. Alle terapie come la logopedia e la fisioterapia vengono affiancati dei trattamenti appositi per risolvere i problemi neuro-comportamentali; qui ci viene in soccorso la tecnologia: utilizziamo dei software per stimolare l'apprendimento della comunicazione verbale, gestuale e visiva, e un robot per l'equilibrio per gli esercizi di natura motoria e attentiva. La multidisciplinarietà dell'intervento è fondamentale, poiché tante funzioni del cervello corrispondono a tanti ingranaggi da dover solleticare".
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