Radiofrequenze e cancerogenesi, l'Istituto Ramazzini di Bologna da decenni partner del National Toxicology Program. La direttrice, Fiorella Belpoggi: «Le conclusioni del nostro studio sono fondamentali per confermare ed eventualmente rafforzare in tempi brevi i risultati ottenuti dal NTP». Il presidente Simone Gamberini: «Servono 300.000 euro per concludere lo studio entro il 2017».
Bologna, 3 giugno 2016 - Lo statunitense National Toxicology Program (NTP), il più grande laboratorio al mondo per lo studio di sostanze cancerogene attraverso modelli sperimentali, ha appena concluso un importante studio sulle radiofrequenze della telefonia mobile che mette in discussione l'adeguatezza degli attuali limiti espositivi. I risultati confermano che l'esposizione a radiazioni emesse dai telefoni cellulari e dalle antenne causano tumori maligni del cervello e rari tumori maligni delle cellule neuriniche del cuore (Schwannomi maligni).
È importante sottolineare che già negli studi epidemiologici sui forti utilizzatori di telefoni cellulari era stato osservato un aumento dei tumori cerebrali e di quelli delle cellule neuriniche dei nervi della testa, in particolare del nervo acustico. Infatti, nel 2011 l'OMS/Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibili cancerogeni per l'uomo (Gruppo 2B), sulla base di un aumentato rischio di tumori cerebrali.
L'NTP intrattiene da decenni rapporti di collaborazione con l'Istituto Ramazzini e in questo ambito l'Istituto bolognese, situato nel Castello di Bentivoglio, ha iniziato nello stesso periodo dell'NTP uno studio sugli effetti delle radiazioni elettromagnetiche generate dalle stazioni radiobase della telefonia mobile, utilizzando un sistema espositivo validato dagli stessi tecnici NTP, per riprodurre l'esposizione ambientale ad antenne della telefonia mobile a 50, 25, 5, 0 V/m.
«Lo studio partito nel 2005 contestualmente a quello dell'NTP, prima della crisi economica, oltre che dai soci dell'Istituto Ramazzini aveva ricevuto fondi dalle fondazioni bancarie, da aziende private e cooperative locali, ISPESL/INAIL e alcuni Comuni della Provincia di Bologna – ricorda il presidente dell'Istituto Ramazzini, Simone Gamberini –. Il costo totale è stato finora di circa 3 milioni di euro, contro i 25 milioni spesi dal NTP. I risultati sul gruppo di controllo e sul gruppo trattato a 50 V/m saranno a breve disponibili, ma la conclusione dell'esperimento entro il 2017, come inizialmente programmato, richiederebbe ulteriori risorse (circa 300.000 euro) di cui attualmente l'Istituto non dispone».
«Le conclusioni del nostro studio sono fondamentaliper confermare ed eventualmente rafforzare in tempi brevi i risultati ottenuti dal NTP – sottolinea la dottoressa Fiorella Belpoggi che dirige il Centro di ricerca dell'Istituto –. Questo permetterà alle Agenzie regolatorie di procedere con la rivalutazione dei rischi correlati all'esposizione al telefonino, ai wireless e alle stazioni radiobase della telefonia mobile, in particolare nelle categorie a rischio quali i bambini e le donne in gravidanza».
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