"Parole e farmaci usano gli stessi meccanismi d'azione, colpendo gli stessi bersagli biochimici. Per questo le parole del medico hanno un effetto scientificamente provato sul paziente". Con queste parole il neurofisiologo Fabrizio Benedetti affronta il delicato tema del tempo nella relazione tra medico e paziente. "Il tempo della cura" è stato scelto dal Festival della Scienza Medica come tema portante di questa quarta edizione, che si chiude domani domenica 6 maggio a Bologna, e che vede tra i protagonisti dell'ultima giornata proprio il professor Benedetti, che interverrà alle ore 9:30 al Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo nell'incontro "Il tempo nel rapporto medico-paziente".
Maggiore è il tempo passato ad ascoltare il paziente, maggiore è la probabilità di successo di una terapia: una teoria supportata da evidenze scientifiche, che il professor Benedetti spiega ampiamente anche in due volumi in uscita a maggio, la seconda edizione di L'effetto Placebo (edito da Carocci) e La speranza è un farmaco (con Mondadori). Attraverso le parole il medico ha la facoltà di indurre nel paziente aspettative positive, fiducia e speranza. Le neuroscienze misurano questo effetto, ad esempio attraverso sofisticate tecniche di bioimmagine che permettono di leggere cosa succede nel cervello della persona che soffre quando interagisce con il proprio medico. Un'evidenza che dovrebbe stimolare il comportamento empatico di tutto il personale sanitario. I dati però raccontano una realtà diversa: in medicina generale il tempo di visita non supera i 9 minuti, e 22 secondi è il tempo medio dopo il quale il medico interrompe il paziente, che invece necessiterebbe di almeno 2 minuti. Così il 36% dei pazienti alla fine della visita non ricorda le informazioni ricevute dal medico riguardanti prognosi e terapia, mentre il 53% dei pazienti dichiara di avvertire di non aver avuto la possibilità di riferire allo specialista tutto ciò che avrebbe desiderato comunicare.
"Del tempo dobbiamo riappropriarci, anche nel rapporto medico paziente – dice Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae e ideatore del Festival.-Una visita dal medico non può durare come un salto dal barbiere, che però è legato al cliente da un rapporto di continuità e confidenza. La medicina, oltre ad andare avanti con le scoperte scientifiche, gli studi, le terapie deve riscoprire i valori di empatia, per ristabilire l'alleanza terapeutica con il paziente e ridare al medico il ruolo di mediatore".
Occorre dunque ripartire dall'evidenza che la relazione è cura, ed è necessario ristabilire la fondamentale alleanza terapeutica tra medico e paziente.
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