Addio alle orecchie a sventola. Una nuova tecnica rivoluziona l'approccio per risolvere quello che può risultare un problema psicologico e di relazione che, secondo le stime, arriva a interessare circa il 5,6% della popolazione.
Non serve più un intervento chirurgico con tanto di lunga degenza, ma è sufficiente una piccola incisione in anestesia locale.
«Da pochi mesi è disponibile anche in Italia un device che ribalta i precedenti approcci, garantendo il risultato e, soprattutto, riducendo in modo drastico i tempi di convalescenza», premette Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano.
«Con questa tecnica si può intervenire in modo risolutivo nei casi di assenza o scarsità di antelice, ovvero la piega dell'orecchio che si trova nella porzione più alta; parliamo di circa il 40% di tutti i casi di orecchie a sventola».
La novità si chiama EarFold ed è un prodotto innovativo per correggere le orecchie ad ansa, con o senza simmetria.
«Parliamo di un nuovo dispositivo medico che si presenta come una clip rivestita in oro biocompatibile a 24 carati. Questo permette di creare una nuova piega dell'antelice o di accentuare la piega esistente dell'orecchio umano correggendo quindi la prominenza dell'orecchio e riducendo così la sofferenza psicologica del paziente. È bene ricordare che le orecchie a sventola sono un elemento che può avere un notevole impatto psicologico sulla vita della persona coinvolta; spesso porta ad una certa insicurezza del proprio aspetto», spiega Gilardino.
Almeno tre gli elementi innovativi. «Innanzitutto, i tempi di intervento. Rispetto ad una otoplastica tradizionale, questa tecnica richiede mezz'ora al massimo.
Viene praticato un piccolo taglio in anestesia locale attraverso il quale inserire la clip e modellarla.
Pochi punti di sutura e l'intervento è finito», aggiunge la dottoressa. In secondo luogo la convalescenza.
«Possiamo dire addio alle fasciature a turbante: qui non è necessaria alcuna fasciatura. Gli interventi tradizionali fino ad ora utilizzati per correggere le orecchie ad ansa prevedono infatti un tempo chirurgico che ha una durata di circa 1-2 ore e in tutti i casi bisogna indossare un turbante per quattro giorni, mentre il dolore dura uno o due giorni. Con l'EarFold serve solamente attuare delle piccole accortezze come non fare sport da impatto per circa un mese».
Terzo, prosegue Gilardino: «Il risultato finale è assolutamente prevedibile. Esistono delle clip di prova che possono essere applicate e permettono al paziente di vedere quale sarà il reale risultato finale».
Questo tipo di tecnica può essere fatta fin dai 7 anni, «anche se, in età così giovani non basta l'anestesia locale ma occorre una sedazione. Dai 13-14 anni non ci sono problemi», precisa Gilardino. «EarFold richiede una selezione del paziente, in alcuni però la chirurgia classica è inevitabile».
Patrizia Gilardino - profilo professionale. Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Milano nel 1988, Patrizia Gilardino si è specializzata nella Scuola di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell'Università degli Studi di Milano nel 1993.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Milano dal 1989, ha lavorato fino al 2003 all'Unità Funzionale di Chirurgia Plastica dell'Ospedale Multimedica di Sesto San Giovanni. Esercita la libera professione al Poliambulatorio della Guardia di Finanza di Milano, al Centro Dermatologico Europeo, nel proprio studio di via Colonna a Milano e nello studio di via Colombo 44 a Piacenza.
È membro della Società di verifica e controllo di qualità e della Società americana di chirurgia plastica.
È socio Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica) ed è iscritta all'Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) www.
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