Solo il 17% degli italiani - 14% in caso di minori (tra i 13 e i 18 anni) - ritiene di avere piena padronanza delle misure e dei comportamenti da attuare in caso di rischio connesso a calamità naturali o a disastri prodotti dall'uomo. Un po' meno della metà degli intervistati in entrambi i gruppi (42% e 45% rispettivamente) crede di avere cognizioni accettabili, ma per contro, oltre il 40% non saprebbe come comportarsi in caso di emergenza. Il 74% dei ragazzi e il 61% degli adulti non sa cosa sia un Piano di Emergenza Comunale, mentre il 50% degli adulti e 61% dei ragazzi non sa se il proprio Comune ne è dotato.
Questi alcuni dati della ricerca "I rischi naturali e il piano di emergenza dei Comuni" realizzata da Ipsos per Save the Children, l'Organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, diffusa oggi esattamente a due anni dal varo della legge n. 100 del 12 luglio 2012 che ha riordinato il sistema di protezione civile e che previsto l'obbligo dei Comuni di dotarsi di un piano di emergenza entro 90 giorni dall'approvazione della legge. "Ad oggi il 77% dei Comuni è provvisto di un piano ma è necessario che si arrivi alla copertura completa. Sono proprio alcuni tra i territori a più alto rischio sismico ad esserne sprovvisti, quali ad esempio la regione Campania in cui solo il 39% dei Comuni dispone di un piano (214 su 551 ) o la Calabria con appena poco più della metà di copertura, pari al 54% (219 su 409)", ha affermato Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children. "Dalla ricerca che abbiamo effettuato emerge un altro elemento che richiede un intervento immediato: anche ove i piani esistono, non vi è un'equivalente consapevolezza e il possesso di adeguate informazioni in merito da parte dei cittadini.
Il Piano di Emergenza Comunale è decisamente più noto tra gli adulti che tra i giovani: questi ultimi non ne hanno sentito parlare nei tre quarti dei casi, mentre più di un terzo dei genitori ne conosce l'esistenza. I Piani prevedono l'identificazione di aree sicure (ad esempio piazze) dove la popolazione deve raccogliersi in casi di emergenza. Ma il 79% degli adulti e il 74% dei ragazzi non saprebbe dove individuarle sul territorio del comune di residenza, e solo 1 adulto su 5 e un ragazzo su 4 saprebbe dove andare.
A fronte di questa mancanza di informazione la ricerca rileva che la paura legata ad eventuali rischi che si possono correre è comunque molto avvertita: il 55% dei ragazzi e il 48% degli adulti pensa che nel proprio comune sia presente il rischio ambientale per inquinamento di acqua, aria, territorio, nonché pericoli di carattere ambientale che hanno come fonte le attività umane (la percentuale balza al 75% per i ragazzi e 61% per i genitori che vivono in città), seguito dal rischio sismico (44% ragazzi, 48% adulti), quello idrogeologico (35% ragazzi, 42% adulti), quello di incendi (rispettivamente 38 e 36%) e infine quello industriale (26% ragazzi e 24% adulti), mentre percentuali residue della popolazione temono un maremoto o tsunami (rispettivamente 7 e 9%) e un'eruzione (12 e 8%).
Il 40% sia di genitori che figli esprime forte il bisogno di ricevere informazione e formazione su come comportarsi in caso di emergenza (la percentuale degli adulti si alza al 47% nei piccoli centri). Per ricevere maggiori informazioni sui comportamenti da tenere in contesti emergenziali, il 67% dei genitori ripone la propria fiducia nel sistema di Protezione Civile e il 50% in particolare nei Vigili del Fuoco, seguiti dal Comune di residenza (20%) e le organizzazioni di volontariato (11%).
Tra coloro che conoscono i piani di Emergenza Comunali, tra i ragazzi prevale la veicolazione attraverso la scuola (39%), seguita dalla Protezione Civile (31%), dal sito web del comune (23%), da materiale informativo distribuito dal Comune (16%) o da giornate informative organizzate dal Comune (10%). I canali preferenziali da cui gli adulti hanno acquisito le informazioni sono il sito web del comune (41%), le giornate di informazione della protezione civile (23%), il passaparola (20%), i materiali informativi (14%), le giornate di sensibilizzazione (13%) o le lettere inviate alle famiglie dal Comune (10%).
Se alcune amministrazioni comunali hanno già affiancato alla pubblicazione del Piano di emergenza comunale sul sito, iniziative di comunicazione vere e proprie, il risultato appare ampiamente migliorabile, poiché l'informazione, oltre che diffusa, necessita anche di essere chiarita nei suoi contenuti fondamentali e prioritari.
"È da apprezzare l'impegno di quei Comuni che in questi due anni hanno promosso tra i cittadini la conoscenza dei piani, tuttavia è di fondamentale importanza che tutti i Comuni si dotino di questo strumento come previsto dalla legge 12 luglio n°100, che lo aggiornino e che promuovano campagne di sensibilizzazione per informare la popolazione sui contenutidel Piano Comunale di emergenza, quali ad esempio lo scenario di rischio relativo al territorio, la segnaletica per le aree di raccolta della popolazione e le modalità attraverso le quali vengono diffusi allarmi e informazioni.", continua Raffaela Milano.
A livello più generale dai dati emerge inoltre che 1 ragazzo su 5 non ha mai partecipato a prove di evacuazione all'interno delle scuole. Oltre a sottolineare la necessità che in tutte le scuole si realizzino tali prove, l'Organizzazione sottolinea anche l'importanza di continuare ad implementare iniziative di informazione specifiche per bambini e adolescenti all'interno delle scuole, attraverso metodologie partecipative, volte alla conoscenza dei piani di emergenza e alla sensibilizzazione sulla consapevolezza dei rischi e sui comportamenti da adottare in caso di evento calamitoso.
Inoltre Save the Children raccomanda che anche nella stesura dei piani di emergenza comunali si tenga conto dei diritti e degli specifici bisogni di bambini e adolescenti in tutte le fasi di pianificazione (mappatura dei servizi presenti sul territorio, coordinamento all'interno delle diverse funzioni previste nella gestione dell'emergenza: assistenza alla popolazione, sanità e assistenza sociale, volontariato, servizi essenziali ed attività scolastiche).
A tal proposito Save the Children sta lavorando per promuovere una pianificazione d'emergenza che sia "a misura di bambino" . Tale iniziativa si inserisce all'interno di un percorso già avviato da Save the Children insieme ad alcuni partner: Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso dell'infanzia) SISST (Società italiana per lo studio dello stress traumatico), Pediatria per l'emergenza e Cittadinanzattiva, e che mira alla costituzione di un network per la tutela e la protezione dei bambini coinvolti in situazioni di emergenza.
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