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sabato 24 ottobre 2015

Allergie, in 61% scuole bimbi a rischio gravi reazioni

BAMBINI: ALLERTA ALLERGIE ALIMENTARI NELLE SCUOLE, PARLANO GLI ALLERGOLOGI - NEWS DAL CONGRESSO DI ALLERGOLOGIA

Allergologi, serve piano unico nazionale per gestione emergenze


Oltre una scuola su due (61%) è frequentata da almeno un bambino allergico a rischio di reazione grave di tipo anafilattico e ben il 30% delle reazioni allergiche gravi si verifica proprio a scuola. E' quanto riferito a Bergamo nel corso del Congresso Nazionale AAITO - Associazione Allergologi Immunologi Territoriali Ospedalieri che lancia un appello alle istituzioni: in Italia è più che mai urgente colmare il vuoto legislativo sulla gestione anafilassi nelle scuole e nei luoghi pubblici.

Le allergie alimentari sono più comuni nei primi 3 anni di vita, ma si possono presentare a qualsiasi età. La maggior parte delle reazioni allergiche è da imputarsi a un numero relativamente piccolo di alimenti: latte vaccino, uovo, soia, grano, arachidi, noci e frutta a guscio, pesce e molluschi.

"L'allergia alimentare costituisce la prima causa di anafilassi in età pediatrica, e nell'ultimo decennio si è osservato un aumento di circa sette volte nei bambini tra zero e quindici anni, rappresenta inoltre la seconda causa di anafilassi nell'adulto - spiega Maria Beatrice Bilò, Presidente AAITO. Le manifestazioni di anafilassi sono molteplici, e non facilmente riconoscibili, per cui esiste una sottostima dei casi. Negli ultimi anni è aumentata l'incidenza delle allergie alimentari nei bambini in età scolare, rendendo così più probabile che il personale scolastico si trovi a dover gestire studenti a rischio di gravi reazioni; basti pensare alla gestione differenziata del menù della mensa scolastica necessaria quando in classe c'è un bimbo allergico".

In Italia, manca una normativa precisa a carattere nazionale per la gestione sia ordinaria (nel quotidiano) sia straordinaria (in caso di emergenza e reazione anafilattica) dei bambini allergici nelle scuole, conclude Bilò; AAITO è a diposizione del Ministero della Salute e delle Istituzioni, per esaminare insieme le migliori esperienze gestionali a livello regionale e locale, in modo da studiarne la possibile estensione ad altre regioni e su tutto il territorio italiano.

 


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