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domenica 15 febbraio 2015

Mostra contro il femminicidio e lo stalking all'ospedale di Forlì

Mostra contro il femminicidio in ospedale (Forlì) L'osservatorio contro la violenza dell'Ausl Romagna- Forlì ha allestito una mostra contro il femminicidio, dal titolo "Cometumivuoi" presso l'atrio del Padiglione Morgagni dell'ospedale di Forlì. Il progetto di arte relazionale, si realizza con l'esposizione di bambole prodotte dall'artista Patrizia Fratus e nasce come risposta impellente e improrogabile all'aumentare dei casi di femminicidio L'osservatorio contro la violenza di Forlì. All'interno dell'ospedale di Forlì è stato definito un percorso di accoglienza per le vittime di violenza ed abusi, rivolto alle donne, agli anziani, ai disabili e ai minori. Si è inoltre costituito un osservatorio multidisciplinare, coordinato dalla dott. Iervese e dalla dottoressa Patrizia Grementieri, che oltre ad avere funzioni di formazione al personale, monitora gli eventi e valuta, caso per caso , il percorso idoneo. In collaborazione con il posto di polizia si è attivato inoltre un monitoraggio degli accessi in pronto soccorso per impostare poi eventuali azioni di intervento. Per mantenere viva la sensibilizzazione alla cittadinanza sul tema drammatico della violenza, maltrattamento e abuso, abbiamo organizzato l'esposizione delle bambole (Patrizia Grementieri) LA MOSTRA IN OSPEDALE A FORLI Cometumivuoi Progetto di arte relazionale di Patrizia Fratus A cura di Anna Lisa Ghirardi Rifiutati di cadere. Se non puoi rifiutarti di cadere, rifiutati di restare a terra. Se non puoi rifiutarti di restare a terra, leva il tuo cuore verso il cielo, e come un accattone affamato, chiedi che venga riempito, e sarà riempito. Puoi essere spinto giù. Ti può essere impedito di risollevarti. Ma nessuno può impedirti di levare il tuo cuore verso il cielo soltanto tu. È nel pieno della sofferenza che tanto si fa chiaro. Colui che dice che nulla di buono da ciò venne, ancora non ascolta. (Clarissa Pinkola Estés, in Il giardiniere dell'anima) Patrizia Fratus è un'artista piena di vitalità che travolge per la sua energia dirompente e per le idee sempre nuove e in evoluzione. La sua voglia di fare non si limita a sé, è protesa verso gli altri, affinché il suo mondo artistico li coinvolga nell'aura creatrice. Per lei le sinergie umane sono elemento indispensabile, l'arte offre nuovi modi di pensare, di agire e la società può assumere attraverso essa nuove forme. Con questo fine, oltre alla produzione autonoma di sculture, si dedica ad un progetto di arte relazionale, in cui il fruitore è fagocitato nell'atto creativo. Cometumivuoi è il nome della prima bambola realizzata tre anni fa come risposta impellente e improrogabile all'aumentare dei casi di femminicidio. L'Artista ha sentito l'esigenza di ribattere ad un problema sociale inammissibile, eppure sempre più diffuso, perché una volta che il dramma della violenza, fisica o psicologica, entra nella dimensione della consapevolezza non può essere taciuto. Il silenzio tramuta in un grido tangibile di allarme, rifiuto e denuncia. Da percezione interiore l'angoscia scaturita, nelle sue mani, si trasforma in opera d'arte. Dopo la prima bambola ne sono nate altre, le quali, pur avendo un aspetto simile tra loro, si differenziano nella varietà dei caratteri somatici. Del resto le donne vittime di abusi sono tutte diverse, eppure per certi aspetti si rassomigliano: non sono certo le distinzioni di classe o di etnia ad allontanarle nelle loro storie che, nonostante le varie sfumature, sono affini. Le sculture tessili sono chiare allusioni a bambole gonfiabili, toy su misura, involucri privi di pensiero, imballate in scatole ed accompagnate dalla scritta "articolo per signori". Sono feticci che vengono creati come oggetti apotropaici con l'intenzione di spostare il sopruso fuori dal corpo ferito. Nel gennaio scorso l'Artista ha trovato per loro la giusta destinazione, dandogli una sorta di soffio vitale; possiamo dire che l'idea ha trovato la sua casa. Non solo Patrizia Fratus ha deciso di destinare i proventi della vendita al sostegno di micro progetti all'interno di una casa accoglienza per donne e i loro figli, ma attorno a questa intenzione è nato anche l'ambizioso progetto relazionale. Quest'ultimo, essendo figlio del pensiero concettuale all'origine dell'opera, ha ereditato il nome della bambola. Esso è nato dal fertile confronto dell'Artista con alcune donne attive nell'ambito sociale; da un primo connubio si sono create successive molteplici sinergie che hanno dato vita ad una complessa opera. L'Artista ha lavorato, realizzando esperienze laboratoriali con persone che hanno conosciuto l'abbandono, il dolore, la violenza, affinché l'atto creativo potesse rielaborare una nuova realtà, una via alternativa per guardare ed esprimere le cose; si è confrontata con molte donne, depositarie di altre storie, che come tessere si sono unite, costituendo un puzzle che via via ha mostrato un'immagine più completa. Quest'opera, che non è fatta solo di oggetti materiali, ma anche di interazioni umane, non è pertanto replicabile e va oltre il tangibile. Il confronto intessuto con le persone che condividono l'esperienza è persino più importante dell'obiettivo estetico. Nell'arte relazionale infatti l'atto creativo non è legato in modo esclusivo all'artista, ma coinvolge il fruitore in un dialogo attivo, conferendo all'opera una funzione sociale. Nell'epoca contemporanea in cui l'arte è appannaggio di un'élite, in cui l'artista sembra aver smarrito il suo ruolo all'interno della società e l'essere umano vive spesso in uno stato di solitudine e introversione, questa forma di espressione ritesse un importante dialogo tra individui. Mi sovviene la similitudine degli architetti medievali, come Lanfranco a Modena, che con le maestranze e l'aiuto della popolazione costruivano le loro cattedrali, simboli civili oltreché religiosi. Il fatto che le opere siano date in "adozione" permette alle bambole/donne di prendere metaforicamente il volo, di spiccare verso il cielo. Chi custodisce queste icone entra a sua volta nell'opera d'arte relazionale; concettualmente diventa un anello della nuova catena creata, simbolo di libertà contro la violenza. Anna Lisa Ghirardi Tiziana Rambelli

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