Uno studio dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano mette in luce lo
scarso consumo di alimenti ricchi di iodio e i rischi per la salute, in
particolare per il feto e l’accrescimento dei bambini.
(Milano, 27 settembre
2016) – La carenza nutrizionale di iodio costituisce ancora oggi un
grave problema sanitario e sociale che interessa un numero elevato di
persone in tutto il mondo, compreso il nostro Paese.
In molti pensano
che basti una passeggiata in riva al mare per fare il pieno di questo
importante
minerale, ma purtroppo non è così. Lo iodio si assume solo attraverso
gli alimenti, in particolare il pescato marino, e la carenza
è sostanzialmente dovuta ad una errata alimentazione.
Si stima che circa il 29% della popolazione mondiale sia ancora esposta
alla carenza di iodio. In Italia si ammalano di gozzo circa 6 milioni di
persone, più del 10% della popolazione.
L’insufficienza di iodio ha
effetti negativi in tutte le fasi della vita perché
costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, i quali svolgono un
ruolo determinante nelle fasi dell’accrescimento e dello sviluppo.
La gravidanza e l’infanzia rappresentano le fasi in cui gli effetti
della carenza possono essere più gravi poiché gli ormoni
tiroidei sono indispensabili per un adeguato sviluppo del sistema
nervoso centrale che inizia durante la vita fetale e continua fino ai
primi anni di
vita, ma anche nel mantenimento dell’equilibrio metabolico
dell’organismo adulto; senza un adeguato apporto di iodio, il nostro
metabolismo diventerebbe pigro, causando un gran numero di patologie
gravi.
Gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano hanno esaminato 1.200
interviste tra le 5.000 realizzate nel 2015 in tutta Italia dai dietisti
dell’Osservatorio, utilizzando il software online gratuito messo a
disposizione sul portale Educazione Nutrizionale Grana Padano a medici,
pediatri, dietisti e operatori sanitari.
I dati raccolti dalle anamnesi alimentari di persone di età compresa fra i 13 e 40 anni dimostrano che la quantità media assunta
normalmente con la dieta dalla popolazione è insufficiente a soddisfare il fabbisogno giornaliero di iodio. Secondo i LARN (Livelli di
Assunzione Raccomandata di Nutrienti della SINU) il fabbisogno
giornaliero di iodio degli adolescenti (11-17 anni) è di 130 microgrammi
(μg), per gli adulti 150µg.
Per le donne in gravidanza e allattamento
tale quantità aumenta sensibilmente, raggiungendo i 200μg al
giorno, la stessa quantità è consigliata nella pre-gravidanza per
garantire le necessità del feto.
L’analisi dell’Osservatorio ha valutato le abitudini alimentari di
adolescenti e adulti, concentrandosi prevalentemente sulle donne in
età fertile (visto il maggiore fabbisogno di iodio).
Dall’analisi è
emerso che mediamente gli intervistati raggiungono solo
60µg di iodio giornaliero con gli alimenti, pari a meno della metà della
dose consigliata e che solo il 5% degli intervistati raggiunge
il fabbisogno quotidiano.
L’intake medio giornaliero degli intervistati è di 64μg (61 per le
femmine e 68,2 per i maschi); nella fascia dei giovani 13-18 anni,
l’intake è di 61,6μg e negli adulti è pari a 64,5.
Le femmine hanno
carenze più consistenti, soprattutto nella fascia
dei giovani, assumendo solo 55,8μg contro 70,6 dei maschi.
La carenza è
determinata da uno scarso consumo di alimenti ricchi di iodio ed
anche dall’inosservanza delle regole dell’equilibrata alimentazione in
particolare per la frequenza con cui si dovrebbero consumare gli
alimenti.
Il contenuto di iodio è estremamente variabile; gli alimenti più ricchi
di iodio sono i crostacei e i pesci di mare, i mitili e gli
alimenti provenienti dal mare in generale. Anche le uova, lo yogurt,
alcuni formaggi e la carne ne contengono quantità significanti, i
vegetali
invece sono poveri di questo minerale la cui quantità dipende dalle
quantità contenute nel terreno.
Anche negli alimenti di origine
animale la presenza di iodio dipende da cosa hanno mangiato gli animali,
per questa ragione il contenuto può essere molto variabile, tranne che
negli alimenti DOP la cui costanza nutrizionale è garantita dal
disciplinare di produzione.
Gli alimenti che maggiormente contengono iodio sono poco consumati dagli
intervistati nonostante il pescato sia la prima fonte del minerale, la
seconda è rappresentata da latte e latticini, con in media un contributo
di 20μg giornalieri. Garantirsi un corretto fabbisogno di iodio
è fondamentale per proteggere la salute della tiroide.
La strategia
raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a
livello mondiale, scelta anche dal nostro Paese, per l’eradicazione dei
disturbi da carenza iodica, è quella di utilizzare come veicolo
il sale alimentare arricchito di iodio.
La Prof.ssa Michela Barichella Responsabile dell’UO di Dietetica
e Nutrizione Clinica ASST Gaetano Pini - Cto di Milano e membro del
Comitato scientifico dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, ha dichiarato:
“L’emanazione nel marzo del 2005 della Legge n. 55, finalizzata alla
prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza
iodica, si basa soprattutto sull’obbligo da parte dei rivenditori di
proporre e vendere solo sale iodato, tranne nel caso sia il consumatore a
scegliere il sale senza integrazione di iodio. Sono passati più di 10
anni e quasi tutti i negozi di alimentari si sono adeguati. Tanto
è stato fatto anche dall’Istituto Superiore di Sanità, che svolge
tuttora una campagna di sensibilizzazione verso la classe medico
sanitaria; ma nonostante gli sforzi, i casi clinici non sono diminuiti
significativamente e in modo non omogeneo nelle varie regioni italiane.
L’indagine dell’Osservatorio mette in evidenza che l’intake
nell’alimentazione abituale è ancora
insufficiente”.
“Avere a disposizione il sale iodato – ha spiegato ancora Barichella - non
è però certezza di utilizzo e spesso
non è il sale scelto dai consumatori, non dobbiamo poi dimenticare che è
comunque necessario, al tempo stesso, ridurre il consumo
abituale di sale (cloruro di sodio) per prevenire tante importanti
malattie a carico del sistema cardiovascolare e gastroenterico. Se si
seguissero le
linee guida che medici e dietisti danno ai loro pazienti (non consumare
più di 5 g a testa di sale iodato il giorno) si risolverebbe sia il
problema dell’eccesso di sodio, sia dell’introito di iodio. Pare però
che siano in pochi a seguire questo consiglio. La carenza di
iodio e l’eccesso di sodio si può risolvere solo promuovendo la corretta
ed equilibrata alimentazione che prevede sia un basso consumo di
sale, sia il consumo di alimenti ricchi di iodio, che tra le altre cose
sono molto buoni”.
Per prevenire le patologie legate all’accrescimento e a un cattivo
funzionamento della tiroide, gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano
raccomandano d’introdurre nella dieta gli alimenti che più ne
contengono.
10 PRATICI
CONSIGLI
- Sale iodato,
inserito nella variata ed equilibrata alimentazione al posto del sale
comune utilizzandone 5 grammi al giorno (massimo consentito per un
adulto)
apporta di 160μg di iodio.
- Lo yogurt di
latte intero apporta circa 78µg di iodio, consigliato 1 vasetto al giorno
- Pesce di mare
1 porzione (sgombero, cefalo, baccalà, merluzzo) apporta circa 150µg di iodio, consigliate 3 porzioni a
settimana.
- Crostacei
(gamberi, mazzancolle, astici, aragosta, granchi, ecc.) 1 porzione
inserita nella dieta 1 volta a settimana, può sostituire un secondo di
carne
perché è un’ottima fonte di proteine e apporta circa 120µg di iodio.
- Condimenti,
condire la pasta o il riso con vongole, cozze, bottarga di muggine o
tonno, anche solo 20 grammi di questi alimenti apportano circa
30µg di iodio.
- Mitili,
consumare saltuariamente vongole o cozze cotte a piacere, 100 grammi di parte edibile apportano 140μg di iodio, non esagerare
perché contengono parecchio colesterolo.
- Un uovo di
gallina contiene circa 35µg di iodio, consumare 2-3 uova a settimana come prevede l’equilibrata alimentazione,
non di più perché ricche di colesterolo.
- Formaggio,
la
dieta equilibrata prevede quest’alimento 2-3 volte a settimana come
secondo, 100 grammi di formaggio come: Taleggio, Latteria, Fontina,
mediamente contengono 45 µg di iodio, mentre quelli stagionati: Provolone, Pecorino Romano o Grana Padano circa
38µg, quest’ultimo è pratico e si può consumare grattugiato ogni giorno per insaporire i primi e passati di
verdura, 3 cucchiai da cucina apportano circa il 10% del fabbisogno quotidiano di iodio di un adulto.
- Carne,
la
corretta alimentazione prevede di consumare 2-3 porzioni di carne come
secondo alla settimana, per avere un maggiore apporto di iodio
preferire
quella di vitellone parte muscolo senza grasso visibile, ed anche il
fegato.
- Frutta secca a
guscio, senza mai dimenticare di consumare 5 porzioni
quotidiane di frutta e verdura, per incrementare lo iodio è preferibile
consumare anche anacardi, noci, pistacchi senza esagerare perché
apportano molte calorie anche se provenienti da grassi insaturi benefici
per
la salute.
www.educazionenutrizionale.granapadano.it
Scheda informativa sull’Osservatorio Grana
Padano
L’Osservatorio
Grana Padano nasce nel 2004 grazie
all’impegno del Consorzio Tutela Grana Padano in collaborazione con FIMP
(Federazione Italiana Medici Pediatri) e SIMG (Società Italiana
di Medicina Generale).
Dall’inizio del 2005 sta fotografando gli stili
alimentari della popolazione italiana con appositi questionari
somministrati da Medici e Pediatri di libera scelta ai loro assistiti,
ai quali nel 2007 si sono aggiunti Dietisti e altri Medici Specialisti.
Dal
2015 un’equipe di Dietisti residenti in tutte le regioni d’Italia
affiancano i medici del territorio offrendo nei loro ambulatori il
servizio di anamnesi alimentare e sugli stili di vita, utilizzando il
nuovo software online.
I dati raccolti con le anamnesi, oltre che
informare
l’assistito, sono elaborati per dare informazioni di carattere
osservazionale-epidemiologico che periodicamente sono diffusi alla
società
civile.
Stato
dell’arte
Ha
coinvolto 1.451 Medici
di Medicina Generale, 673 Pediatri, 372 Dietisti che hanno somministrato
30.493 anamnesi alimentari (interviste) di cui 14.347 in età
pediatrica e 16.146 adulti.
Obiettivi
Educare
l'intervistato
ad una corretta alimentazione e suggerire uno stile di vita quale
prevenzione primaria, secondo quanto identificato dal programma
"Guadagnare
Salute" del Ministero della Salute.
Ottenere una stima qualitativa dell’assunzione di nutrienti e delle abitudini quali fumo e attività fisica.
Fornire al medico un pratico strumento operativo per somministrare l’anamnesi nutrizionale.
Identificare i principali errori nutrizionali e di stile di vita degli italiani e diffondere la cultura della good practice.
Metodologia
Ogni
medico, pediatra,
dietista e operatore sanitario, effettua l’anamnesi in un’area riservata
online dove risiede il software. L’anamnesi è
somministrata solo a soggetti che non soffrono d’importanti patologie ed
è effettuata come una ricerca osservazionale (il medico
intervista il suo assistito, o il genitore nel caso di minori)
l’intervista è guidata da un questionario elettronico che raccoglie:
età, sesso, peso e altezza per calcolare il BMI, la circonferenza
addominale, lo svolgimento di attività fisica, il tempo trascorso in
attività sedentarie (guardare la TV, utilizzare il PC, fare giochi
elettronici) e l’abitudine al fumo.
La parte alimentare valuta la frequenza di assunzione settimanale o
mensile dei più importanti e diffusi alimenti consumati in Italia, i
dati
dichiarati vengono elaborati dal software che calcola il contenuto in
macronutrienti e micronutrienti e di conseguenza quanti se ne sono
assunti con
la dieta abituale. Il software elabora e somma i nutrienti assunti e li
paragona al fabbisogno giornaliero di ogni individuo, distinto per età
e sesso, per valutarne lo scostamento rispetto ai valori standard.
Le
eccedenze e deficienze di nutrienti significative vengono evidenziate
per
correggere l’errore nutrizionale emerso dall’anamnesi. Gli scostamenti
dei nutrienti vengono poi riclassificati in cibi da assumere
più o meno frequentemente. Oltre a ciò il software permette, solo al
medico, di suggerire comportamenti personalizzati in base al quadro
clinico del soggetto e produce un documento che può essere consegnato
agli intervistati.
Comitato scientifico
OGP
-
Proff.ssa Michela
Barichella: Medico specializzato in scienza dell’alimentazione, Responsabile medico del Servizio dietetico ICP dell’Ospedale di
Milano, Presidente di Brain and Malnutrition Association.
-
Prof. Claudio Maffeis: Medico Pediatra, esperto di nutrizione e obesità infantile, Docente di metabolismo e nutrizione in
età evolutiva dell’Università di Verona, Direttore della UOS nutrizione clinica e obesità dell’Ospedale Borgo Roma,
Verona.
-
Prof. Sergio Coccheri: Medico specializzato in cardiologia e angiologia Ordinario di Malattie cardiovascolari
dell’Università di Bologna.
-
Prof. Davide Festi: Medico specializzato in gastroenterologia, Ordinario di Gastroenterologia, Direttore della Scuola di
specializzazione e Preside del corso di laurea in dietetica dell’Università di Bologna.
-
Prof. Alessandro Lubisco: statistico, Docente di scienze statistiche dell’Università di Bologna.