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giovedì 25 ottobre 2018

Ultraplacad: la nuova metodica di biopsia liquida dal DNA tutto italiano

Il progetto Ultraplacad finanziato dall'UE e coordinato dall'Italia
si conclude dopo 42 mesi di ricerca

DIAGNOSI PRECOCE DEL TUMORE DEL COLON RETTO: UNA NUOVA TECNOLOGIA RIDEFINISCE GLI STANDARD E FORNISCE RISPOSTE PER UNA MAGGIOR DIFFUSIONE DELLA "BIOPSIA LIQUIDA"

 

Roma, 25 ottobre 2018 

 

I risultati concreti del progetto di ricerca Ultraplacad, finanziato dal fondo per la ricerca europea Horizon 2020 e coordinato dal consorzio interuniversitario italiano INBB (Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi) che vi ha partecipato con le Università di Catania, il cui Dipartimento di Scienze Chimiche ne ha gestito il coordinamento scientifico, Firenze e di Parma segnano una nuova fase nella discussione che da alcuni anni orienta il tema della diagnosi precoce dei tumori.

 

Il progetto, finanziato con 6 milioni di € e che ha visto la partecipazione di 13 soggetti di 7 paesi europei (Austria, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda e Repubblica Ceca) fra università, centri di ricerca, aziende e un'ospedale, infatti, ha messo a punto una nuova metodica e un nuovo macchinario per lo svolgimento della cosiddetta biopsia liquida (cioè che non richiede il prelievo di tessuti ma che permette la diagnosi tramite l'analisi di biomarcatori presenti nel sangue) nel caso del tumore del colon retto, la seconda patologia per incidenza e mortalità d'Europa con una distribuzione dell'incidenza sostanzialmente equilibrata fra maschi e femmine. Anche in Italia questa particolare patologia risulta essere la seconda per incidenza (16% dei casi negli uomini e 12% nelle donne nel 2018) con quasi 500 mila casi.

 

Ultraplacad – una sigla che sta per Ultrasensitive Plasmonic Devicesfor Early Cancer Diagnosis – infatti ha permesso la costruzione di un nuovo macchinario di laboratorio fino ad oggi non presente sul mercato in grado di effettuare per la prima volta contemporaneamente l'analisi di due importanti elementi diagnostici e cioè le alterazioni del DNA e la presenza di determinate proteine che, circolando liberamente nel sangue, possono permettere una diagnosi con tempi ridotti, costi inferiori e assenza di disturbi per i pazienti rispetto al prelievo di campioni di tessuto.

 

Il professor Giuseppe Spoto del Dipartimento di Scienze Chimiche dell'Università di Catania e coordinatore scientifico del progetto, nel presentarne oggi a Roma le conclusioni ha dichiarato "il nostro progetto si qualifica certamente per il suo valore scientifico e per l'innovatività dell'approccio che ha portato a costruire un prototipo industriale del macchinario di laboratorio pienamente funzionante con tutto il relativo sistema di accessori per il suo funzionamento, a partire da cartucce usa e getta per lo svolgimento dei test che modificano radicalmente approccio e costo di queste indagini". "Ma – ha continuato il professor Spoto – credo che la qualità raggiunta sia figlia dell'approccio multidisciplinare e della ricca e differente composizione del team che ha permesso di avere sempre accesso alle migliori risorse e competenze possibili, in un'ottica pienamente europea da una parte e che non divide la fase della ricerca da quella successiva dell'industrializzazione e dell'applicazione su vasta scala".

 

Il progetto, infatti, si avvia alla conclusione con un test trial del macchinario presso l'Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma, dove è stata organizzata una banca dati di campioni ematici di 54 pazienti, che ha già fornito una serie di indicazioni circa possibili piani di sfruttamento e applicazione su vasta scala di questa nuovatecnologia.

 

La metodica di analisi sviluppata da Ultraplacad, infatti, si caratterizza oltre che per il fatto di permettere un doppio screening (DNA e proteine) aumentando così l'efficacia e l'affidabilità diagnostica, pernon richiedere – a differenza di tutte le altre metodiche oggi in fase di sviluppo - il trattamento dei campioni per la loro cosiddetta amplificazione. Poiché infatti nel flusso sanguigno sono presenti solotracce di DNA derivanti dal tumore, fino ad oggi è stato necessario trattare i campioni da biopsie liquide con diversi sistemi che li rendano più adatti a rispondere alle tecniche di estrazione e sequenziamento del DNA oggi utilizzate.

 

Nel caso di questo progetto, invece, la rivoluzione è l'utilizzo di nano tecnologie per la costruzione delle superfici in grado di generare effetti ottici (plasmonici) molto intensi nel momento in cui si analizzano i derivati del sangue. In sostanza si modificano chimicamente delle superfici di materiali metallici con strutture di dimensioni nanometriche e con molecole in grado di riconoscere in modo selettivo molecole associate al tumore come DNA o proteine.

 

L'uso delle nanotecnologie e di processi di produzione d'avanguardia ha permesso, in particolare, di ingegnerizzare un sistema di cartucce usa e getta su cui sono tracciati degli spot molecolari sui quali depositare il sangue da analizzare. Il sistema cartucce si è dimostrato non solo efficace ed affidabile per la mancanza di trattamenti preventivi sui campioni ma anche rapido e compatto.

 

"Il progetto – ha concluso Giuseppe Spoto – lungi dal poter dire concluso il forte dibattitto che negli ultimi tre anni ha animato la comunità medica e scientifica consente però di dare un passo in avanti verso il vero passaggio che occorre valutare e cioè la trasformazione delle biopsie liquide da metodica di supporto in fase di diagnosi e valutazione rispetto alle tecniche chirurgiche a vera e propria tecnica di elezione in alcune patologie". "Ultraplacad  gli fa ecco il dottor Pietro Ragni direttore del Consorzio INBB – mette a disposizione della comunità medico-scientifica un sistema economico, flessibile e già concepito con logica industriale che potrebbe essere utilizzato su campagne di test su vasta scalacondizione indispensabile per ogni scelta in campo medico".

 

Seppur sviluppato specificamente per la diagnosi precoce del tumore del colon retto, la tecnologia sviluppata potrebbe essere declinata anche per lo screening di altre famiglie di patologie tumorali con un evidente beneficio in termini di tempi e di costi.

 

I partner del progetto:

Nome partner

Naz.

Tipo

Nome partner

Naz.

Tipo

INBB (Università Catania, coordinatore, Università Firenze e Parma

IT

Ricerca

Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena

IT

Ospedale

Austrian Institute of Technology

AT

Ricerca

Scriba Nanotecnologie

IT

Esperto

Institute of Photonics and Electronics

CZ

Ricerca

Ginolis Oy

FI

Esperto

Università di Twente

NL

Università

Future Diagnostics Solutions

NL

Esperto

Università di Siegen

DE

Università

Horiba Jobin Yvon sas

FR

Azienda

Università di Ferrara

IT

Università

Amires sro

CZ

Esperto

VTT Technical Research Centre

FI

Ricerca

 

 

 

 

Chi è INBB L'Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (I.N.B.B.) è un Consorzio Interuniversitario riconosciuto dal MIUR dal 1995. Per il quinquennio 2014-2018 Presidente dell'INBB è il Prof. Giovanni Antonini, Vicepresidente il Prof. Aldo Roda e Direttore il Dott. Pietro Ragni. L'attività dell'I.N.B.B. consiste prevalentemente nel coordinamento scientifico e gestionale (in ambito nazionale ed internazionale) di progetti di Ricerca e Formazione. Il Consorzio è costituito esclusivamente da università pubbliche italiane che attualmente sono 23 per un totale di circa 600 ricercatori coinvolti.



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