al via oggi a roma il XXXVI° CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI ANGIOLOGIA E PATOLOGIA VASCOLARE
Donne SEMPRE più inclini alle arteriopatie
Anche l'età incide in maniera significativa sulle patologie cardiovascolari: il 20% della popolazione sopra i 60 anni soffre della cosiddetta "malattia delle vetrine". Nonostante questo, le abitudini alimentari degli italiani permettono un'aspettativa di vita nel Belpaese di 82,3 anni, contro la media Ocse di 80. L'importanza del lavoro degli angiologi e di un coordinamento multidisciplinare per affrontare tutti gli aspetti di cure complesse
Roma, 27 novembre 2014 - "Nella donna la gravidanza, puerperio e terapia ormonale a scopo contraccettivo aumentano il rischio di tromboembolia in soggetti predisposti". È quanto illustra la Dott.ssa Adriana Visonà, primario angiologo a Castelfranco Veneto e presidente della SIAPAV - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare, il cui 36° Congresso Nazionale, in programma fino al 29 novembre, si apre oggi a Roma presso l'Auditorium Antonianum, di viale Manzoni 1.
L'arteriopatia periferica – detta anche "malattia delle vetrine", perché costringe chi ne soffre a frequenti pause nel mezzo di una camminata – è una patologia comune tra le donne e si prevede un aumento della sua incidenza nei prossimi anni. Per questo, il focus sui fattori legati al sesso del paziente vanno sempre più presi in considerazione attraverso un approccio clinico appropriato.
"Anche gli aneurismi dell'aorta – dichiara Visonà – nella donna sono più inclini alla rottura. Uno sguardo a quelli che sono i biomarcatori e segni iniziali di malattie vascolari ci consentiranno di identificare meglio donne a rischio vascolare e sulle quali andrà posta un'attenzione particolare per perseguire una più intensa profilassi".
Sull'arteriopatia periferica incide anche l'età. È in assoluto la patologia vascolare più frequente, poiché in Italia colpisce 1 paziente su 5 sopra i 60 anni, cioè il 20% della popolazione. Il fatto che la malattia si manifesti con l'ostruzione delle arterie delle gambe è la punta dell'iceberg, poiché è indirettamente sintomo di un'alta mortalità cardiovascolare.
"Questo non solo per infarto – aggiunge la Dott.ssa Visonà – ma anche per ictus cerebrale. Purtroppo, per quanto riguarda questa patologia, c'è una grossa sottostima oltre che una scarsa consapevolezza. Eppure l'arteriopatia periferica è facilmente verificabile attraverso un semplice parametro, l'indice caviglia braccio (ABI, nell'acronimo inglese), che consiste nel rapportare la pressione della caviglia a quella del braccio. Con una spesa minima, quindi, si ha un'informazione molto importante sia sulla presenza della malattia, sia sulla sua gravità".
La scelta di combinare tecniche chirurgiche ed endovascolari amplia le possibilità di trattare anche pazienti più fragili, come quelli molto anziani, ma presuppone che il paziente sia gestito da un team multidisciplinare, che metta assieme competenze differenti e decisioni condivise: "Nonostante il progresso il paziente vasculopatico va affrontato con un team di cui faccia parte l'angiologo, il chirurgo vascolare, e l'emodinamista. È essenziale che queste tre figure lavorino insieme", per l'appropriatezza della cura.
Un ruolo importante spetta comunque anche alla prevenzione: più della metà della popolazione adulta di molti Paesi europei è in sovrappeso e il 20-30% in condizione di obesità. Nonostante questo, a distanza di qualche anno possiamo ritenere buona l'aspettativa di vita degli italiani, 82,3 anni, contro la media Ocse di 80. Diminuita anche la spesa farmaceutica, di circa il 15% negli ultimi 5 anni. Per questo, anziché abbassare la guardia, vale la pena mettere a tema la strategia di successo e un ruolo chiave riguarda l'adozione di stili di vita corretti, essendo le malattie cardiovascolari assieme ai tumori le maggiori cause di mortalità. "Il traguardo – conclude Adriana Visonà – a lungo termine che SIAPAV si pone, in termini di prevenzione, si gioca su due fronti: il primo è ovviamente la riduzione degli eventi cardiovascolari e quindi l'aumento della sopravvivenza a queste patologie figlie (anche) degli eccessi alimentari e di un finto benessere; il secondo è quello di limitare al massimo la fruizione di farmaci non solo per tutelare la salute del paziente, ma anche per ridurre all'indispensabile la spesa sanitaria".
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