Se questo effetto dovesse essere confermato da test clinici sull'uomo, potremmo essere di fronte a una soluzione contro il costante aumento delle resistenze agli antibiotici rilevate nel batterio che provoca la TBC, si legge nel comunicato.Invece di colpire direttamente il batterio, da alcuni anni gli scienziati tentano di mettere a punto medicinali che rinforzino le difese immunitarie dei pazienti. Per questa ragione esaminano anche le potenzialità di medicamenti già noti.
Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" che sottolinea l'importanza della ricerca in questione pubblicata oggi, rileva come la stessa rappresenti una speranza concreta per una delle malattie che causa decessi e incalcolabili costi sociali per i welfare degli stati. Infatti si ritiene che un terzo della popolazione mondiale sia stata infettata con M. tuberculosis, e nuove infezioni avvengono ad un ritmo di circa una al secondo. Nel 2007 vi erano circa 13,7 milioni di casi cronici attivi e nel 2010 8,8 milioni di nuovi casi e 1,45 milioni di decessi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
La distribuzione della tubercolosi non è uniforme in tutto il mondo, circa l'80% della popolazione residente in molti paesi asiatici e africani risultano positivi nei test alla tubercolina, mentre solo il 5-10% della popolazione degli Stati Uniti è affetta. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa due miliardi di persone, cioè un terzo della popolazione mondiale, sono stati esposti al patogeno della tubercolosi.
Annualmente 8 milioni di persone si ammalano di tubercolosi, e 2 milioni muoiono a causa della malattia in tutto il mondo.
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